venerdì 30 marzo 2012

il cavaliere e la morte


chissà perché mai non leggevo più Sciascia da un bel po' di tempo.
Ritrovarci è stato meraviglioso. Dopo di lui, anzi durante la sua vita stilistica, tutto il modo di scrivere gialli psicologici all'italiana è cambiato. Io non sono esperta del genere, ma rimanendo sul famosissimo Camilleri, che peraltro a me piace molto, non si può non vedere Sciascia nella sua scrittura.
Sembra sempre stanco. Non annoiato, solo un po' deluso e soprattutto, come dire, sfinito. Ma mai pervaso da quella spocchia decadente, che in Italia ed in Europa quando pensi ad uno stile esausto pensi subito al Decadentismo e a D'Annunzio.
No.
Sciascia esprime la stanchezza dei siciliani, una stanchezza che ha al suo centro sempre una scintilla sincera e vitale. La scintilla di chi è intelligente, e non solo colto. La scintilla di chi è deluso, ma non perché si annoia del proprio vuoto bensì perché ha riflettuto su come l'immensa quantità degli eventi e delle persone sia raggruppabile in alcune categorie, per così dire. La scintilla di chi è rassegnato, ma comunque ha capito perfettamentte quello che c'è di nascosto, e che raramente gli altri vedono.
Proprio come il Vice, il protagonista di questo breve, intenso e perfetto romanzo, che con la sua tranquillità cadenzata ti sorprende sia per ciò che racconta sia per come lo racconta, sia per la filosofia che a volte palesa ed a volte cela.
Ho amato Sciascia fin da ragazzina, per la semplicità di linguaggio con cui esprime pensieri molto complessi e contorti, ed anche perché in ogni suo libro che ho letto, ho trovato espresse delle verità inaspettate ma inequivocabilmente reali, e le ho trovate espresse magnificamente.
Dov'é la verità? Sovente nell'immondizia, talvolta in chi crede davvero nella giustizia, spesso in chi scava per andare a fondo, e pian piano apre una porticina dopo l'altra. Certe volte la verità la vede meglio chi soffre e non si aspetta nulla, talvolta la si trova in una bellezza non vistosa, o in una frase detta senza pensarci. Quasi mai la si trova nel Potere.
E qualche volta, anche se gli americani la chiamano "fiction", la verità magari si trova anche nella letteratura, perché forse è vero quello che ha scritto Marquez, che "le differenze di fondo fra la letteratura e la vita sono semplici errori di forma". E poi c'è quella frase scritta da Karen Blixen, e che Sciascia ha trascritto ad introduzione di questo romanzo.
"Un vecchio vescovo danese, ricordo, mi disse una volta che ci sono molte vie per giungere alla verità, e che il Borgogna è una delle tante."

