martedì 30 agosto 2011

carne di cane


Torno a parlare di Pedro Juan Gutierrez, perché in qualche modo Cuba è tornata prepotentemente nella mia vita, tramite la vita della mia migliore amica.
E così, lei è la' che si legge "Trilogia sporca dell'Avana" ed "Il re dell'Avana" ed io mica potevo leggerli per la terza volta: col blog che mi aspetta e la vita che non aspetta per niente, mica posso passare il tempo a rileggere quello che già conosco.
Carne di cane è venuto dopo gli altri due. P.J. è più vecchio, un po' più ricco, scrive in maniera stabile. C'è un po' meno sesso, un po' meno violenza, forse c'è un po' più di rassegnazione, di "male di vivere", anche se declinato alla cubana. Declinato alla cubana significa che è sempre e comunque più vitale sensuale spinto e crudo della maggior parte della gente che conosci.
Come negli altri libri di questa serie, P.J. parla delle sue giornate, di cose che gli capitano, e come negli altri la storia è un po' di fantasia un po' autobiografica, ma sempre e comunque maledettamente reale.
Chi è stato a Cuba, in particolare all'Avana, non può non sentire la febbre da cubanite che sale di riga in riga, non può non avere negli occhi quelle strade, quella miseria, quella sensualità rovente e feroce, quella gente senza libertà e senza paura, almeno per molti versi, quel mare caldo dove dio quanto è figo scopare, quelle mulatte e quei mulatti....Chi non è mai stato a Cuba un po' ne è attratto, inevitabilmente, incuriosito come una falena da quel fuoco che brucia e brucia e brucia; contemporaneamente, si chiede che ci troveranno i malati di cubanite in quel delirio di sporco, povertà, violenza e troie.
Che vuoi che ti dica? O la ami o la odi. Però, se ci vai, se la vivi, la ami. Poco da fare.
P.J. ti fa capire tutto questo e anche di più, ti fa sentire ogni battito, tutto il pulsare del dolore e del sesso, tutta la merda il rum il vento l'eccitazione lo schifo la generosità la malizia i ricordi.
C'è molto di me, qui. C'è una pagina, in particolare, in cui P.J. fa una descrizione di se' stesso che mi ha fatto venire la pelle d'oca perché, con le dovute differenze, sono io. Fanculo.Evviva. Non so nemmeno cosa dire perché per certi versi mi piace essere così, per altri ne farei volentieri a meno.
Mi piace il linguaggio, grezzo e scurrile e smozzicato ma che calza come un guanto alla storia che narra ed alla realtà che descrive.
Mi piacciono i personaggi, tutti, anche i brutti e cattivi, perché sono veri come ognuno di noi.
Mi piace che non ci sia una storia ma che ce ne siano tante, perché più vai avanti con la vita meno lei sembra una storia unica e univoca, quanto piuttosto un insieme di pezzetti diversissimi fra loro che non si sa come compongono il quadro più grande, cioè la tua vita appunto.
E mi piace il finale cazzo. Praticamente tutto il libro parla dello schifo che è la vita, di come sia difficile o impossibile uscire dalla merda, di come P.J. si sia non dico assuefatto ma arreso..e invece. Il finale è un inno alla speranza, proprio quando credevi che non ce ne fosse più neanche un briciolo, ecco che l'autore, benedetto uomo, te ne butta lì una secchiata che sembra come dell'acqua fresca a pulire almeno un po' tutto il lercio. Grazie.
Perché anche i perdenti hanno questo diritto, non dico di sperare in qualcosa di meglio, ma di prendere una delle poche cose buone che hanno e scoprire quanto è enorme il suo valore.
Quanto vale una notte di sesso fatto con un po' di affetto in questo delirio di storie del cazzo e scopate a caso..Quanto vale un'ora a parlare con la mamma quando ti sentivi sperduto..Quanto vale una nuotata alle sette di mattina e il mare è ancora tiepido e non c'è nessuno quando avevi bisogno di silenzio solitudine e riflessione.. Quanto vale il rum quando..beh, sempre. Quanto vale, in mezzo al pianto e alla distruzione, un abbraccio e un "ci ritroveremo, e sarà grande"..
Tutto. Vale tutto.

martedì 23 agosto 2011

però anche fontana..


