lunedì 30 aprile 2012

beltane




accendete i fuochi stanotte, gioite ballate e vibrate..chi riesce faccia l'amore. Stabilite un contatto con la vostra natura selvaggia. Fate con entusiasmo quello che vi piace. Preparatevi a bruciare, c'è Beltane alle porte..il rosso è il colore, il fuoco è l'elemento, la passione sarà la guida nei prossimi mesi. La mia festa preferita, si capisce sì? :)

mercoledì 25 aprile 2012

sabato 21 aprile 2012

canzone del maggio, una canzone per sempre



anche se il nostro maggio ha fatto a meno del vostro coraggio
se la paura di guardare vi ha fatto chinare il mento
se il fuoco ha risparmiato le vostre millecento
anche se voi vi credete assolti siete lo stesso coinvolti

e se vi siete detti "non sta succedendo niente
le fabbriche riapriranno, arresteranno qualche studente"
convinti che fosse un gioco a cui avremmo giocato poco
provate pure a credervi assolti, siete lo stesso coinvolti

anche se avete chiuso le vostre porte sul nostro muso
la notte che le pantere ci mordevano il sedere
lasciandoci in buona fede massacrare sui marciapiede
anche se ora ve ne fregate voi quella notte, voi c'eravate

e se nei vostri quartieri tutto è rimasto come ieri
senza le barricate, senza feriti, senza granate
se avete preso per buone le verità della televisione
anche se allora vi siete assolti siete lo stesso coinvolti

e se credete ora che tutto sia come prima
perché avete votato ancora la sicurezza, la disciplina
convinti di allontanare la paura di cambiare
verremo ancora alle vostre porte e grideremo ancora più forte
per quanto voi vi crediate assolti siete per sempre coinvolti
per quanto voi vi crediate assolti siete per sempre coinvolti!

giovedì 19 aprile 2012

ommioddiooooooo..ho le lacrime agli occhi....

uomini e no


eccoci qua con Vittorini, si avvicina il 25 aprile e non potevo non rileggere questa meraviglia di romanzo, dodici anni dopo averlo letto la prima volta.
Vittorini ha il grande merito, nonché privilegio visto il periodo storico in cui è vissuto, di conoscere molte tecniche narrative e di scrittura, grazie alla sua amicizia con Quasimodo ed alla sua passione per la letteratura inglese, che lo portò a studiare quella lingua ed a tradurne i maggiori autori. Quello era il periodo del realismo letterario, quindi Vittorini così come gli altri scrive storie vere o verosimili, in modo chiaro e con linguaggio contemporaneo ed adatto ai protagonisti.
Ma non è tutta tecnica e fantasia quella che leggo, perché Vittorini è stato comunista intellettuale ribelle allora, è stato in carcere allora, e quando è uscito ed è entrato attivamente nella Resistenza, c'era da parte di Mussolini l'ordine di sparargli a vista. Come tutti i racconti sui partigiani narrati da partigiani, anche qui c'è quel Qualcosa che rende il libro speciale, emozionante, commovente. Certo, è scritto da dio e questo aiuta. Ma in fondo parla di robe che sapevi già. Racconta episodi simili a decine d'altri. Molti dei personaggi possono essere sullo stesso piano di molti altri raccontati da altri autori così come dai vecchi di paese. Ma la senti la differenza tra chi racconta ciò che ha vissuto e chi no. Anche se magari chi non l'ha vissuta ne parla o scrive con estrema ammirazione e rispetto, non suona uguale. Così come non suona uguale la lotta partigiana raccontata da un italiano rispetto ad un inglese, per dire. Per nostra fortuna esistono ancora molte testimonianze, più o meno d'autore, di quel periodo storico. Sono importanti, ed è importante che noi e le nuove generazioni le conosciamo. Non solo perché sono libri meravigliosi, non solo perché gli autori sono esponenti di spicco della storia della letteratura italiana, non solo perché sarebbe importante conoscere il nostro passato, se si vuole provare a capire qualcosa del presente. Non è "solo" questo, anche se tutti questi sarebbero motivi più che sufficienti a fare qualsiasi cosa. Ma c'è, pure, qualcos'altro.
Fenoglio, Pratolini, Rigoni Stern, Bedeschi, Vittorini..per dire i primi che mi vengono, i più famosi..sono come i nostri nonni quando ci raccontano o raccontavano le loro storie di guerra e di Resistenza. Sono loro. Le storie sono vere, così come le senti e le leggi. Leggi ste cose, scritte in modo semplice e chiaro e potentissimo da persone che sono come il tuo nonno, la tua nonna, il vecchio del bar che se "sente il nome di Joe Mitraglia il partigiano, si fanno strani gli occhi proprio come gli avessi tolto il vino dalla mano"..sono gente che conosci, sono come te, sono te forse.
Sono Uomini, anche se hanno combattuto con violenza, perché l'hanno fatto senza efferatezza ne' gusto per il macabro ed il sadico. Sono Uomini perché anche se le idee politiche possono essere criticabili (ma certo a criticarle NON SONO IO), lo scopo della lotta sempre è stato vivere felici, senza venire oppressi. Sono Uomini perché se hanno la possibilità di uccidere una SS anche alle spalle non si fanno scrupoli, ma non tessono orrende e crudeli vendette facendo sbranare gli uomini dai cani. Gettavano bombe, ma non si sono mai fatti lampade di pelle umana. Bruciavano camionette, ma non hanno preso i bambini dai loro letti per fucilarli in mezzo alla piazza. E anche quelli che non hanno combattuto direttamente, ma in un modo o nell'altro se ne sono andati per non partecipare allo sterminio ed all'oppressione, e per quanto era in loro hanno rifiutato quello che si sentivano moralmente in dovere di rifiutare, anche loro sono Uomini.
Ma, si chiede Vittorini, non è nell'uomo anche l'efferatezza del nazifascista? se non avessero potuto farlo come uomini, lo avrebbero fatto?
Vale la pena pensarci, perché non succeda di nuovo, è una cosa che si dice sempre. Vale la pena anche osservare, e tenere gli occhi aperti. Per esempio, su come certi festini di certi capi di governo assomiglino a quelli dei tedeschi con le puttane italiane. Per esempio, su come una certa aberrante saturazione delle carceri italiane somigli alla saturazione di quelle stesse carceri in quegli anni. Per esempio, su come un certo diffuso e veloce "dimenticarsi" di certe morti assomigli alla censura di allora. Per esempio, su come la definizione ("sediziosi, violenti, terroristi") data dei manifestanti in generale si distanzi sempre più dal "liberi fischi in libero stato" di Pertiniana memoria, per avvicinarsi alla definizione ("terroristi") che i nazisti davano dei nostri partigiani. Ecco. Per dire.
Resistere è anche questo, oggi, secondo me. E leggere Uomini e no aiuta.