mercoledì 28 marzo 2012

il bene ostinato


conoscete il Cuamm?
se rispondete di sì, siete come una buona parte degli abitanti del mondo.
se rispondete di no, siete come la maggior parte dei cittadini italiani.
Sì perché il Cuamm, medici con l'Africa, è una realtà italianissima, di nascita padovana per la precisione, di cui però gli italiani sanno pochissimo, mentre altrove in Europa e negli Stati Uniti è un'organizzazione conosciuta, rispettata ed apprezzata per la serietà, l'impegno vero e costante da più di sessant'anni in vari paesi africani, anche dove tutti gli altri sono scappati via, anche in mezzo alle guerre civili più brutali, alla malaria più aggressiva, alla disperazione più nera.
Quelli del Cuamm si fanno poca pubblicità rispetto a molte altre Ong, e sono molto attenti alla gestione economica, infatti sono una delle pochissime organizzazioni che destina meno del dieci per cento del bilancio al proprio mantenimento, usando tutto il restante novanta per cento per i vari progetti nel territorio africano.
Progetti di educazione alla salute, gestione dell'emergenza sia nel senso di cure e vaccinazioni che tramite l'introduzione e la fornitura di aiuti semplici ma basilari per sopravvivere ed ammalarsi di meno. Progetti di formazione di personale sanitario africano. Progetti di gestione di ospedali stabili e da campo che lavorino gratis ogni volta che si può.
Perché se costruisci un ospedale fighissimo in mezzo al deserto, e tutti coloro che ci vogliono accedere moriranno nel percorrere la strada per raggiungerlo, mi dici dov'è il senso?
Se ti bulli perché fai interventi chirurgici nel mezzo della savana, e appena mettono il piede fuori dalla clinica i pazienti non hanno l'acqua per deglutire pastiglie che in ogni caso non assumerebbero perché non se le possono procurare, mi dici dov'è il senso?
Se "civilizzi" una città ma non crei cultura per cui poi ci si continua ad ammazzare fra etnie diverse e fra vicini di casa, mi dici dov'è il senso?
Se stanzi milioni che non arriveranno, e mandi farmaci rarissimi ma una volta soltanto, e poi non c'è nemmeno una zanzariera alle finestre in luoghi dove una zanzara su due è anofele, mi dici dov'è il senso?
Ecco, il Cuamm cerca, da sessant'anni, di dare aiuto senza proporre progetti che darebbero lustro ma non porterebbero a niente, cerca di rimanere e migliorare le cose quando tutto, ma proprio tutto, sembra perduto, cerca di salvare delle vite che nessun altro può salvare.
Quando è arrivata la guerra civile, il Cuamm c'era.
Quando ci sono state le peggiori epidemie, il Cuamm c'era.
Quando sono saliti al potere i dittatori più sanguinari, il Cuamm c'era.
Quando l'Aids ha iniziato a dilagare, il Cuamm c'era.
Con i suoi 1330 volontari fra medici, tecnici, logisti, amministratori, insegnanti, psicologi, assistenti sociali e di comunità, infermieri, ostetrici. Tutti hanno ricevuto la chiamata della vita, quella che Don Luigi fa sempre dopo le otto-nove di sera. Uno dei pochi preti che non mi muovono il senso del sospetto e del fastidio.
Alcuni di questi volontari li conosco anch'io, ci ho lavorato assieme, tanti altri non so chi siano ma vorrei tanto poterli abbracciare tutti perché loro ci sono sempre.
Anche Paolo Rumiz c'è, ora che si è appassionato al progetto ed ha scritto il libro.
E tu, ci sei?
Ostinati ad amare, insisti e rimani perché servi. Sì, proprio tu.

martedì 27 marzo 2012

o giorni, o mesi che andate sempre via,
sempre simile a voi è questa vita mia!
diverso tutti gli anni,
e tutti gli anni uguale..
la mano di tarocchi che non sai mai giocare
che non sai mai giocare..

domenica 25 marzo 2012

il museo immaginato


è inutile, Daverio è troppo un figo.
Ha fatto quello che facciamo tutti, almeno una volta della vita riguardo un qualche argomento. C'è chi ha il fantacalcio. Chi le Barbie. C'è chi disegna la propria casa dei sogni, chi immagina il proprio matrimonio. C'è che disegna vestiti, chi giardini, chi immagina il viaggio perfetto.
Daverio ha immaginato un museo. Ha disegnato l'edificio e le stanze, ha immaginato l'arredamento, l'illuminazione, i fiori giusti, la giusta musica, le pietanze e bevande da offrire. E naturalmente ha immaginato i quadri. Tanti, di diverse epoche, stili, autori e paesi. Il periodo è soprattutto quello rinascimentale e protoromantico, ci sono poche opere di altre epoche, ma non c'è problema. Non ci sarebbe problema nemmeno se le opere fossero meno di quelle che sono esposte, in realtà. Perché con Daverio di opere ne bastano poche, e te la godi comunque alla grande. Bastano poche opere, se sai capirle ed ammirarle dedicando loro il dovuto tempo. Tempo per scoprire i particolari, per lasciarti colpire dal tratto, dal colore, dallo stile. Tempo per stupirti.
Se non lo facevi prima, con lui impari ad osservare, che è già una cosa grandiosa. Se già sapevi osservare, lui ti fa notare aspetti e particolari diversi, di cui prima non ti accorgevi e che sui manuali di storia dell'arte non trovi. E poi ti racconta gli aneddoti, le sottigliezze, le storie che stanno dietro al quadro, al suo autore, ai personaggi che rappresenta, alle leggende che vi si trovano dipinte.
E' eccezionale, veramente, divori il libro e non ti dimentichi più ne' i quadri ne' le parole dell'autore, e quando lo chiudi e vedi un'altra opera d'arte, da un'altra parte, ti accorgi che la guardi in modo diverso da come facevi fino a poco prima. Esiste qualcosa di meglio? Scoprire cose nuove è meraviglioso, e scoprire che anche ciò che già conoscevi lo puoi imparare in modo diverso, migliore, più intenso..sono entusiasta!
Lo ripeto, è troppo un figo Daverio. Fate un salto in biblioteca e prendetevi questo libro, che ne vale assolutamente la pena.