Il compito dell'arte nei valori sociali, morali e spirituali è nullo.
L'artista interviene nella società a mantenere viva la ragione di essere uomo.

van gogh non delude mai


Come si diventa mediocri?
Col compromesso e col fare concessioni, oggi su una questione, domani su un'altra, a seconda dei dettami del mondo, e seguendo sempre la pubblica opinione!


Grazie, Vincent

giovedì 18 agosto 2011

l'arte contemporanea


Non ho mai postato manuali che dovevo studiare per i miei esami, qui.
E non ho mai nemmeno postato libri brutti.
Ma quando ci vuole ci vuole. Perché se uno ha delle idee che sarebbero anche buone, ma scrive come se avesse la scienza infusa..beh. Perché se uno per non pagare copywright mette le immagini di quadri e sculture in bianco e nero, piccole, E UNA PERFINO A TESTA IN GIU e non volutamente, e poi parla dell'uso del colore..beh. Perché se uno dedica poco più di una pagina a Van Gogh, e a malapena cita Basquiat e Frida Kahlo..beh. Perché se uno usa paroloni e frasi dalla costruzione complessa ed incasinata perché così mostra quanto è intelligente..beh. Perché se un professore che deve dare la bibliografia di un esame da primo anno, e nei cinque libri di bibliografia mette quattro libri propri, e il solo non suo è questo, e l'esame è di storia dell'arte e non c'è nemmeno un MANUALE di storia dell'arte ma solo saggi di critica quasi senza immagini..beh.
Non cito l'autore, perché non si fa. Ma devo dire cosa sento nei confronti di questo libro.
Io non sono nessuno, il mio modesto quoziente intellettivo certamente non è all'altezza, questo blog fa cagare, e la mia opinione lascia ancor meno del tempo che trova.
Però, dal basso della mia condizione, mi viene in mente una canzone di Bennato, che si intitola "Dotti medici e sapienti". Il ragazzo protagonista è a letto, non si sa se è malato, triste, stanco..boh. E tutti questi professoroni gli si affollano intorno e sputano ognuno la propria sentenza senza neanche guardarlo in faccia, figurati interpellarlo. Finché arriva questo omino e dice:
"Permettete una parola,
io non sono mai andato a scuola,
e fra gente importante io che non valgo niente
forse non dovrei neanche parlare.
Ma dopo quanto avete detto
io non posso più stare zitto
e perciò prima che mi possiate fermare
devo urlare, e gridare, io lo devo avvisare
di alzarsi e scappare! Anche se si sente male!
Scappa!".