martedì 17 aprile 2012

come promesso.. ;)

si avvicina il 25 Aprile


Chi aveva colpito non poteva colpire di più nel segno. In una bambina e in un vecchio, in due ragazzi di quindici anni, in una donna, in un'altra donna: questo era il modo migliore di colpir l'uomo. Colpirlo dove l'uomo era più debole, dove aveva l'infanzia, dove aveva la vecchiaia, dove aveva la sua costola staccata e il cuore scoperto: dov'era più uomo. Chi aveva colpito voleva essere il lupo, far paura all'uomo. Non voleva fargli paura? E questo modo di colpire era il migliore che credesse di avere il lupo per fargli paura.
Però nessuno, nella folla, sembrava aver paura.(...)ogni uomo ch'era nella folla non aveva paura. Ognuno, appena veduti i morti, era come loro, e comprendeva ogni cosa come loro, non aveva paura come non ne avevano loro.


"Non bisogna piangere per nessuna delle cose che oggi accadono."
"Non bisogna piangere?"
"Se piangiamo accettiamo. Non bisogna accettare."
"Gli uomini sono uccisi, e non bisogna piangere?"
"Se piangiamo li perdiamo. Non bisogna perderli."
"E non bisogna piangere?"
"Certo che no! Che facciamo se piangiamo? Rendiamo inutile ogni cosa."
(...)
"Ma che dobbiamo fare?"gli chiese.
"Oh!" il vecchio rispose. "Dobbiamo imparare."
"Imparare che cosa?" disse Berta. "Cos'è che insegnano?"
"Quello per cui" il vecchio disse "sono morti."