mercoledì 21 marzo 2012


Il mondo gira come questo fuso...e la sola certezza è che il bene e il male si avvicenderanno sempre. Senza cambiamento non può crescere nulla di nuovo...Il volto della Signora cambia ma il suo potere persiste, il re che dona la sua vita per la terra rinasce per ripetere il suo sacrificio.
A volte anch'io nutro dei timori, ma ho visto passare troppi inverni per non credere che dopo verrà sempre la Primavera..

donne che corrono coi lupi


Quando leggi uno in fila all'altro due o più libri che cambiano la tua visione del mondo e di te stessa in modo profondo, libri che non dimenticherai mai, libri grazie ai quali c'è qualcosa che ti sembra più chiaro, libri che ti portano giù, a scavare verso quella verità che ti aspetta, libri che influenzano ed influenzeranno sempre la tua vita, beh. Come minimo ti senti stordita.
Fortunata certo, ma anche un po' innervosita perché quei libri non sono arrivati prima. Anche un po' spaventata perché non puoi fare a meno di pensare a quanti altri testi fondamentali devi ancora scovare, e se farai mai in tempo a leggerli tutti. Anche un po' persa, perché ti hanno aperto un abisso così profondo e buio ed irresistibile, che senti di dovertici calare sentro ma non sai bene cosa troverai, se avrai gli strumenti ed il coraggio per vedere la strada da percorrere, le cose che ti nutriranno, gli appigli che potranno tenerti in piedi, le persone che vorranno accoglierti nel viaggio, le piccole luci che sapranno farti strada, le foglie secche che ti daranno riposo e calore.
Quando leggi libri come questo, non sai dire se prevalgano più lo stupore, la commozione, o la netta ed inequivocabile sensazione di aver trovato qualcosa di grosso.
Le cose più preziose forse sono quelle che ti aprono nuove porte, che ti aiutano a trovare dell'altro, ad andare sempre più oltre. Un investimento che ti permette di fare nuovi affari per anni e anni è più prezioso di un piccolo gruzzolo che non da' profitti. Ecco. Questo libro è una scoperta di quelle che ti spingono e ti aiutano a cercare ancora e ancora e ancora. E' come un investimento che se ben sfruttato darà interessi incalcolabili e senza fine nel tempo.
Se con Le nebbie di Avalon ho approfondito una serie di culture che conoscevo poco e che ho scoperto appartenermi in molte loro parti, con questo libro scopro invece le profondità della mia stessa vita. Tramite il racconto e l'analisi di antiche storie popolari più o meno famose (da Barbablù alla Fanciulla senza mani, da La loba alla Piccola fiammiferaia), Clarissa Pinkola Estés mi ha raccontato quali sono stati i percorsi della mia vita psichica, quali gli errori, quali i dolori. Ha dato un nome a quello che sentivo ed al quale io un nome non riuscivo a dare. Ha identificato cos'è quello che inseguo nella continua ricerca che è la mia vita. E pensa un po', mi ha detto che è in me, quello che cerco. Ovviamente non chiedetemi dove, ho ancora tanta strada da fare. Ma comunque ora so che sono io la donna di due milioni di anni, sono io La que Sabe, sono io la Signora, la Fanciulla, il Bambino, il Re, il Mago. Sono io la Donna Selvaggia che ho sempre intuito e cercato, come fanno tutte le donne per tutta la propria vita. E come tutte le donne o quasi (almeno tutte o quasi dalla fine delle religioni matriarcali in poi) ho cercato di coprire, nascondere, far tacere, uccidere questa Donna Selvaggia che invece si rivela essere la guida e forza vitale che devo ritrovare, che ho sempre voluto ritrovare.
Capire che è giusto andare giù, e giù, e giù, ma trovare dei consigli su dove e come scendere, senza perdersi e farsi del male e finire nelle mani sbagliate, è un sollievo così grande che mi risulta inspiegabile. Sapere che anche quando sei quasi morta, puoi farcela. Scoprire che la nostra Madre interiore è sì selvatica spaventosa e parecchio decisa ma anche generosa giusta e sempre pronta ad accoglierci quando sappiamo trovarla e raggiungerla. Accettare che la nostra vita è fatta di continui cicli, che iniziano e terminano ed è giusto e sano che sia così, e che accettare che qualcosa muoia, aiutarlo a morire quando è il suo tempo, significa prepararsi all'arrivo di qualcosa di nuovo ed aiutarlo a nascere. Capire che il viaggio richiede fatica e poco riposo, ma offre (sia durante il cammino che all'arrivo) un potere ed una forza incalcolabili. Rensersi conto che ululare spesso, specialmente se si sta combattendo, va bene. Che anche la rabbia, quando è giusta e soprattutto guidata in modo da arricchirci senza diventare uno sterile livore, va bene. Che ridere forte fra donne può salvare il Mondo. Che il proprio corpo non è solo un contenitore da temprare e modellare seguendo gli esempi impostici dalla tv, ma è il nostro personale tempio da onorare e rispettare. Che a volte la nostra famiglia biologica, per quanto a suo modo ci ami e per quanto noi l'ameremo sempre, non è la vera, profonda famiglia che ci appartiene ed alla quale apparteniamo. E che abbiamo il diritto di cercare i nostri simili.
Sapere che, anche se quando arrivi scendi dalla nave e vai per la tua strada, se non ci fosse stata quella nave non saresti andata da nessuna parte.
Comprendere che rifiutare di seguire e cercare il proprio istinto profondo, significa cadere in pezzi, automutilarsi e sfiorire, mentre farsi possedere e guidare dalla saggia belva che abbiamo dentro ci permette di esprimere la nostra forza creativa e di vivere perciò serenamente ed a pieno il quotidiano, lavoro figli pulizie amanti e compagnia bella.
Essere selvaggia non significa andarsene letteralmente sopra una montagna e fare l'eremita, bensì portare il selvaggio nella vita fuori di noi, nel mondo della nostra quotidianità, senza paura di quello che siamo e sentiamo, senza vergogna della nostra femminilità profonda, senza fingere di essere diverse.
Questo best seller ha guidato la vita di donne di ogni età. Io sono una di loro.