mercoledì 17 agosto 2011

peter pan nei giardini di kensington


quando ero incinta, ricordo di aver scritto nel mio diario alcune cose che avrei desiderato fare con mia figlia nella nostra vita insieme.
In questi giorni ho realizzato uno di quei desideri: ho iniziato a leggerle questo libro, che è uno dei miei preferiti in assoluto. Qui Peter non ha ancora incontrato Capitan Uncino, non ha ancora conosciuto Wendy ed i suoi fratelli, non è ancora il Peter che conosciamo dai film.
Qui c'è il Peter che è appena volato via dalla finestra aperta di casa, perché si è scordato la sua natura di bambino di una settimana ed ha creduto di essere ancora un uccello, come sono tutti prima di nascere, e gli prudevano tanto le spalle dove prima aveva le ali..Peter che ancora ha piena fede nella sua capacità di volare, che non ha ancora paura e quindi vola. Peter che conosce la piccola Maimie, la prima bimba per la quale le fate hanno costruito una casetta perché non morisse di freddo una notte nella quale era rimasta nei Giardini dopo la chiusura dei cancelli. Peter che trova una banconota da cinque sterline, e per fare una sterlina strappa la banconota in cinque parti uguali. E le fate..come adoro le fate di J.M.Barrie, magiche ma anche crudeli, danzanti ma anche antipatiche, amorevoli ma anche violente..come noi. Le fate che sono troppo piccole per contenere più di un sentimento alla volta.
Non sto a parlare di lessico, di costruzione della storia, delle trovate a dir poco geniali di questo scrittore incredibile.
Non ne parlo non perché non siano degne di nota, anzi il libro è straordinario sotto tutti gli aspetti, anche quelli "tecnici".
Ma in questo momento, in ogni momento, tutto quello che riesci a sentire leggendo le storie di Peter è una tenerezza infinita. Senti che la magia, quella vera, ti sta avvolgendo col suo mistero ed il suo amore, e fai di tutto perché non se ne vada, o lo faccia più tardi possibile. Puoi dire solo una cosa quando leggi Barrie, e quando lo leggi a qualcuno che ami. Puoi dire :io credo nelle fate.
Io credo nelle fate. Io credo nelle fate.

l'ultimo inverno


Allora. Sono talmente stupita che non so da dove iniziare.
Vado in libreria un giorno, al che la mia libraia di fiducia si è ricordata di avere ancora un paio di rate dell'università dei figli da pagare e si è sfregata le mani. Comunque. Sono lì che giro fra gli scaffali, e vengo misteriosamente colpita da una copertina in realtà non così appariscente, ne' con un dipinto particolarmente significativo per me. Semplicemente, attrae la mia attenzione, leggo di sfuggita che l'autore ha vinto il Pulitzer lo scorso anno, e anche se io di solito non guardo molto ai premi vinti, penso al fatto che gli autori Pulitzer che ho letto mi sono sempre piaciuti un botto. Il libro gode pure degli sconti estivi, e dato che da settembre gli sconti sui libri ce li scordiamo, ne approfitto e lo prendo.
Ho scritto tutto questo palloso preambolo perché ci si possa rendere conto di quanto tutto nella lettura di questo libro sia stato mosso dal caso.
E, pensa un po' che botta di culo, è un libro STRAORDINARIO.
Delicato nel linguaggio, sognante e poetico. In alcuni passaggi davvero, davvero la sola parola che mi viene in mente è: perfetto. Perfetto perché sono perfetti l'uso e la scelta delle parole, il modo di costruire il discorso, i concetti fumosi eterei immaginifici che leggi. Perfetto perché la storia è meravigliosa.
Perfetto perché le descrizioni ti fanno sentire di volta in volta il freddo nelle ossa, il profumo dei fiori, il morso della fatica, la luce dei lampi e quella dell'alba, il fuoco del tramonto, il cigolio di un carro..
Perfetto perché non riesci a non affezionarti ai personaggi, come se fossero amici tuoi, persone a cui vuoi bene, e vieni coinvolta con la mente e con tutti i sentimenti nelle loro vite.
Perfetto perché non te lo aspetti. Mai. Ti sorprende sia nella storia stupenda che nei salti temporali inaspettati che nelle scelte stilistiche. E di questi tempi, restare stupiti (positivamente) da qualcosa è già di per se' un grande regalo.
Poi leggo la biografia dell'autore (brevissima come piacciono a me), ed arriva l'ennesima sorpresa.
Non bastava averlo trovato per sbaglio. Non bastava che fosse uno tra i migliori libri che abbia letto. Non bastava che avesse vinto il Pulitzer. Scopro che questa perla è un'opera prima. Il primo romanzo. Sono sconvolta. Penso al talento di quest'uomo. Penso alla vita che gli ha dato l'occasione di scrivere, di portare il libro ad un editore che lo ha riconosciuto come un capolavoro, e poi ad un concorso che ha vinto. Penso al fatto che quando l'ho preso in libreria era l'ultima copia. Penso al destino che me lo ha fatto notare. Penso che avrei potuto non prenderlo in mano anche per anni, com'è per vari libri che giacciono sui miei scaffali. Penso che avrei potuto avere una notte brutta al lavoro e non essere riuscita a finirlo tutto d'un fiato. Penso che avrei potuto beccare un periodo meno adatto della mia vita per leggere questo romanzo. E poi torno a pensare che è un'opera prima. La sola parola che mi viene in mente ora è : grazie.

domenica 14 agosto 2011

paul harding che scrive, frida khalo che dipinge, io piccolissima che ammiro..


