domenica 26 dicembre 2010

aby warburg - un banchiere prestato all'arte


biografia di una passione, è il sottotitolo di questo incredibile libro.Una biografia scritta come un romanzo, quindi scorrevole ed appassionante, con un linguaggio curato e chiaro e tante, tante notizie e storie. Tutte stanno dentro una storia più grande, quella di Aby Warburg e della sua Biblioteca, dei suoi progetti e delle sue vicende. Forse questa biografia poteva essere scritta solo come un romanzo, perché simile ad un romanzo è stata la vita di questo genio. Seppure non avventurosa o con colpi di scena enormi, è stata una vita che pochi, pochissimi al mondo potrebbero vantarsi di aver vissuto. La vita di un genio matto ma lucidissimo, in cui la passione è stata la causa, la guida e anche l'esito di ogni scelta, di ogni scoperta fatta, di ogni argomento studiato, di ogni progetto più o meno rivoluzionario, di ogni libro comprato, di ogni viaggio.
"Vita privata e vita intellettuale, teorie e sentimenti formavano allora un grande falò bruciato da un fuoco di inquietudine e di esaltazione insieme."
Aby Warburg era primogenito di una ricchissima e potentissima famiglia ebrea di banchieri (i fratelli minori sarebbero diventati i principali fautori del piano Dawes, furono grandissimi amici di gente come Albert Einstein, e cambiarono le sorti degli Stati Uniti, dove vivevano, e conseguentemente del mondo). Rinunciò ai diritti della primogenitura, li cedette al secondogenito Max, facendosi promettere in cambio un perpetuo finanziamento della sua vera vocazione: i libri e la cultura. Il fratello accettò, e Aby divenne Storico della cultura, e si dedicò a questo argomento enorme per tutta la vita, passando dalla storia dell'arte all'astrologia all'etnologia e chi più ne ha più ne metta. Ah, dimenticavo, la storia della rinuncia ai diritti di primogenitura e del patto con Max, si svolse quando Aby aveva tredici anni. Che solo qui capisci quanto davvero fosse bruciante, quel falò.
Aby divenne uno dei più grandi studiosi di storia dell'arte e della cultura di sempre. Visse per anni a Firenze, da profondo amante e conoscitore del Rinascimento qual era. Visse altri anni ad Amburgo, dove aprì a colleghi e studenti la biblioteca di casa propria, che contava allora più di quarantamila volumi. Naturalmente i volumi crebbero, iniziarono vari progetti che collegavano la Biblioteca Warburg ad altri centri culturali, ci furono due guerre mondiali, e la Biblioteca fuggì a Londra, dove dopo altre peripezie fu accolta in locali dati dall'Università, per arrivare oggi a contenere circa trecentomila volumi, altre migliaia di pubblicazioni ed una enorme collezione di immagini, nata dall'ultimo progetto di Aby, mnemosyne. Il 40% dei volumi presenti nella Biblioteca Warburg, non si trova nella British Library. Puoi immaginare quanto possano essere rari quei volumi?! Unici al mondo!
Ma dai tempi del patto con Max, Aby andò in America dove conobbe il popolo degli indios Pueblo, visse appunto a Firenze, si sposò, fece quattro figli, tornò ad Amburgo, comprò casa, andò in manicomio per anni (un manicomio per pazienti ricchi e colti, ma pur sempre tale), tenne conferenze, conobbe i più grandi personaggi di quel tempo, si fece odiare da tanti con la sua arroganza ed il suo fare dispotico, e contemporaneamente si fece amare per l'irresistibile fascino che aveva, appena apriva bocca. Il fascino del genio, dell'uomo colto, anzi coltissimo, e soprattutto dell'uomo in cui la passione, di nuovo questa magica parola, la passione dicevo era palesemente percepibile, e si sprigionava da lui come luce.
"...la passione è una forza che non si acquista o si conquista ma è connaturata in pochi esseri umani, e solo in pochi. Chi ha passione riceve passione (...). Aby Warburg non avrebbe potuto essere ricordato se non per colui che aveva elaborato la teoria della Pathosformel e che aveva trovato nel concetto di pathos la fusione finale di tutti i suoi conflitti."
Come quasi sempre accade con le biografie, il personaggio di cui il libro parla oscura lo stile, il linguaggio, il ritmo, insomma l'autore. Ciononostante, ricorderò sempre il nome di Francesca Cernia Slovin, per avermi fatto conoscere Aby Warburg e la sua straordinaria vita.

venerdì 17 dicembre 2010

salomé



embé, che ti vuoi dimenticare di leggere Oscar Wilde?!
Questa è una tragedia, è scritta per il teatro, e sinceramente secondo me non potrebbe esserci altro modo per raccontare una storia così, sessuale truculenta e crudele. Tutto è dialogo, con un po' di scena. Niente analisi psicologica, o meglio l'analisi devi fartela da te, mentre leggi, perché ovviamente non è che gli attori sul palco si possono mettere a spiegarti come si sente il loro personaggio, e quindi nemmeno sul testo lo trovi questo. Però è proprio lì il bello, che rende le opere teatrali, almeno quelle scritte bene, magiche. Il bello, dicevo, è che non puoi non sentirti coinvolto, quasi lì presente, perché lo scrittore ha fatto in modo che non sembri esserci niente di "cerebrale", tutto è visualizzabile, tutto quel che c'è scritto lo puoi vedere su un palco o comunque facilmente immaginare. Poi, naturalmente, c'è una serie di significati sotterranei, tutti da pensare. Ma anche se non avessi voglia di pensare, l'opera ti cattura comunque, con la potenza che c'è in ogni parola, nel gioco delle ripetizioni, nel ritmo del dialogo. Il teatro è forse la più diretta imitazione della vita reale che si possa fare in letteratura, perciò non poteva non piacermi.
E questa storia in particolare è accesa, sanguinosa, intensa, incalzante, drammatica, muscolare e coinvolgente, anche senza andare per forza a cercare i significati profondi come dicevo. Tutta immagine, colore, sensualità non solo come erotismo ma anche come qualcosa che è legato a doppio filo con i sensi. Naturalmente, è anche una bellissima messa in scena di sentimenti quali il risentimento, la perdita di controllo, la vendetta, la paura. Naturalmente, è anche una straordinaria dimostrazione di come i segni, la simbologia, possano cambiare il comportamento di qualcuno. E molto altro che io non ho capito, o che non sto a cercare di dire ma che dentro di me è rimasto.
Dunque questo diventa uno di quei miracoli di libri che puoi leggere sia quando hai voglia di riflettere intensamente, sia quando vuoi leggere qualcosa che ti colpisca subito senza tanto faticarci, sia quando vuoi leggere della buona, ottima letteratura senza dover star lì a decidere. E' uno di quei libri con cui vai sempre sul sicuro. Vitale, in ogni senso.