giovedì 15 marzo 2012



guardare i dipinti di Frida è sempre difficile, perché sono crudi, a volte macabri e magari sembrano anche un po' splatter. Come questo. E' inquietante e complesso e magari a molte persone, almeno come primo impulso fa venir voglia di girare la testa dall'altra parte.
Come fai davanti alla malattia, davanti alla diversità, davanti al dolore, davanti alla Morte. Ma a volte possiamo pensare che siano altre le cose da cui restare schifati, come la crudeltà di chi ti ferisce, piuttosto che le ferite in se'. Come l'arroganza di chi si crede sempre meglio degli altri. Come le cose fatte male che vengono fatte passare come perfette invece di ammettere che perfette non sono. Come chi abusa dei deboli, e si può essere deboli come abusatori in svariate maniere.
Non mi fanno schifo le ferite, non mi fa schifo un corpo che non sia nei comuni canoni, non mi fa schifo una persona malata, non mi fa schifo Signora Morte che tiene nel suo calderone tutte le anime, e le cura con amore, finché non approdano alla luce della vita e quando poi ritornano dalla luce per rituffarsi nel calderone. Non mi fa schifo chi ha paura, chi sbaglia, chi incasina le cose. Non mi fanno schifo i ribelli, i poveri, chi è caduto per terra ed è tutto sporco e insanguinato.
Mi fanno schifo la malignità deliberata, la malevolenza, la malafede, le bugie dette ed architettate per fare i propri interessi pur sapendo che qualcun altro ci rimetterà e soffrirà. Preferisco un quadro apparentemente naif e grezzo o magari con temi poco "ripuliti", ad uno di maniera, sempre uguale a mille altri, fatto per compiacere chi paga, e che viene magari da una magnifica mano ma da un'anima vuota, o persa.
I significati in questo quadro sono tanti, veramente tanti. Ma oggi mi soffermo su questo.
Oggi Frida mi dice "questa sono io, la luce del giorno ti mostra la mia nuda verità e le mie ferite. Guardami."
E poi "questa sono io, la luce della luna ti mostra la bellezza strana, selvaggia, potente e spaventosa della mia anima. Guardami."