Quelle mattine gelide sono cariche di disperazione all'idea che, per quanto possiamo trovarci a disagio in questo mondo, è comunque tutto ciò che abbbiamo, ci appartiene ma è pieno di affanni, e tutto ciò che possiamo chiamare nostro ci è sempre conteso; ma è comunque meglio di nulla, o no? E quando spacchi la legna imperlata di brina con le mani rese insensibili dal freddo, devi gioire, perché la tua incertezza è la volontà di Dio e il segno della Sua grazia, e questo è bellissimo, e parte di una certezza più grande, come diceva sempre tuo padre nei suoi sermoni o direttamente a te, in casa. E quando l'ascia penetra nel legno, devi trovare conforto nel fatto che il dolore nel tuo cuore e la confusione nella tua anima indicano che sei ancora vivo, anche se non hai fatto nulla per meritarlo. E quando il dolore nel tuo cuore ti colma di risentimento, ricorda:
Ben presto sarai morto e sepolto.

lunedì 8 agosto 2011

i vangeli gnostici


conoscevo Elaine Pagels di nome naturalmente, ed avevo letto alcuni suoi interventi in un libro in cui si analizzava la figura di Maria Maddalena.
Questo, il suo scritto più famoso, era sulla mia libreria da quasi un paio d'anni, non so perché non l'avevo preso in mano prima.
Comunque.
E' troppo interessante ragazzi...già di mio, curiosa come sono, adoro imparare cose nuove, e capire cosa c'è sotto a certe frasi, certe tecniche, certe linee di pensiero..e qui ce n'è da scavare! Alcuni tra i più grossi segreti della nostra storia sono nella storia del cristianesimo, e non posso non esserne tremendamente affascinata..
La Pagels, che insieme ad altri è stata una di quelli che hanno avuto accesso ai vangeli cosiddetti apocrifi trovati a Nag Hammadi negli anni 50 e li ha tradotti, la Pagels dicevo analizza uno per uno i pilastri che tengono in piedi la Chiesa da venti secoli: come interpretare la morte e la resurrezione di Cristo, il monoteismo, la natura maschile di Dio, il ruolo del clero, delle Scritture e delle regole della dottrina.
Capisco quante diverse idee circolavano nel periodo tra la nascita di Cristo e il secondo secolo circa, idee che per vari motivi legati comunque sempre ad una presa di potere della chiesa "ortodossa" sono state soppresse. Idee interessanti, alcune modernissime ed estremamente più convincenti di quelle ufficiali, se posso dirlo. (e anche se non posso, ormai l'ho detto).
Eppure queste idee non sono durate nel tempo, anche se erano buone o magari anche migliori di quelle ufficiali. Perché il cristianesimo "ortodosso" è così vincente? Quale enorme e complessa macchina politica e sociale è stata fatta funzionare in modo che le regole e le affermazioni del clero sembrassero derivate solo dalla parola di Cristo e dall'illuminazione divina?
Come tutti i saggi scritti da storici seri, questo libro non si aspetta certo di trovare verità assolute, e nemmeno prende posizione in favore dello gnosticismo o dell'ortodossia. Semplicemente racconta quello che è uscito, e sta uscendo, da una scoperta straordinaria come quella di Nag Hammadi.
E ti poni delle domande, per fortuna direi. E come spesso accade non è affatto detto che troverai risposte, ma forse non è nemmeno così fondamentale trovarle. Le domande sono la parte importante.
Perché se non arrivi a portele, beh, chiudi pure il libro e accendi il TG4.

mercoledì 3 agosto 2011

4 agosto


dato che non avrò accesso ad internet nei prossimi giorni, scrivo con un giorno di anticipo e mi autoregalo la mia canzone preferita, che per come sto messa e per quello che ho letto su "Galleggiando nel mare di occhi", ci vuole e ci sta. Mi regalo Guccini, come l'anno scorso.

