sabato 29 maggio 2010

follia?


Antonin Artaud ha scritto :" Come spiegare a uno scienziato che c'è qualcosa di alterato per sempre nel calcolo differenziale, nella teoria dei quanti e nelle oscene e così ingenuamente liturgiche ordalie delle processioni degli equinozi, a causa di quel piumino rosa gambero che van Gogh dipinge così dolcemente sul letto della sua camera? Come spiegare agli uomini semplici che non potranno più capire un cielo, una pianura, un fiore, un viso d'uomo senza rifarsi a van Gogh? Dovrai spiegare loro che Vincent non era pazzo, non come loro lo intendono."
Questo libro di Giordano Bruno Guerri si sottotitola "vita di Vincent van Gogh", ma il taglio che viene dato va molto oltre l'idea scolastica che potrebbe dare il sottotitolo. Onore al merito dunque, anche se forse è stato van Gogh stesso, con la sua storia e potenza incredibili, a rendere molto bello questo libro. Ripeto, ho amato moltissimo il modo in cui è scritto, le numerosissime citazioni e "divagazioni" che sono servite enormemente a capire, è il caso di dirlo, il quadro.
Però Vincent fu così assolutamente unico che se uno è appassionato e bravo a scrivere com'è Guerri, a quel punto non fa fatica a mettere su carta quella che è di per se' una storia straordinaria.
Il merito dell'autore, oltre che per lo stile, per me sta proprio nel lavoro di ricerca ed associazione di idee che ha permesso tutte le "divagazioni" che ne fanno narrativa e non più solo biografia. E scusa se è poco.
La storia della terribile vita di Vincent, letta così, non è solo una tragica avventura, ma diventa un chiaro manifesto dell'assoluta genialità della sua arte. Perché se c'è una cosa che si può sicuramente dire di van Gogh è che per lui, e in lui, vita e arte furono una sola cosa, almeno finché non fu annichilito dallo schifo per tutto, e stanco perfino della pittura che rappresentava come l'anima di van Gogh vedeva il mondo (o forse come il mondo si piegava all'anima di van Gogh?): cioè uno schifo, appunto. Potente e a tratti meravigliosamente incredibile certo, ma nauseante alla fine. Superfluo. Come si sentì superfluo Vincent, che pur sapendo benissimo quanto era bravo, si faceva talmente schifo che scelse di ammazzarsi nella buca del letame di una fattoria. Eppure, nonostante o forse grazie a tutto quel dolore, è diventato van Gogh.
E allora viva i matti, se sono tutti così.
Insopportabile a volte? Certo. Ubriacone puttaniere litigioso strano? Ovviamente. Ma anche incompreso, rifiutato, rinnegato, sbeffeggiato, povero, abbandonato, spaventato, oltraggiato. E chi non impazzisce, se si può chiamare pazzia la sua?
Ma mica tutti quelli che soffrono così finiscono per dipingere così. Eh.
Quindi, sicuramente, non è stato un folle, ma un genio che ha piegato la follia alla sua potenza creativa. E che si è ucciso per la nausea della vita, mica perché era allucinato o altro. Nei suoi ultimi settanta giorni, per dire solo di quelli, realizzò settanta quadri e una trentina di disegni. Serve altro?
"Io dichiaro di non saperne proprio nulla, ma sempre la vista delle stelle mi fa sognare. Semplicemente come mi fanno sognare i puntini neri che nella carta geografica indicano città e paesi. Perché, mi dico, i punti luminosi del firmamento dovrebbero essere meno accessibili dei punti neri sulla carta della Francia? Se prendiamo il treno per recarci a Tarascona o a Rouen, prendiamo la morte per raggiungere una stella." Questa l'ha scritta proprio lui, quel matto di Vincent.