sabato 7 aprile 2012

foglie d'erba


come il professor Keating in L'attimo fuggente (forse l'unico caso nella storia del cinema in cui la versione italiana del titolo di un film mi piace più del titolo originale inglese), mi viene da dire "Di nuovo lo zio Walt!". Invece leggendo il mio blog all'indietro mi accorgo che non avevo mai postato niente su di lui. Ma lo leggo spesso, veramente spesso. Solo che un intero libro di poesie, tutto in una volta, per me è difficile. Come agli altri poeti, anche a Whitman tocca la sorte di venire letto un po' a spizzichi e mozzichi, una o due poesie alla volta. Spalmato su buona parte della mia vita, da quando avevo quindici anni più o meno.
Un amore sconsiderato e vastissimo, quello di cui mi parla Whitman. Il poeta dell'amore universale proprio. Per tutto e tutti, dall'ultimo dei reietti alla Nazione americana agli animali alle foglie d'erba, appunto. Mi piace tanto come questo poeta, la cui vita ed il cui pensiero sono stati segnati in modo indelebile dalla sua esperienza come infermiere durante la Guerra Civile, sia stato in grado di superare una serie di traumi che avrebbero potuto rendere la sua poesia disperata e nera, magari commovente ma, alla resa dei conti, un po' sterile.
Walt, almeno sulla carta, ha saputo usare la sua esperienza di vita drammatica ed unica come un punto di partenza per cantare la Vita e la Morte. In pochi poeti ed autori si percepisce il valore del ciclo Vita-Morte-Vita come in Whitman, secondo me. Proprio perché in lui tutto ha valore, tutto merita amore, tutto è collegato a tutto il resto, proprio per questo anche Signora Morte trova il suo posto, ed è un posto d'onore. E' importante, in un periodo storico ed in un paese, l'America, che sta già iniziando a rifiutare come aberranti ed estranei i concetti di morte, sofferenza, bruttezza. Whitman è importante perché, con il suo "barbarico yawp", urla che gli occhi vanno tenuti bene aperti, se si vuole Amare, se si vuole Vivere pienamente, se si vuole capirci qualcosa, se si vuole che "l'anima resti calma e serena davanti a un milione di universi".
Allora il suo amore universale e paritario per tutte le forme di vita e di morte non appare come un buonismo indifferenziato ed indifferente, bensì diventa il canto di chi vede con occhi sempre pronti a stupirsi, ed ammira la grandezza delle più antiche religioni tanto quanto ammira la magnificenza di un unico, perfetto, ineguagliabile granello di sabbia. Adesso, solo così, uno può cantare se' stesso, come fa Walt nella poesia che è definita da Pavese forse la quintessenza di Foglie d'erba. Il poeta canta se' stesso perché anche lui, con l'anima la mente il corpo, fa parte dell'unico grande miracolo d'Amore che è il mondo, visibile ed invisibile. L'essere umano, che fa parte del Tutto, contiene in se' tutto, perciò canta se' stesso ogni volta che canta qualsiasi cosa, e canta ogni cosa ogni volta che canta se' stesso. Nella gioia e nel dolore. E' così che la solidarietà diventa un sentimento sincero e non un passatempo borghese magari anche utile ma vuoto:
"Walt Whitman, un cosmo, il figlio di Manhattan,
turbolento, carnoso, sensuale, che mangia, che beve, e che
procrea,
non un sentimentale, non uno al di sopra degli altri, uomini
e donne, o in disparte da essi,
non più modesto che immodesto.

Svitate i chiavistelli dalle porte!
Le porte stesse, scardinate dagli stipiti!

Chiunque umilia un altro umilia me,
e quanto è detto o fatto alla fine mi torna.

Attraverso di me l'afflato che urge e urge, attraverso di me
la corrente e la lancetta.

Io do la parola d'ordine primeva, il contrassegno della
democrazia,
per Dio! non accetterò niente che gli altri non possano
avere alle stesse condizioni.
(...)"

giovedì 5 aprile 2012

men are some kind of dork 2


ariecchime con la seconda puntata di questa allegra rubrichina, per raccontarvi di questi tizi, che ho avuto la fortuna di incontrare stamattina in treno, e dei quali ho avuto l'onore di ascoltare alcuni discorsi. Guardate. Quasi quasi mi sarei voluta fare una lobotomia da sola, lì nel vagone di seconda classe. Comunque.
Questi due fulgidi esempi di come il quoziente intellettivo della capra possa essere facilmente compatibile con la vita umana, hanno pensato di raccontarsi allegramente che in poche, pensa, pochissime storie l'uomo riesce a dominare il rapporto. E che quindi le donne di solito fanno quel che minchia gli gira. Pensa un po' ste schifose eh? L'avreste mai detto che in realtà quelli che quotidianamente ci prendono a botte, male parole, abbandonano noi ed i figli, ridono al bar con gli amici (amici..adesso..che parolone) mentre noi siamo a casa che puliamo e allattiamo e stiriamo e ci prepariamo per un colloquio di lavoro e conviviamo con la paura del futuro, l'avreste mai detto che tutti questi lo fanno in realtà solo perché siamo NOI che sennò faremmo tutto quel che cazzo ci pare?! Neanche fossimo esseri umani. Dork 1 dai capelli rossi argomentava, e dork 2 dai riccioli annuiva e commentava "già già".
L' argomento successivo dell'appassionante conversazione verteva su un' affermazione a dir poco avanguardistica. Attenzione eh. Mettetevi tutti bene seduti, che potreste ruzzolare per terra dallo sconvolgimento. Allora secondo dork 1, gli uomini hanno un istinto "animale" molto più spiccato delle donne. Sono più legati alla selvaticità naturale anche secondo dork 2. Certo. Per questo si sentono autorizzati a scopare pure coi pali della luce. Uomini, le creature forse meno intuitive presenti sul globo terraqueo, più razionali noiose e prevedibili descritte in natura, gli esseri meno legati al vero lato selvaggio della propria Natura..
Cosa volete che dica? Lo so, magari ho il dente avvelenato, ma non posso non pensare "dork 1, magari se pensi a come evitare di dominarla magari riuscirai a tenertene una in tutta una vita, maledetto idiota misogino".
E anche "dork 2, se accettassi di ammettere che la tua scelta di scopare in giro non è seguire l'istinto ma scegliere deliberatamente di fare quello che più ti piace senza interessarti troppo agli altri, allora forse potresti anche iniziare a sembrare leale, e di conseguenza vagamente piacevole, pezzo di merda".
Al contrario di quello di cui parlavo nella session 1 di questa piccola cosa che scrivo, questi uomini non hanno niente di simpatico o tutto sommato piacevole..questi uomini fanno male, e fanno schifo.
E, per me, non c'è altro da dire.