giovedì 8 marzo 2012

le nebbie di avalon

Dietro questo romanzo c'è una ragazzina che imparò a memoria il libro sulla saga di Artù che le aveva prestato il nonno, quando lei aveva sette o otto anni. Una ragazzina che marinava la scuola non per andare a cazzeggiare con gli altri che poi sarebbero finiti a lavorare all'autolavaggio. No, lei andava alla biblioteca a leggere e studiare tomi di storia delle religioni, e di mitologia, e di archeologia, e di letteratura.
Dietro c'è una donna che accettò la parte più profonda e antica e selvaggia di se' in un tempo difficile. Non che ci siano mai tempi facili, per le donne, comunque avete capito. Una donna che scelse un cammino religioso pressoché sconosciuto, perché sepolto da secoli di oscurantismo e censura.
Dietro c'è una scrittrice che, ad un certo punto della propria carriera, decise di provare a fare il salto di qualità, e di usare ed approfondire le sue conoscenze per scrivere qualcosa di davvero speciale.
Dietro e dentro una storia così ricca e complessa non ci sono solo una fantasia fervida ed un'alta qualità letteraria, ci sono anni di impegno e studio, e questo si sente, si legge, si respira.
Perché dovremmo essere ancora attratti dall'ennesima versione della saga arturiana? Perché proprio da questa versione e non da altri libri fantasy scritti negli ultimi trent'anni su quest'argomento? Perché siamo portati a credere alla storia com'è raccontata qui, mentre le altre versioni contemporanee ci sembrano, per quanto belle, delle menzogne e basta?
Tutto il lavoro di ricerca che è stato necessario alla Bradley per costruire questo e gli altri quattro libri di questa saga, è anche una grossa parte del lavoro che le è stato necessario per sostenere le proprie scelte di vita ed i propri ideali. E dopo aver scavato per spiegarsi la magia che ci pervade, ed aver trovato altra magia, ed altra ancora, ha capito e deciso di accettarla, e questo forse ha cambiato la sua vita. Perché quando sai, allora sei pronto ad accettare i Misteri che ancora non capisci o che mai capirai. A questo punto, se scrivi libri, non puoi più scrivere come prima. Non puoi fingere di essere ancora fuori dalla porta quando sei già in una delle stanze più intime della casa. Sarebbe come dire che non ricordi come si chiama il tuo migliore amico. E' una cosa impossibile. Perciò devi, devi scrivere in un modo nuovo.
Più in generale, devi esprimerti in un modo nuovo, lasciando uscire tutta la tua nuova saggezza e selvaticità.
E lei l'ha fatto.
Ne è venuta fuori una storia straordinaria, piena di tante storie straordinarie, e tutte vere. Non posso non crederci, perché ci sono delle fonti e perché sento che è così, che ovviamente i dettagli non possono essere provati e che c'è sicuramente qualcosa di inventato, ma che la storia di fondo è quella giusta, ed appartiene a tutti noi, o meglio a tutti coloro che vogliono imparare a vedere e cercare oltre le Nebbie. Mentre leggo, sono con lei, Morgana, e sono con Igraine, sono con Viviana e sì, anche con Morgause..sono anche con molti degli uomini della storia..
sono con le donne e gli uomini liberi, che sbagliano certo, e che alla fine magari sono solo stati delle pedine in mano alla Dea, o al Destino, o a quello in cui preferite credere voi. Ma sono comunque liberi, perché il loro cuore lo è,e l'animo, i sentimenti e le pulsioni anche negativi.

Sono con tutti loro, sento il loro potere, e cerco la libertà e la possibilità di esprimere quella che sono ogni minuto di ogni giorno, come fanno loro. Vorrei avere lo stesso coraggio, vorrei sentirmi abbastanza forte per rispondere come si deve a chi cerca costantemente di frenarmi e umiliarmi e criticarmi..confido che imparerò. E che quando avrò imparato a sentirmi forte e luminosa, quando saprò esprimere senza paura ciò che sento, quando percepirò che se faccio il respiro giusto divento più alta ed imponente, allora forse saprò superare la mia incapacità di comprendere da dove proviene il fastidio o il disprezzo che qualcuno prova per me, e lo saprò accettare e saprò andare oltre, perché io non sarò più colei che subisce, ma colei che si afferma, per come è.
Sono con tutti i personaggi che, come sono stati capaci, hanno lottato per tenere vivo un mondo che era diventato improvvisamente di scarsa importanza, ma che era il loro mondo. Un mondo che, in realtà, non solo non perdeva importanza, ma anzi ne acquistava, perché tutte le cose quando sono difficili e piene di ostacoli assumono un fascino, un'intensità, un valore impareggiabili.
Molti scrittori, cantanti, poeti si sono posti le stesse domande, hanno avuto dubbi simili..Benni chiede "qual è il mio nome nel buio?"; Battiato capisce com'è difficile "trovare l'alba dentro l'imbrunire"; la figlia di Mrs. Dalloway si chiede cosa, più di tutto, ha potere per risvegliarla; P.J.Gutierrez dice "io non so obbedire a nessuno, nemmeno a me stesso, e mi costa caro"; C.P.Estes dice che le grandi navi, anche se nel porto sono al sicuro, non sono state costruite per restare in porto; Trozkij dice "tutto è più difficile di quanto pensiamo"; Guccini dice che "non è senza un prezzo salato diventare grande".. La Bradley racconta gli infiniti travagli di Morgana e delle altre per trovare la giusta Via, per poi capire che la Dea si fa strada da sola..ma questo non toglie nessun valore alla Cerca.
La luce che irradia da ciascuno di noi quando lascia uscire la sua migliore essenza, quando cerca e cerca e brucia e brucia..è quella, la luce della Dea. C'è in Taliesin, in Viviana, in Artù, in Lancillotto, in Galvano, in Uther, in Raven (cara, dolce Raven, la migliore di tutte), in Igraine che anche se sta sotto la sabbia per anni non dimentica mai chi è, in Kevin, in Morgana che si sente indegna per quasi tutta la vita..
Bradley ha ridato memoria alle storie di tutti loro e di molti altri, ed è un onore leggerle e tenerle dentro di me, lasciare che sedimentino e mi aiutino a crescere, come sempre fanno le belle storie. Lo so, sembra un po' ridicolo dirlo per un libro considerato un best seller fantasy ma senza serietà..però lo dico lo stesso. Questo libro è uno di quelli che hanno cambiato la mia vita.