"Ho letto millanta storie di cavalieri erranti,
imprese di vittorie dei giusti sui prepotenti
per starmene ancora chiuso coi miei libri in questa stanza
come un vigliacco ozioso sordo ad ogni sofferenza!
Nel mondo oggi più di ieri domina l'ingiustizia,
ma di eroici cavalieri non abbiamo più notizia,
proprio per questo, Sancho, c'è bisogno soprattutto
di uno slancio generoso, fosse anche un sogno matto!
Vammi a prendere la sella, che il mio impegno ardimentoso
l'ho promesso alla mia bella: Dulcinea del Toboso!
E a te, Sancho, io prometto che guadagnerai un castello
ma un rifiuto non lo accetto, forza sellami il cavallo!
Tu sarai il mio scudiero, la mia ombra confortante,
e con questo cuore puro, col mio scudo e Ronzinante,
colpirò con la mia lancia l'ingiustizia giorno e notte
com'è vero nella Mancha che mi chiamo Don Chisciotte!"

"Questo folle non sta bene, ha bisogno di un dottore!
Contraddirlo non conviene, non è mai di buonumore;
è la più triste figura che sia apparsa sulla terra
cavalier senza paura di una solitaria guerra
cominciata per amore di una donna conosciuta
dentro una locanda a ore dove fa la prostituta!
Ma credendo di aver visto una vera principessa
lui ha voluto ad ogni costo farle quella sua promessa.
E così da giorni abbiamo solo calci nel sedere,
non sappiamo dove siamo, senza pane e senza bere,
e questo pazzo scatenato che è il più ingenuo dei bambini
proprio ieri si è stroncato fra le pale dei mulini!
E' un testardo, un idealista, troppi sogni ha nel cervello
io che sono più realista mi accontento di un castello:
mi farà governatore e avrò terre in abbondanza,
quanto è vero che ho anch'io un cuore e che mi chiamo Sancho Panza!"

"Salta in piedi, Sancho, è tardi! Non vorrai dormire ancora?
Solo i cinici e i codardi non si svegliano all'aurora:
per i primi è indifferenza e disprezzo dei valori,
e per gli altri è riluttanza nei confronti dei doveri.
L'ingiustizia non è il solo male che divora il mondo,
anche l'anima dell'uomo ha toccato spesso il fondo!
Ma dobbiamo fare presto perché più che il tempo passa
il nemico si fa d'ombra e s'ingarbuglia la matassa.."

"A proposito di questo farsi d'ombra delle cose:
l'altro giorno quando ha visto quelle pecore indifese
le ha attaccate come fossero un esercito di mori,
perché alla fine ci mordessero, oltre ai cani, anche i pastori!
Era chiaro come il giorno, non è vero mio signore?
Io sarò un codardo e dormo ma non sono un traditore,
credo solo in quel che vedo e la realtà per me rimane
il solo metro che possiedo, com'è vero che ora ho fame!"

"Sancho ascoltami, ti prego, sono stato anch'io un realista,
ma ormai oggi me ne frego e anche se ho una buona vista
l'apparenza delle cose, come vedi, non m'inganna.
Preferisco le sorprese di quest'anima tiranna
che trasforma coi suoi trucchi la realtà che hai lì davanti,
ma ti apre nuovi occhi e ti accende i sentimenti!
Prima d'oggi mi annoiavo e volevo anche morire,
ma ora sono un uomo nuovo che non teme di soffrire!"

