domenica 29 luglio 2012

robin morgan


la traduzione è di Maria Nadotti.

CREDO DI UNA DONNA

Noi, esseri umani e donne, sospese sull’orlo del nuovo millennio. Noi siamo la maggioranza della specie, ma abbiamo abitato nell’ombra. Noi le invisibili, le analfabete, le sfruttate, le profughe, le povere.

E noi votiamo: mai più.

Noi siamo le donne affamate – di riso, casa, libertà, delle altre, di noi stesse.

Noi siamo le donne assetate – di acqua limpida e risate, di letture, d’amore.

Noi siamo esistite in tutti i tempi, in ogni società.

Siamo sopravvissute al nostro sterminio. Ci siamo ribellate – e abbiamo lasciato dei segni.

Noi siamo la continuità, intessiamo il futuro col passato, la logica con la poesia. Noi siamo le donne che tengono duro e gridano Sì.

Noi siamo le donne dalle ossa, voci, menti, cuori spezzati – eppure siamo le donne che osano sussurrare No.

Noi siamo le donne la cui anima nessuna gabbia fondamentalista può contenere.

Noi siamo le donne che rifiutano di permettere che si semini morte nei nostri giardini, nell’aria, nei fiumi, nei mari.

Noi siamo, tutte e ciascuna, preziose, uniche, necessarie. Noi fatte più forti, benedette, sollevate perché non uguali. Noi siamo le figlie del desiderio. Noi siamo le madri che daranno alla luce la politica del XXI secolo.

Noi siamo le donne da cui gli uomini ci hanno messo in guardia.

Noi siamo le donne che sanno che tutte le questioni ci riguardano, che reclamano il loro sapere, reinventeranno il loro domani, discuteranno e ridefiniranno ogni cosa, incluso il potere.

Sono decenni ormai che lavoriamo a dar nome ai dettagli del nostro bisogno, rabbia, speranza, visione. Abbiamo rotto il nostro silenzio, esaurito la nostra pazienza. Siamo stanche di enumerare le nostre sofferenze – per intrattenere o essere semplicemente ignorate. Ne abbiamo abbastanza di parole vaghe e attese concrete; abbiamo fame d’azione, dignità, gioia. Intendiamo fare di meglio che resistere e sopravvivere.

Hanno tentato di negarci, definirci, piegarci, denunciarci; ci hanno messe in prigione, ridotte in schiavitù, esiliate, stuprate, picchiate, bruciate, asfissiate, seppellite – e ci hanno annoiate. Ma niente, neppure l’offerta di salvare il loro agonizzante sistema, ci può trattenere.

Per migliaia di anni le donne hanno avuto responsabilità senza potere, mentre gli uomini avevano potere senza responsabilità. Agli uomini che accettano il rischio di esserci fratelli offriamo un equilibrio, un futuro, una mano. Ma con loro o senza di loro, noi andremo avanti.

Perché noi siamo le Antiche, l’Essere Nuovo, le Native venute per prime e rimaste, indigene come nessuno. Siamo la bambina dello Zambia, la nonna della Birmania, le donne del Salvador e dell’Afghanistan, della Finlandia e di Fiji. Siamo canto di balena e foresta pluviale; l’onda sommersa del mare che monta, immensa, a spezzare in mille frammenti il vetro del potere. Siamo le perdute e le disprezzate che, piangendo, avanzano nella luce.

Questo noi siamo. Siamo intensità e energia. Siamo i popoli del mondo che parlano – che non aspetteranno più e non possono essere fermati.

Siamo sospese sull’orlo del millennio: alle spalle la rovina, davanti nessuna mappa, il sapore della paura acuto sulle nostre lingue.

Eppure faremo il salto.

L’esercizio dell’immaginazione è un atto di creazione.

L’atto di creazione è un esercizio della volontà.

Tutto questo è politica. E’ possibile.

Pane. Un cielo pulito. Pace vera. La voce di una donna che canta chissà dove, melodia che spira come fumo dai falò campestri. Congedato l’esercito, abbondante il raccolto. Rimarginata la ferita, voluto il bambino, liberato il prigioniero, onorata l’integrità del corpo, ricambiato l’amante. Magico talento di trasformare i segni in significato. Uguale, giusto e riconosciuto il lavoro. Piacere nella sfida che porta, concordi, a risolvere i problemi. La mano che si alza solo nel saluto. Interni – dei cuori, delle case, dei paesi – così solidi e sicuri da rendere finalmente superflua la sicurezza dei confini. E ovunque risate, sollecitudine, festa, danze, contentezza. Un paradiso umile, terrestre, ora.

Noi lo renderemo reale, nostro, disponibile. Noi disegneremo la politica, la storia, la pace. Il miracolo è pronto.

Credeteci.


Siamo le donne che trasformeranno il mondo.

sabato 7 luglio 2012

domenica 1 luglio 2012

gilgames


alla conquista dell'immortalità è il sottotitolo di questo libro di Franco D'Agostino.
Per carità, di sicuro ce ne sono di meglio, ma mi è piaciuto perché oltre a presentare il testo, questo libro spiega la storia del ritrovamento delle tavolette dove è scritta la leggenda, e la parafrasi dei testi è ben comprensibile.
Ok, lo avete capito.
Non mi fregava niente della storia del ritrovamento, delle spiegazioni di mitologia o d'altro.
Mi fregava della storia. Calviniana al cubo, lo sapete, io credo ai miti così come sono. Non mi importano i riscontri con la realtà, geografica storica artistica.
E' tutto assolutamente vero per la nostra interiorità. E' vero che Gilgames ed Enkidu hanno viaggiato fino alla foresta così carichi di armi da avere più o meno trecento chili addosso. E' vero che Enkidu era cresciuto con gli animali ed era stato educato da una prostituta sacra. E' vero l'aspetto di Hubaba, il demone protettore del bosco di cedri, è vero l'aspetto del Toro Celeste, è vero il mare della morte, è vero Uta-Napistim a cui fu donata la vita eterna, è vero il fiore della giovinezza recuperato in fondo al mare. Sono vere tutte le imprese raccontate, sono veri tutti i sogni sognati ed interpretati, sono vere le incongruenze di spazio e di tempo.
Una delle più antiche grandi storie della Storia, che contiene tanti, ma proprio tanti elementi che verranno ripresi e sviluppati nei secoli..il Diluvio Universale, la Tauromachia, la spiegazione del Senso della Vita, le imprese eroiche straordinarie, le sfide impossibili, i mostri più spaventosi. Tutto è lì come dentro di noi, tutto esercita fortissima influenza sulla nostra vita psichica, tutto coinvolge la Donna Selvaggia che è in noi. E' per questo che è tutto vero, non c'è il minimo dubbio.

Che racconto fantastico. Quanto potere, amore, legami fortissimi ed imprese titaniche. Quanta vita.
Come dice la Zia Artemisia, che saluto assieme ai suoi bimbi di cui uno ha da pochissimo iniziato a vedere il mondo, dico anch'io: tutto torna.

L'ultimo dei cinquanta. Eccolo qua. Vivetelo.