martedì 31 gennaio 2012

patagonia express


Beh che amo Sepulveda, così come amo tutti gli autori sudamericani, si sapeva o si poteva ben immaginare. Questo libro mi è particolarmente caro perché è stato il primo che ho letto di questo meraviglioso uomo. Non ho mai più smesso. Da allora senza quasi interruzioni ho comprato Moleskine, cercato i libri di Coloane e Chatwin, sentito una voglia stranissima di mangiare arrosto di agnello anche se non mangio carne, amato ancora di più il mare e raccontare storie, e desiderato andare via e forse non tornare.
Un diario di viaggio classico, può sembrare, una raccolta di appunti. Poi inizi a leggere all'una e mezza di notte e lo divori fino a terminarlo prima delle tre, e quando lo finisci ti rendi conto che non sai molto più di prima sulle caratteristiche geopolitiche della Patagonia, ma che comunque è un po' come se la Patagonia fosse diventata una tua amica.
Un diario di viaggio che racconta storie ed aneddoti, descrive con poche ma indimenticabili parole alcuni posti ed alcuni modi di viaggiare, ma soprattutto ti parla con semplicità di incredibili avventure. Questi personaggi, dio se sono eroi ed avventurieri coraggiosi, e ragazzi unici al mondo, eppure Sepulveda te ne parla con un affetto ed una semplicità che sembrano il tuo vicino di casa, un tuo amico un po' flemmatico, uno zio coi baffi, un'amica che cucina meravigliosamente, uno scrittore che ha fatto duemila lavori..Così anche tu ti senti un po' parte di quel mondo fantastico fatto di gente straordinaria e pazzesca ma tutto sommato non così dissimile da te, perché forse anche tu..forse anche io, sono un po' esule..viaggiatrice per forza..forse anch'io me ne dovrò presto andare, forse sono già andata, e non saprò se e quando tornerò, finché magari un grigio lunedì un impiegato mi dirà "Quando vuole. Può tornare quando vuole."

poesia


come sempre in tempo di esami, i libri letti per piacere e postabili qui non sono molti. Diventa perciò fondamentale avere a disposizione una discreta scorta di libriccini piccoli, da leggere in poco, pochissimo tempo. Così posso postarli qui e proseguire la mia sfida "50 in 50", ma soprattutto posso leggere qualcosa che non siano testi universitari. Prima di parlare del libro ringrazio Elke a cui ho rubato l'immagine..
Stasera sono tornati nella mia vita i Pellerossa, per la precisione i Navajo, con un volumetto microscopico contenete quasi una sessantina delle loro poesie. Uno di quelli con ancora il prezzo, 4900 lire.
Canti Navajo che, letti oggi con un pochino più di studio e di vita alle spalle rispetto a quando ho comprato il volume, mi sembrano non soltanto belli e sognanti, ma ricchi di risposte..risposte forti e chiare, per chi vuole ascoltarle. Forti e chiare anche se celate dietro ad un apparente formato "letterario". Sono preghiere, sono canti, tutti dedicati al Dio e alla Dea nelle loro svariate declinazioni. Il Fanciullo del Giorno Nuovo, la Dea della Rugiada, i progenitori Donna di Pioggia e Uomo di Tuono, il Dio del Polline, la Fanciulla dei Campi..tutti gli Dei sono un Dio, tutte le Dee sono una Dea. Questo ci dicono i Navajo e tutte le religioni antiche, e noi che ci vantiamo delle nostre infinite conoscenze non capiamo queste assolute ovvietà, che persone dappoco siamo.
Così, anche qui come nella mitologia greca, e celtica, e indoeuropea tutta, e sudamericana, e cinese, e giapponese, e indiana, e africana, leggo e vedo che la Dea primigenia e il suo Paredro, Madre Terra e Padre Cielo, Luna e Sole, chiamiamoli come ci pare, sono davvero i genitori di tutti noi. Noi che abbiamo accettato che dei preti eliminassero (o provassero ad eliminare) il divino femminino, noi che abbiamo accettato di credere che fosse il Cristo Morto quello da venerare al posto di Cristo la Tigre, il profeta gnostico rivoluzionario e scomodo. Noi che abbiamo finto di non accorgerci che dire che non esiste Dio è una bestemmia esattamente uguale a dire che ne esiste solo uno, il proprio, e tutti gli Dei degli altri sono fasulli. Noi che non capiamo che la magia non è una roba da favole per bambini, ma è quella che costantemente avvolge le nostre vite, nel bene e nel male.
Quante risposte, in cinquantasette canti che parlano ogni volta di un pezzettino diverso della Natura e della vita quotidiana, ma che per cinquantasette volte dicono la stessa cosa alla Grande Madre Vita: ti amo.