lunedì 13 dicembre 2010


L'inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n'è uno, è quello che è già qui, l'inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l'inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio.

le città invisibili


ne ho citato un brano qualche post fa, ma ancora non ne avevo scritto. Sono tornata con grande piacere nel meraviglioso pianeta Calvino, che mi stupisce sempre più ad ogni rigo della sua sterminata produzione. Mi sono avvicinata alle sue opere tardi, e come mi è capitato anche con altri autori ne sono tremendamente dispiaciuta, perché i suoi libri mi piacciono tantissimo e mi sembra disgustoso essermene privata fino a poco tempo fa.
Dunque. Se volete perdervi, leggete questo libro. Perdervi in una enorme selva di città inventate, fantasiose, dai nomi femminili che come ogni femminilità ricordano la diffidenza magica ed affascinante di un essere che è a metà fra preda e predatore. Città costruite nei modi più differenti e strambi, abitate da ninfe, o da morti, o da persone che si sono perse, o da viaggiatori, o da gente con facce che hai già visto, città senza uscita, città per aria, città che vivono sulla propria leggenda ma forse non sono reali. Perdervi nei dialoghi fra l'imperatore Kublai Khan ed il mercante da lui inviato in esplorazione, Marco Polo. Dialoghi fatti, oltre che di parole, di gesti, di oggetti, di lunghi silenzi, di partite a scacchi, di illustrazioni guardate su un atlante molto speciale. Dialoghi misteriosi, dove Kublai e Marco non capiscono più bene se stanno davvero parlando, o solo immaginando, se davvero esistono o no, se almeno alcune delle mitiche città descritte dal mercante sono vere, oppure se è tutta immaginazione, o ancora se ogni città è in realtà la descrizione amplificata di un diverso angolo della stessa città, Venezia, la città di Marco.
Se volete ritrovarvi, leggete questo libro. Ritrovare in ogni città qualcosa delle vostre vite, delle persone che avete conosciuto, dei vostri sogni desideri aspettative paure rabbie opinioni credenze. Ritrovare il piacere di leggere per leggere, senza riuscire a smettere. Ritrovare il piacere che si prova quando mentre stai leggendo una storia ti accorgi che dentro ce n'è un'altra, o molte altre, che non ti aspettavi, e che ti fanno sembrare il libro come una raccolta, anche se sono poche pagine. Ritrovare il piacere di quei dialoghi fumosi, a volte profondi altre meno, a volte più ricchi di silenzio che di parole, che qualche volta nella vita sei riuscito a fare con gli amici più sinceri, o con qualcuno con cui è avvenuto il prodigio di capirsi al volo, ai limiti della telepatia.
Perdetevi nella letteratura per ritrovare la letteratura, nella magnifica pienezza che può dare alla vita, o almeno a quelle ore che riuscite a ritagliarvi per leggere.

venerdì 10 dicembre 2010

la dodicesima notte


beh, non puoi non leggere shakespeare. E leggere le commedie fa sempre bene perché qualsiasi sia il tuo umore loro ti tirano su. Un aspetto che mi ha colpito di questo libro è stato proprio l'inventiva dello scrittore. Mentre leggevo mi ripetevo :"che trovata!nel seicento!", e solo per questo la lettura sarebbe già fantastica, perché pur essendo stata scritta quattrocento anni fa, quest'opera non è mai ovvia. Come tutto Shakespeare. Ma secondo me è bene ricordarlo perché, siccome le sue storie sono famosissime, potrebbe sembrare leggendole di aver di fronte qualcosa di già visto, ed invece non bisogna farsi ingannare dal fatto che sapevamo già come va a finire, ed apprezzare a fondo la forza innovativa di questi libri.
E poi, i personaggi sono così reali e moderni, che ti sembra di conoscerli, e le loro caratteristiche ti sono familiari. Gli amici festaioli, allegri, casinisti e un tantino eccessivi. La servetta furba, svelta e divertente. Il servitore arrogante e pieno di se' che poi viene imbrogliato e fa la figura del pirla. La signora elegante e di fermissimi principi che quando si innamora manda affanculo tutti i suddetti principi. La ragazza che si nasconde e nasconde i propri sentimenti. L'amico fedele e coraggioso. Il ragazzo leale e pieno di fuoco.
Ci sono tutti, ci siamo tutti, qui: noi, le nostre famiglie, i nostri amici, i nostri amori, i colleghi stronzi, i compagni di scuola, le amanti. Leggo, rido ed è come se avessi davanti agli occhi le facce dei personaggi, sentissi nelle orecchie le loro battute, provassi sulla pelle e nel cuore le loro emozioni, percepissi le loro voglie e paure.
Soooo amazing!!!!