sabato 12 maggio 2012

una faccia già vista


è tornato Henry Smart. Ed io l'ho accolto con sorrisi e lacrime di commozione, gli ho reso onore leggendo le 441 pagine del libro in tre giorni, e prendendo subito anche il volume successivo, il terzo ed ultimo di questa storia incredibile, veramente incredibile. Il primo, "Una stella di nome Henry", l'ho postato nello scorso ciclo di 50in50, ed è stato uno dei più bei libri di tutta la mia vita. Questo, pure.
Dunque, cominciamo col ricordare l'autore, di cui ho parlato varie altre volte. Roddy Doyle. Uno di quelli che non hanno bisogno di biografie pompose in quarta di copertina, come non ne hanno bisogno alcuni fra i migliori, tipo Canetti, Benni, Calvino. Un irlandese con una storia personale che si sviluppa e declina in infinite storie inventate, piene di fascino e trovate inaspettate e mai banali, una novità dietro l'altra tutte inanellate lungo un filo, ovviamente verde. Un irlandese che scrive semplice e chiaro e sboccato e fresco come tutti gli irlandesi (tutti i migliori), e ti fa sentire sempre dentro la storia, con i personaggi, coinvolto, e parla come si fa tutti i giorni, nella tua e nella mia vita.
Nel primo volume, Henry combatteva per l'Irlanda, capendo tardi di essere stato un burattino killer in mano a chi voleva arrivare al potere senza imbrattarsi le mani ne' rischiare la vita o la galera. Henry bimbo, ragazzo, innamorato e selvaggio e rivoluzionario, che dovette fuggire per salvare la pelle, lasciando la signorina O' Shea (non saprà mai il nome di sua moglie, non vorrà mai saperlo) e la loro figlia (di quella il nome lo sa, è Saoirse, che significa Libertà).
In questo volume arriva in America, il ventenne Henry, con un passato pesantissimo alle spalle ed un presente e futuro che sembrano pieni di magnifiche prospettive ma non si riveleranno tali. Però cazzo se sono ricchi di vita, avventure ed emozioni fortissime, gli anni americani di Henry. Gangster, lavori assurdi, una collaborazione ed un'amicizia magnifiche con un trombettista di colore, tale Louis Armstrong, donne..donne belle, meno belle, tutte porche e disincantate e generose. Furti, fughe precipitose, scopate solenni, musica, povertà..e..lei..la signorina O' Shea. Con Saoirse al seguito. E, dopo, pure con Séamus Louis "Rifle", il secondogenito. Che donna straordinaria. Che uomo straordinario. Che famiglia magnifica, di poveracci matti e (apparentemente) cattivi.
In mezzo a mille novità, ritrovo personaggi del primo romanzo, che accompagnano il nostro eroe anche in questo lungo esilio americano. Battute che non si dimenticano. Modi di fare che non cambiano.
Fanculo gli sbirri.
Fanculo quelli che vogliono immischiarsi nella tua vita.
Fanculo chi ti ha rubato tutto.
Fanculo chi crede di scoparsele tutte perché è ricco, ma non sa che tutte, dopo, se ne vanno con le tasche piene a scopare (bene, finalmente) con te.
Fanculo chi ti insegue per cose di anni e anni prima.
Fanculo che prova a farti credere che le sole persone che ti amano ti hanno tradito.
Fanculo i senza palle.
Fanculo chi non si fa scrupoli mai ma si comporta da amico.
Fanculo chi non ti aprirà mai la porta (e le gambe..) perché gli sembri sporco e stracciato.
Fanculo chi smette di cercarti e diceva di amarti.

"Ma guarda che stelle, guarda quante."
"Affanculo le stelle."
"Dio, sei tremendo. E se arrivassero adesso?"
"Rieccoci. (...)"

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