martedì 17 gennaio 2012


Nonostante i legami in corso,
le sofferenze, i dolori, i traumi, le iniezioni di fiducia,
le perdite, le conquiste, le gioie,
il luogo in cui siamo diretti è la terra della psiche
abitata dagli avi,
il posto dove gli esseri umani rimangono
pericolosi e divini,
dove gli animali danzano ancora,
dove quel che è abbattuto ricresce,
e dove i rami degli alberi più vecchi
fioriscono più a lungo.
La donna nascosta
che custodisce la scintilla d'oro
conosce quel posto.
Lei sa.
E tu anche.

C.P.Estés

lunedì 16 gennaio 2012

storie di donne selvagge


un altro libro straordinario, quello del giro di boa. Inizio la ventisettesima settimana postando il ventiseiesimo libro, sono un pelo indietro ma contando che sono stata più di un mese senza postare praticamente niente, e contando che questo libro è una raccolta di tre, mi considero più o meno in media inglese.
Dicevo, un libro straordinario. Anche stavolta c'è l'inquietudine, ma non ha niente a che vedere con quella spaventata e negativa che mi aveva lasciato Il profumo. L'autrice di questo scritto, Clarissa Pinkola Estés, ti sa trasmettere quell'inquietudine che si prova quando ci si rende più o meno conto che c'è qualcosa dentro di noi, qualcosa che forse ha pure un valore. Lei è una psicoterapeuta di fama internazionale, ed è specializzata nell'accompagnamento psicologico di persone che hanno subito gravi traumi. Per fare due esempi, ha seguito gli studenti ed il personale della Columbine school dopo la tragedia di qualche anno fa, ed ha avuto in trattamento moltissimi reduci e familiari delle vittime dell'attentato alle Twin Towers.
E' un'ottimista incontenibile, perché sente, e sa, che noi siamo nati per vivere adesso, in questi tempi difficili. Perciò possiamo non solo sopportarli, ma anche salvarli, rendere migliore quella parte di mondo che è alla nostra portata. Ci vogliono anime straordinariamente temprate e belle per sopravvivere oggi, nello schifo e nell'incertezza, e Clarissa dice che quelle anime siamo noi.
Leggendo le sue cose capisci che quello di cui lei è convinta potrebbe anche essere vero, perché secoli di leggende miti storie popolari e folklore, di paesi diversi in epoche diverse, ma di uguali o simili contenuti, non possono sbagliarsi.
Clarissa infatti, principalmente, racconta storie. E' cresciuta e vissuta in mezzo alle storie, della sua famiglia latino-americana d'origine, di quella ungherese zingara di adozione. Reduci quelli che non sono desaparecidos dalla parte latina, rifugiati quelli che non sono morti nei lager dalla parte ungherese. Una famiglia unitissima, dal dolore e dalle storie, che curano veramente, come medicine. Storie che hanno tutte un senso ed un significato profondo, che ti fanno capire "cosa davvero conta nella vita". Storie che parlano allo spirito ed all'anima e smuovono l'intuito antico che c'è in fondo a te, la potenza dell'amore, della scintilla più profonda del tuo animo, che ti tiene viva e ti fa risorgere nonostante tutto, anche se ti avevano abbattuta, scorticata, schiacciata, abbandonata..come Inanna, come la Fenice, come Persefone e Demetra, come il fuoco sacro di Brighid, come le selvagge amazzoni, come le streghe di ogni tempo, come tutte quelle donne che hanno un passato duro e decidono di rischiare ancora e vivere, e dio come sono belli i loro volti quando decidono così.
Storie di alberi tagliati che assurgono a nuova vita, a tante vite, di donne anziane che si lanciano in danze primordiali e sfrenate, di maghi dell'acqua che li avevi presi per matti e invece dopoo un po' ti accorgi che hanno fatto nascere centinaia di gigli gialli lungo una statale, di fuochi che permettono al vento di riportare la vita, di coppie che si amano in mezzo alla povertà più disastrosa. Storie di speranza che vengono dalla disperazione. E' per quello che ci credi. Perché sai che l'hanno conosciuto, il dolore, e comunque finiscono al meglio. Magari non come ti aspettavi. Come la vita. Storie di Vita, quindi. Non potevo che amarle visceralmente.