venerdì 21 maggio 2010

eva luna


Quello che preferisco delle autrici latinoamericane è il loro modo di rendere magica qualsiasi storia. E' narrativa pura, anche quando si parla di argomenti di cronaca. Mai del tutto realista, ma anche mai del tutto in un altro mondo, perché anche quando si parla di magia, spiriti, voci e ricordi sembra sempre di vedere e sentire tutto, col corpo prima ancora che con la mente. E' a dir poco straordinario, e lo provo sempre con Isabel Allende, ma anche con Marcela Serrano per dire la prima che mi viene in mente, e della quale fra l'altro ho letto tutti i libri e presto ne posterò qualcuno.
Ma tornando a questo di libro, mi ha sorpreso, come sempre mi sorprendono i libri scritti bene. Mi sorprendono perché so quanto una cosa bella, una bella storia, una bella sensazione, un bel momento, siano da considerare dei veri regali in questa nostra esistenza, in questo nostro mondo.
E così la Allende mi ha fatto questo regalo incredibile, pieno di vita e di immagini vivide e calde, pieno di magia e sensualità e "surreale realismo", permettetemi il gioco di contrari. Qui ci sono tante storie intrecciate, così com'è la vita, mai uguale e mai in una sola direzione. Qui ci sono esperienze atrocemente dolorose e crude, e le senti come se stessero capitando, che ne so, a tua sorella. Qui ci sono amori appassionati, e rivivi con tenerezza le tue di passioni, le attese, gli innamoramenti, le scopate, e ti sembra di vedere tutto lì, su quelle pagine. Qui ci sono fantasmi, sempre, e senti che tutta la nostra vita è immersa nella magia e che siamo sempre accompagnati dagli spiriti, anche chi non li sente o non ci crede. Qui c'è l'impegno politico e sociale ed insieme la disillusione tipica di chi ha creduto in una rivoluzione e l'ha vista poi terminare malamente e sgretolarsi come argilla. E rivedi le tue disillusioni, ma anche i sogni e le convinzioni che ancora rimangono, e senti che è anche per quelli che vai avanti, e combatti, sempre, come c'è scritto sulla frase sotto il titolo di questo blog, a destra. Quella frase è presa da questo libro, e per come la vedo io è assolutamente vera. Battersi sempre, non solo nel senso "rabbioso" dei termini, ma nel senso di crederci, di non rinunciare, di vivere tutto ed essere curiosi e desiderosi di tutto. Questa per me è la vita, almeno ora. Non lo so se sarà così quando sarò più vecchia, ma spero di non dimenticarmene tanto presto. La vita è qualcosa che non mi basta mai. Nelle gioie e nei momenti di merda.
Come per Eva Luna, che vuole "divorare il mondo con tutti i suoi errori". Come le mulatte di Pedro Juan Gutierrez, insaziabili e voraci. Come le coppie che stanno per settimane senza uscire dal letto, mangiando poche cose che lasciano gli amici fuori dalla porta, in Daniel Pennac. Come la figlia di Cidrolìn in Queneau. Come la signora Dalloway che sempre e comunque. Come Margherita Dolcevita di Benni. Come Tomas ne L'insostenibile leggerezza dell'essere. Come quando Ligabue diceva "non si può sempre perdere per cui giochiamoci". Come Vinicio Capossela. Come il gabbiano Jonathan Livingston. Come Zorro un eremita sul marciapiede della Mazzantini. Come le donne di Marcela Serrano. Come Renato Zero, Loredana Berté e Mia Martini. Come Annie in Una stella di nome Henry. Come Corto Maltese. Come un guerrigliero. Come un partigiano. Ne volete ancora?
Ecco, questo libro è così: pieno di tutto (come lo è, per dire il più famoso ,forse il più bello, della Allende, "La casa degli spiriti"). E' così vitale e ricco che, per una col mio carattere, è irresistibile. Sono golosa di libri in generale, mi piacciono anche quelli in cui non "succede" niente ma si scopre il mondo che c'è nell'interiorità dei personaggi.
Ma i libri come questo, pieni di intrecci, eventi, passioni, casino, dove non succede mai una sola cosa per volta, questo tipo di storie, beh...wow.