sabato 3 marzo 2012

coming sooooooooooonnnnnnnnnnnn


sommersa, questo sono stata nelle ultime -mmmmmm, quante?- cinque settimane circa..Mi spiace. Ma chiunque dubiti della riuscita della mia misera quanto eroica impresa di lettrice, si sbaglia. Ah. Ah.
C'ho un cumulo di libri alto così che mi aspetta, ma ancora non è tempo. Intanto, lascio qui i titoli dei libri che ho studiato per gli esami che darò nei prossimi giorni. Lo faccio non perché mi debba bullare di quel che leggo (chi mi conosce un po' sa che non mi frega proprio niente di niente) ma perché sono stati veramente dei bei libri, ed anche se non andranno a far parte dei "50in50" si meritano che chi magari vuole interessarsi ad argomenti un po' specifici, cerchi anche questi titoli. A me, almeno, sono piaciuti. Quindi, eccoli qua. :)

Geografia del turismo, di Bencardino e Prezioso;
Heritage e turismo, di Timothy e Boyd;
Vacanze di pochi, vacanze di tutti, di Battilani.

Storia del Veneto, di Fumian e Ventura;
Storia di Venezia, di Lane;
Breve storia di Venezia, di Ortalli e Scarabello;
Politici e ateisti, di Barbierato.

Ecco. Leggendo i primi tre, o uno dei tre, si capisce molto non solo di turismo ma anche e soprattutto di contemporaneità..quello che gli altri fanno e noi non facciamo per sfruttare il patrimonio naturale artistico e culturale, per esempio, si rende palese leggendo una qualsiasi di queste opere. Le tecniche per sfruttarlo, gli studi, le possibilità alla fine sono cose da tecnici forse, da gente che lavora in certi settori. Quindi hanno poca importanza per noi gente comune, a voler ben vedere. Però anche da libri come quelli che ho citato si impara a costruire un rapporto diverso e migliore con questo magnifico, ricchissimo, stupendo schifo di Paese dove siamo nati.
I secondi quattro sono evidentemente dedicati alla mia città preferita, Venezia, di cui ho umilmente scritto qualcosa poco tempo fa. Non potevo quindi non amarli..:) mi hanno trasmesso la passione degli autori, che anche quando hanno cercato di essere "freddi", professionali, "super partes", precisi, beh hanno faticato assai a nascondere quel sorriso sornione che Venezia strappa ai suoi amanti..
Ho scritto questo post perché il blog parla di me, della mia vita, e lo studio anche universitario oltre che personale ne fa parte, e ci tenevo ad esprimere il mio amore per questi studi, anche in periodi come questo durante i quali ci sono momenti in cui vorrei fanculizzare allegramente quell'idiota che mi ha iscritta a Beni Culturali qualche anno fa..ah già, sono stata io:)
E sono ancora io.

ps:ma quanto è bella quest'immagine? *.* è in firma della signorina Aqua, su un forum fantastico che si chiama L'Isola Incantata delle Figlie della Luna..questa ed altre immagini "fatate" vengono da lì e dal Tempio della Ninfa, che è linkato qui a fianco.. ;)