sabato 14 gennaio 2012

venerdì 13 gennaio 2012

il profumo


quando chiudo un libro e quello che mi resta è soprattutto inquietudine, poi non so mai bene cosa scrivere a suo riguardo. Non perché il libro non sia bello, anzi. Questo romanzo è veramente splendido, mi ha tenuta incatenata fino alla fine e mi ha incantata per l'accuratezza delle descrizioni, per il linguaggio perfetto ma non pomposo, per le invenzioni letterarie che hanno reso la storia uguale a nessun altra, almeno di quelle che ho letto o di cui ho sentito parlare io. Quindi non lo so perché sono inquieta. Forse, proprio perché il romanzo è scritto benissimo ed è molto coinvolgente, forse mi ha preso talmente che ci ho creduto.
I luoghi di cui parla sono veri, e descritti meravigliosamente e realisticamente, anche se l'epoca storica non è la nostra. Te li figuri davanti quei posti.
I personaggi hanno volti che hai visto.
I mestieri sono raccontati con accortezza e ricchezza di particolari anche tecnici, così anche quei lavori dei quali sapevi poco o niente ti sembrano ormai conosciuti.
Gli oggetti, gli eventi minori della storia, i gesti, le stagioni, le strade, tutto è perfettamente visualizzabile e credibile e chiaro.
Naturalmente, tutti i profumi e le puzze di cui si parla nel libro, e sono tanti, ti pare anche se solo per un attimo di sentirli nel naso.
Lo scorrere del racconto ha un ritmo avvincente e piacevole, invoglia a proseguire nella lettura e ti trasmette sempre la sensazione che qualcosa di inaspettato stia per accadere, di continuo. In effetti è così. Tutto il libro è una miniera di trovate, avvenimenti imprevedibili, oltre che di descrizioni perfette.
Così ti avvinci, e credi a tutto quello che Suskind scrive.
E finisci per credere che esiste veramente un personaggio come il protagonista, Grenouille.
Un mostro.
Cattivo, ma cattivo veramente, matto fin dalla sua nascita, attaccato alla vita come una bestia feroce e insaziabile, come una zecca per citare l'autore, crudele ma in un modo talmente "ingenuo" e metodico, da farti pensare che se il libro fosse ambientato ai nostri tempi ne avrebbero sicuramente fatto la trama del film di Criminal minds.
Fa paura, ma paura sul serio Grenouille, nel suo percorso di vita sempre più diretto verso il Male, giù, a fondo, sempre più di mese in mese, di anno in anno.
Fa paura perché non puoi non pensare al fatto che sua madre lo stesse lasciando morire appena partoritolo, che nessuno nella sua vita lo ha mai voluto, ha mai provato interesse o tantomeno affetto per lui, che nessuno gli ha mai fatto ua carezza, che tutti quelli che hanno potuto lo hanno sfruttato e gli altri lo hanno evitato o abbandonato. Non può non farti un po' di pena Grenouille. E provare compassione per un mostro tale, anche se è una compassione di un attimo, spaventa. Sembra una giustificazione, la compassione.
Fa paura perché, anche se portandolo all'estremo, Grenouille fa qualcosa che fanno in molti, ossia fregarsene completamente di tutto per raggiungere i propri scopi malati. Se ne frega delle malattie, dei sentimenti, del benessere, di dio, della fiducia, della natura, della solitudine, della vita degli altri, della bellezza, perché se qualcosa "gli serve" lui non ha problemi a compiere anche le azioni più ripugnanti ed i delitti più atroci.
Fa paura perché è un fenomeno straordinario della Natura, un essere unico al mondo, che può veramente cambiare il cuore della gente, e tu per buona parte del libro hai provato ammirazione e stupore nei suoi confronti, e tremi al pensiero che quell'incredibile dono lui l'abbia usato per fare male, e basta.
Fa paura il Nero della sua anima, di persona che non sa chi è e che mai è stata amata da nessuno, e che sente inutile ed odioso qualsiasi bene materiale, perché non ha se' stesso. Solo quando tesse il sommo inganno, le persone gli mostrano amore. Ma sono ingannate, drogate, e lui anche se non sa dirlo a parole, sente che non è mica Amore quello. E crolla, come puoi non crollare se essendo capace di eguagliare dio, nemmeno allora riesci a conoscere l'amore, ne' la tua intima identità? E cosa puoi provare allora? Odio, verso tutti e tutto e pure verso te stesso.
Ecco. Forse l'inquietudine che mi ha lasciato questa lettura è dovuta alla potenza con la quale mi ha fatto percepire la possibile profondità ed immensità dell'odio e del Male.
La percezione, l'impressione, che tutto quell'odio sia imbattibile, incurabile, inconcepibile ma assolutamente presente. Fa paura, tanta.

lunedì 9 gennaio 2012


Quando le Donne non parlano,
la voce della Donna Selvaggia si tace.
E tace il naturale e il selvaggio del mondo.
Tacciono i canti e le credenze e le creazioni.
Tacciono l'amore, e le voci della consapevolezza.