lunedì 10 maggio 2010

l'esclusa


Libro numero dieci, siamo a metà della settimana numero sei della mia sfida intitolata "52settimane50libri", di cui scrivevo nell'ultimo post di marzo. Sono in anticipo, ma mi prendo avanti per quando non leggerò niente da poter postare qui, tipo il manuale di archeologia...
L'esclusa dunque. Intanto, così a bruciapelo: che figata di titolo.
Pubblicato per la prima volta a puntate su un giornale nel 1901, dopo otto anni che era stato scritto. E non perché in quegli anni Pirandello si fosse tenuto il romanzo per se', ma perché il romanzo era stato "escluso" dagli editori. A leggere che un libro così è stato snobbato per tanti anni, davvero non mi capacito.
Poi ci penso meglio e mi accorgo che, rispetto ad altri romanzi dello stesso periodo, il linguaggio è decisamente diverso. L'esclusa sembra scritto dopo, la lingua è molto più vicina a noi, senza ridondanze o paroloni, senza voli romantici ne' discorsi drammatici che a volte, pur straordinari, possono dare l'idea del "polpettone". No. Pirandello scrive asciutto. Però si capisce dove vuole arrivare. Asciutto, ma dannatamente bene, ancor più se si pensa che questo è il suo primo romanzo. Asciutto, e narra una storia piena di sorprese e colpi di scena, piena di emozioni fortissime provate dai protagonisti, piena di dolore, energia e voglia di riscatto, di punizioni ingiuste e crudeli e di dispiaceri al limite del suicidio. Parla di una donna accusata ingiustamente, che si rialza da sola, che sceglie di mantenersi, che si fa un amante anche se mai, neanche un attimo, si vede libera di scegliere (storicamente, è ancora presto anche se parliamo di Pirandello). Insomma se la storia fosse venuta in mente ad altri autori, ne sarebbe uscito un drammone romantico strappalacrime da quattrocento pagine, invece che un volume di 125 che più che di drammone sa di cronaca.
Ecco perché è stato snobbato, forse. Perché racconta in modo secco, quasi rassegnato, quasi menefreghista, una storia che poteva diventare incredibilmente sentimentale e commovente, da far emozionare tutte le signore perbene che avrebbero comprato il libro. E invece ti emoziona sì, ma non ti fa perdere la testa. E' drammatica ed anche erotica per quel tempo, in alcuni tratti, e di certo è scritta in un modo che ti vedi in testa come in un film ogni singola scena (da subito era portato per il teatro, quest'uomo..), ma non ti impersonifichi fino a perdere la lucidità, come in altri romanzi. Forse (almeno, io la vedo così) l'autore, oltre che stare sulla via rivoluzionaria del verismo, che è lo stile a lui vicino sia temporalmente che geograficamente, forse dicevo vuole farci notare che per cambiare le cose occorre sì provare compassione per gli sfortunati, ma anche usare il cervello. Forse il realismo serve anche a farci capire che non è giudicando il prossimo che si va avanti, qualunque sia il comportamento o l'opinione che il prossimo manifesta. Assenza di giudizio significa secondo me osservare come si comportano gli altri, ma non dimenticarci mai che tutto potrebbe capitare anche a noi. E in base a questo decidere il nostro agire ed il nostro pensare, liberamente e senza retoriche accuse agli altri. Oggi, a distanza di un secolo, capiamo che, visto come scrivevano anche i migliori di quel tempo, davvero Pirandello è stato un gigante assoluto. Non l'unico, per carità. Ma un talento così davvero è rarissimo, e non perché lo dico io, ovviamente, ma perché è impossibile non notarlo.
Ah, l'ho già detto che il titolo è una figata? Mi piace troppooo!!! :)

giovedì 6 maggio 2010

5 maggio da leoni


Ieri alle 14.30 qui c'era il sole. Non un tempo perfetto, ma dopo la pioggia della mattina mi sono detta "siamo apposto". Parto alla volta di verona, con la mia bella maglia rossa, arrivo a lungadige catena praticamente per sbaglio dopo essermi persa credo tre volte ma ho il dubbio anche quattro. Ci troviamo che saremo un centinaio o poco più, quindi solo una trentina sono i disertori che, visto il tempo, saranno rimasti a casa. Sì, perché nel frattempo sono arrivate le nuvole. Grigio nere. Scendo dall'auto e arrivo dove ci sono i gommoni. Neanche il tempo di arrivare tutti che iniziano le prime gocce. Beh, a quel punto sarete andati tutti a casa no?, direte voi.
Ebbene, col cazzo che ce ne siamo andati. Per dirla col solito francesismo. L'entusiasmo ha colmato quel vuoto che aveva lasciato la ragione, ci siamo fatti coraggio ed abbiamo preso giubbino salvagente e pagaia. Anche i due Garibaldi della foto, che faranno tranquillamente, in due, i 150 anni che ci separavano da quello più famoso di sbarco, quello da Quarto, quello vero. Scendiamo in Adige, che correva per il vento ma non era agitato. Pioveva ma non a dirotto. Il necessario comunque per ritrovarsi, fra gommone bagnato, pioggia e fiume, fradici neanche dieci minuti dopo. Ma chissenefrega. Grazie agli esperti ragazzi di un gruppo di canoisti (o canottieri?o entrambe?mah) di verona siamo partiti, pagaiando, alla volta della dogana austriaca. Sul lungadige, gli Amici della bicicletta che ci seguivano, è il caso di dirlo, a ruota. Siamo arrivati, tutti sani salvi fradici e con sorrisi a cinquantotto denti. Fra un "viva l'Italia Unita" e un "Bella ciao", che non c'entrava ma che è miracolosamente (e meravigliosamente) apparso sulle bocche di tutti noi vecchi e giovani rivoluzionari..
Scendiamo dai gommoni, e inizia a piovere più forte, ma a questo punto eravamo già così zuppi che non poteva fregarci di meno.
Pausa gotti all'osteria. Il tempo di sedersi e, fuori, smette di piovere e spunta il sole. CAZZOOOOOOOO!!!!!!!!!!!!!!
Grazie a tutti, a chi c'era davvero e a chi c'era col pensiero (mo ve faccio pure le rime giambiche), a chi ci ha creduto e ci crede nonostante tutto, a chi c'è morto per la patria, senza vergognarsi o piegarsi a qualsivoglia potere.
E a chi mi ha chiesto :"Ah, sei andata a una manifestazione per la morte di Napoleone?", non posso che riservare un affettuoso, antiimperialista e partigiano ruggito: VAFFANCULO! :)