"Mio signore, io purtroppo sono un povero ignorante
e del suo discroso astratto ci ho capito poco o niente.
Ma anche ammesso che il coraggio mi cancelli la pigrizia,
riusciremo noi, da soli, a riportare la giustizia
in un mondo dove il Male è di casa e ha vinto sempre,
dove regna il Capitale oggi più spietatamente?!
Riuscirà con questo brocco e questo inutile scudiero
al Potere dare scacco, e salvare il mondo intero?!"

"Mi vuoi dire, caro Sancho, che dovrei tirarmii indietro
perché il Male ed il Potere hanno un aspetto così tetro?
Dovrei anche rinunciare ad un po' di dignità?
Farmi umile e accettare che sia questa la realtà?"

"IL POTERE E' IMMONDIZIA DELLA STORIA DEGLI UMANI
E ANCHE SE SIAMO SOLTANTO DUE ROMANTICI ROTTAMI
SPUTEREMO IN FACCIA ALL'INGIUSTIZIA GIORNO E NOTTE!
SIAMO I GRANDI DELLA MANCHA: SANCHO PANZA E DON CHISCIOTTE!"

lunedì 1 agosto 2011

bestiole e bestiacce


Ci sono momenti della vita in cui puoi credere che ormai ben poche cose possano stupirti.
Poi, per fortuna, arriva l'arte. Arrivano i tagli di Fontana. Arriva Palazzo Schifanoia (finalmente l'ho visto davvero dopo averlo tanto studiato!lo adoro..). Arriva la Basilica del Santo. Arriva un quadro di Hopper. Ne arriva uno di Bellini che ancora non avevi visto. Arrivano Omero, e Dante, e Shakespeare, e Doyle...
E arriva, nel suo piccolo, nella sua veste di irresistibile irriverente sarcastica comicità, anche David Sedaris. Nel suo piccolo un par di palle penserete voi, dato che è considerato un grande classico contemporaneo americano. Effettivamente, dico nel suo piccolo visti gli altri personaggi a cui l'ho messo vicino, ma Sedaris merita tutti, proprio tutti gli elogi che riceve.
Ne ho letti di libri comici. In alcuni casi mi sono annoiata, in altri ho riso sinceramente, ma di pochissimi ricordo le battute, le storie, lo stile di scrittura. Se devo pensarci, così su due piedi mi vengono in mente Benni, qualcosa della Kinsella, il libro "Come uccidere il marito e altri utili consigli domestici" di cui non ricordo l'autrice, la Gasperini. Ci sono molti passi di molti libri che mi hanno fatto ridere fino alle lacrime, ma di libri scritti per far ridere prima che per raccontare una storia, che mi siano rimasti dentro, ci sono solo quelli di questi autori qua per me.
Questo, nella mia testa, significa che questi non sono "solo" comicità, sono letteratura.
Sedaris fa ridere, ma lo fa in modo diverso da tutti quanti, in modo nuovo, moderno, tagliente, inconfondibilmente suo.
Sedaris qui ha scritto una raccolta di favolette in cui i protagonisti sono sempre animali. Un po' come Fedro. Ma Sedaris vive adesso, nel Duemila, e mette nei suoi piccoli pelosi protagonisti le anime di noi grossi e meno pelosi esseri umani di oggi.
Una serie indimenticabile, spassosa, cruda di stronzi assoluti.
Eccoci lì, fra cicogne cani gufi cavie da laboratorio.
Pochi si salvano, grazie ad un'animo un po' più gentile e profondo degli altri, un animo che permette loro di rispettare il prossimo il più possibile, e di imparare dalla vita anche se le cose che imparano non è detto che gli serviranno in senso pratico.
Tutti gli altri sono vuoti, cattivi, stupidi, menefreghisti, ignoranti, egoisti, anche se spesso sono loro quelli considerati vincenti. Spesso, ma non sempre. E allora sogghigni anche tu quando la gallina bigotta ne subisce anche lei di tutti i colori, pur tenendosi lontana dal "peccato". Sogghigni anche tu quando il maialino panciuto conquista la pappagallina piena di boria con la gentilezza, ma quando è il suo momento se la ripassa alla grande. Sogghigni anche tu quando il coniglio nazi sta per essere sbranato dai lupi. Ridi di gusto leggendo i discorsi del setter fedele, che ti ricorda qualcuno che conosci. E la mucca stronza, che ti ricorda una tua collega altrettanto stronza? Ora che leggi qui i suoi discorsi, ti accorgi che sono scemi in modo indecente e che la fanno apparire chiaramente per quello che è, una totale ridicola idiota. E allora perché ne hai sofferto tanto? Ma soprattutto, perché pensarci ancora?
Una divertentissima carrellata di personaggi che descrive perfettamente il nostro tempo. Potresti stare a pensarci, potresti stare a riflettere, perché il libro te ne da la possibilità. Ma non lo so se Sedaris è interessato a far riflettere gente insignificante come noi.
Così rifletto, ma non troppo, e anche quando rifletto non lo racconto tanto in giro.
Quello che faccio è prendere il buono dei personaggi positivi, e per il resto me la rido.
Me la rido alla grande, e mi faccio aiutare a sdrammatizzare la mia vita.