lunedì 2 aprile 2012

il cerchio incantato


stasera vorrei parlare di un libro che ho appena finito di leggere a mia figlia. Ne parlo perché questo racconto contiene tanti racconti, che potremmo (dovremmo?) leggere anche noi adulti, e perché nella sua semplicità mi ha stupita ed appassionata.
L'autrice lavora nel Corpo Forestale dello Stato, ed ama la montagna in ogni sua manifestazione. Così, ha deciso qualche anno fa di provare a scrivere delle storie per bambini, che parlassero dei magici esseri che popolano appunto le montagne, le valli, i boschi. Lei ha parlato delle creature dei luoghi dove è nata, vive e lavora, che guarda caso sono luoghi a me piuttosto vicini, ossia quelli dell'Altopiano dei sette Comuni, della Valsugana e della Valdastico. Sarei un'ipocrita assoluta a dire che conosco bene quelle zone, o che sono appassionata di montagna, io che nel mare ho sempre visto il mio elemento. Però nemmeno sono insensibile al fascino di luoghi antichi, a volte sperduti, dalla vista sempre mozzafiato e dalle storie variegate magiche e radicate fortissimamente nel territorio ed in chi lo abita.
Con la scusa di raccontare le avventure della maestra Fiore e dei suoi alunni, Paola Favero ha riportato alcune delle storie popolari che danno il nome a certi luoghi dell'Altopiano.Basandosi su fonti orali e scritte, ha fatto conoscere a mia figlia ed a me la storia del Salvanel di Cima XII, delle Anguane del Subiolo, delle Beate Donnette che vivono in certe caverne e danno loro il nome, dell'orco dello Stonhaus e di tante altre creature fatate di luoghi reali..sono stata così felice di leggere con la mia bambina le loro storie! Sentir parlare dei luoghi che conosco, dai quali vengono alcuni amici, luoghi che vediamo dal finestrino ogni volta che viaggiamo in auto, luoghi dove siamo state..sentire l'origine di quei nomi, percepire la magia che si spande dappertutto, e che arriva fino a noi attraverso i secoli..è veramente stato dolcissimo..tutti ormai sanno che io credo sinceramente negli esseri del mondo incantato, ma sentire che anche le leggende della "mia" zona sono le stesse, declinate magari in modo diverso, delle altre parti del mondo..è fantastico, mi fa davvero sentire parte di un Disegno più grande, di una Comunità più grande, di una Storia più grande..
Ecco. Prima di postare gli altri libri "da grandi" che sto leggendo e che arriveranno nei prossimi giorni, e dopo aver postato un po' di robe più o meno acide qui e altrove nei 3-4 giorni passati, ho deciso di concedermi un post così, sognante, per ricordarmi che l'onirico, la magia, i Regni Sottili ed il mistero sono e rimangono quello che in un modo o nell'altro ho scelto come guida interiore.
Ho iniziato a leggerlo prima della nanna a mia figlia un paio di settimane fa, un pochino alla volta, e con la semplice schiettezza usata per narrare leggende antichissime questo libriccino è diventato un altro piccolo aiuto nel mio percorso di discesa e ricerca. Un altro gradino in giù, sempre più a fondo, nel ventre buio, nel fondo del calderone, nell'accogliente pozzo..