domenica 2 maggio 2010

pornoromantica


Ieri sera, per consolarmi dell'amarezza lasciatami da storia di una capinera finito nel pomeriggio, mi sono presa un libretto leggero e, con il sottofondo del concertone su rai3, mi sono immersa in questo adorabile manualetto tra il serio e il satirico, che ha l'intento di rendere più libero e godibile il sesso, oltrepassando pregiudizi, discorsi triti e bacchettoni. In pratica, ieri sera in due ore l'ho finito, mi sono fatta delle gran risate ed ho scoperto che non sono poi così strana come temevo..e neanche così sboccata..oltre a confermare a me stessa il fatto che anche se il sesso è sbandierato un po' ovunque, poi in realtà si sentono e si vedono quasi sempre le stesse cose, come sempre maschiliste, come sempre limitate, e che come ogni cosa ripetuta uguale all'infinito finiscono col rischiare di venire a noia..e se ti stufi del sesso allora sei proprio all'ultimo stadio cazzo!Molto meglio parlarsi chiaro, giocare sempre di fantasia e riderci su, approssimando per eccesso verso l'inzoccolimento allegro, che non sarà perbene ma è dannatamente divertente.
Questo non è chiaramente il libro della vita, ma data la media dei libri che ho postato qui finora, direi che ci stava un po' di pornoromantica frivolezza!
Anche perché oggi ho deciso di buttarmi su Pirandello..tremate tremate.. :)

sabato 1 maggio 2010

storia di una capinera


Mi ha lasciato una tristezza che non vi dico, questo romanzo.
Maria, la protagonista, nel suo stato di vittima designata dall'inizio alla fine, fa provare una dolcezza infinita e allo stesso tempo non puoi non arrabbiarti con chi l'ha fatta finire così male. Suo padre, che l'ha abbandonata alla fine dei conti. La società del tempo, che permetteva che una bambina orfana fosse rinchiusa in convento quando il padre decideva di risposarsi. La matrigna, che non ha mai provato tenerezza nei suoi confronti. Le altre monache del convento, che non hanno nome o volto ma sembrano dei mostruosi fantasmi. L'amica destinataria delle sue lettere. Il ragazzo di cui lei si innamora e che nemmeno lui è indifferente.
Nessuno si sforza per starle davvero vicino e salvarla, nessuno ascolta la richiesta disperata di aiuto che si vede negli atteggiamenti e nelle parole di questa povera ragazza. E lei non può fare niente se non accettare questo destino prima, ammalarsi ed impazzire poi.
E leggerlo sapendo che, pur essendo una storia, parla di situazioni reali di quel tempo, comuni e socialmente accettate...ti lascia dentro una tale amarezza...ma va bene anche quella quando serve per aprirti gli occhi e pensare.
E poi ogni libro di Verga merita di essere letto. Quando leggi romanzi scritti da chi è davvero bravo, pian piano non puoi più fare a meno di scegliere solo libri ben scritti, e di evitare come la peste "Amore 14"..per dirne uno. :)