C.P.Estés

grazie alla strega Violet per l'immagine bellissima..

venerdì 6 gennaio 2012

sempre l'ignoranza fa paura ed il silenzio è uguale a morte

la discesa di Inanna


lo scorso anno avevo già parlato di questo antico testo, e finalmente l'ho trovato e l'ho letto. Siccome non so bene da dove iniziare, perché qui le profondità sono abissali, parto buttando lì un po' di stronzate, nozioni raccapezzate a random.
Dunque, le tavolette di argilla dove è scritto questo testo sono state rinvenute a fine Ottocento durante degli scavi archeologici nell'antica Nippur. Quindi stiamo parlando dei Sumeri. Perché io sono una tipa ipermoderna :)
Le interpretazioni del mito più conosciute e riconosciute sono due, quella legata ai cicli delle stagioni quindi allo scorrere della Natura, e quella psicoanalitica.
Ma.
Siccome sia io che voi miei tre lettori siamo tutti calviniani al cubo, non serve neanche che vi stia a dire che, come dice Calvino appunto, noi non siamo qui per interpretare e spiegare i miti. I miti vanno letti e presi così. Alla lettera. Come sono. In tal modo, primo impariamo il loro stile in totale sincerità e senza cercare spiegazioni artificiose; secondo, apprezziamo la storia, semplicemente, che è una storia sempre straordinariamente bella; terzo, riusciamo a stupirci della grandiosità di queste manifestazioni culturali di popoli che noi consideriamo primitivi, poco evoluti (ah ah ah....noi con la nostra minchia di Grande Fratello..vabbé).
Quarto, se davvero leggiamo i miti in tutta sincerità e senza cercare di spiegarceli in maniera razionale, e se a questo aggiungiamo un po' di fortuna, un'anima particolarmente sensibile ed aperta almeno per un minuto al giorno, ed un momento propizio e raro come un buco spaziotemporale, allora succede..l'imprevisto. Il miracolo. L'illuminazione. La MAGIA......Succede che la storia si apre verso di te e, come una divinità generosa, ti da Amore. Succede che il mito, i suoi personaggi, le sue implicazioni segrete e incerte e oscure, i suoi molteplici rimandi ad altre magie, la sua energia primordiale potentissima, entrano in te. Per un attimo magari, perché poi o leggi Wikipedia o le note a fine testo o un articolo e tutto questo ti riporta alla solida, rassicurante, fredda realtà. Ma quell'attimo, nel quale il Mito è entrato in te, ah, quell'attimo vale tanto, se ti accorgi che c'è stato e se non ti spaventi, se decidi di accoglierlo, anzi di cercarne altri.
Inanna è la dea della fertilità, del cielo e della terra, della vita. Va a trovare sua sorella, Ereshkigal, che è la Signora dell'oltretomba. Che già qui puoi iniziare a dire che in realtà la sorella è il lato oscuro di Inanna stessa.
Per arrivare fin dentro agli Inferi, deve passare sette porte, e man mano togliersi gli indumenti. Perché di fronte alla Verità della Vita e della Morte si arriva nudi, si abbandona tutto.
E poi..e poi muore, e rinasce, e cerca, e punisce, e si commuove, e risolve le cose in modo inaspettato, e ama, e prega, e...ed è da leggere, ragazzi.
Millenni di storia, misteri, riti, sacrifici, credenze, racconti, Inquisizione, uomini che non capiscono, parole sussurrate, notti insonni, riflessioni più o meno conscie, pianti e paura e coraggio, gioia e consapevolezza. Millenni di fuochi sacri e animali mitici, studi sulla condizione e la storia femminile, leggende su sante e streghe e fate, di sentimenti, matriarcato prima e poi silenzio e sottomissione per alcune, ribellione ed indipendenza per altre, coltivazione della propria autonomia in segreto per altre ancora. Tutto è qui, perché Lei è tutto. La Grande Madre. Penso che prossimamente parlerò ancora di libri o articoli che studiano i miti sulla Dea, perché è un mondo a dir poco straordinario, esaltante e vastissimo.
Per intanto, mi limito, con questo post chilometrico, ad invitarvi a conoscere quel vulcano di Inanna.