le voci di marrakech


E' estate, perché non leggere un diario di viaggio?, ho pensato. Siccome almeno dal punto di vista delle scelte letterarie sono una che si tratta bene, non ho preso un diario di viaggio qualunque, ma ne ho scelto uno d'eccezione.
Elias Canetti ha trascorso un breve periodo della propria vita in Marocco, e dato che la scrittura di "Massa e potere" era in fase di stallo, ha pensato bene di rilassarsi buttando giù qualche impressione su Marrakech. Essendo Elias Canetti però, ne è uscito un libriccino che per tanti, tantissimi scrittori sarebbe il libro della vita.
Primo, partendo dagli aspetti più evidenti, per il linguaggio, che non è solo ineccepibile. E' perfetto e personale, è scorrevole e ricercato, è preciso e d'effetto. Come il linguaggio della maggior parte dei grandi, è inconfondibile. Come quando leggi Calvino o Pirandello o la Allende, o vedi una scultura di Donatello o di Moore o di Manzù, un dipinto di Van Gogh o di Caravaggio o di Tiziano. Anche se non sai ufficialmente che l'autore è quello, non puoi sbagliare.
Secondo, per andare ad un livello appena più profondo, perché mentre lo leggi non solo capisci com'è il luogo di cui sta parlando, ma in più ne senti l'atmosfera, le vibrazioni, il segreto o almeno una sua parte. E già solo per questo vale la pena, perché è "solo" un diario di viaggio ma ti fa pensare, oltre che sognare di partire anche tu.
Terzo, perché Canetti descrive le cose in modo molto chiaro e non prolisso, ma il bello, il lato speciale delle sue descrizioni, è che tutto, ogni angolo persona aneddoto panorama di cui lui parla, acquistano una sfumatura poeticamente, inequivocabilmente, assolutamente...personale.
Non personale come certi modi di scrivere intimistici, per i quali tutto è raccontato attraverso i sentimenti dell'autore, i suoi stati d'animo. O forse il modo è proprio quello, ma i sentimenti e gli stati d'animo di Canetti sono di un livello superiore alla media. Comunque l'impressione non è di stare leggendo un diario. Canetti non interpreta quello che vede. Canetti DIVENTA quello che vede. Si identifica nei personaggi che incontra. Vive nelle loro vite. Li accetta così incondizionatamente per come sono da non formulare alcun giudizio su nessuno di loro, quanto piuttosto da sentirsi impersonificato in ognuno. Tutti sono talmente speciali che costituiscono un tassello assolutamente imprescindibile della sua vita. Tutti sono vivi, esattamente come lo è lui (esattamente come lo sei tu, lo sono io, lo siamo tutti), e questo da solo li rende importanti, belli, da ricoprire di amore.
E' questa la fratellanza? Per me, sì.