venerdì 30 marzo 2012

il cavaliere e la morte


chissà perché mai non leggevo più Sciascia da un bel po' di tempo.
Ritrovarci è stato meraviglioso. Dopo di lui, anzi durante la sua vita stilistica, tutto il modo di scrivere gialli psicologici all'italiana è cambiato. Io non sono esperta del genere, ma rimanendo sul famosissimo Camilleri, che peraltro a me piace molto, non si può non vedere Sciascia nella sua scrittura.
Sembra sempre stanco. Non annoiato, solo un po' deluso e soprattutto, come dire, sfinito. Ma mai pervaso da quella spocchia decadente, che in Italia ed in Europa quando pensi ad uno stile esausto pensi subito al Decadentismo e a D'Annunzio.
No.
Sciascia esprime la stanchezza dei siciliani, una stanchezza che ha al suo centro sempre una scintilla sincera e vitale. La scintilla di chi è intelligente, e non solo colto. La scintilla di chi è deluso, ma non perché si annoia del proprio vuoto bensì perché ha riflettuto su come l'immensa quantità degli eventi e delle persone sia raggruppabile in alcune categorie, per così dire. La scintilla di chi è rassegnato, ma comunque ha capito perfettamentte quello che c'è di nascosto, e che raramente gli altri vedono.
Proprio come il Vice, il protagonista di questo breve, intenso e perfetto romanzo, che con la sua tranquillità cadenzata ti sorprende sia per ciò che racconta sia per come lo racconta, sia per la filosofia che a volte palesa ed a volte cela.
Ho amato Sciascia fin da ragazzina, per la semplicità di linguaggio con cui esprime pensieri molto complessi e contorti, ed anche perché in ogni suo libro che ho letto, ho trovato espresse delle verità inaspettate ma inequivocabilmente reali, e le ho trovate espresse magnificamente.
Dov'é la verità? Sovente nell'immondizia, talvolta in chi crede davvero nella giustizia, spesso in chi scava per andare a fondo, e pian piano apre una porticina dopo l'altra. Certe volte la verità la vede meglio chi soffre e non si aspetta nulla, talvolta la si trova in una bellezza non vistosa, o in una frase detta senza pensarci. Quasi mai la si trova nel Potere.
E qualche volta, anche se gli americani la chiamano "fiction", la verità magari si trova anche nella letteratura, perché forse è vero quello che ha scritto Marquez, che "le differenze di fondo fra la letteratura e la vita sono semplici errori di forma". E poi c'è quella frase scritta da Karen Blixen, e che Sciascia ha trascritto ad introduzione di questo romanzo.
"Un vecchio vescovo danese, ricordo, mi disse una volta che ci sono molte vie per giungere alla verità, e che il Borgogna è una delle tante."

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