venerdì 17 maggio 2013

giovedì 16 maggio 2013

dance, dance otherwise we are lost



Pina Bausch diede una mano nell'attività di famiglia da piccola, e da li' iniziò ad osservare le persone, i loro modi di fare, di muoversi, di esprimere le loro emozioni e nevrosi, le loro stranezze, l'armonia di alcuni, i tic di altri..finché mantengono la loro pura integrità, finché sono radicati in se' stessi e sentono se' stessi radicati con ogni creatura, tutti i bambini sanno per istinto che non dovrebbe esserci scissione ne' in se' stessi ne' nei rapporti col resto del mondo, perché ogni creatura è parte della Madre più grande, come ogni parte di noi è nello stesso Corpo. Ma ad un certo punto anche i bambini iniziano ad acquisire la traumatica consapevolezza che questa "interezza" è qualcosa di spesso rifiutato dagli adulti, in primis dai genitori. Perciò anche i bimbi diventano consapevoli e iniziano a controllarsi e controllare. Pina, figlia di una famiglia povera, probabilmente dovette cozzare contro una realtà piuttosto dura già da piccola. Molti ballerini sono tali perché oltre che amare la danza amano controllare il proprio corpo. Anche per Pina probabilmente ci fu una componente del genere, all'inizio. Ma poi avvenne qualcosa. Chissà cosa mosse questa donna a smetterla di "controllare" troppo, ed a smettere di farlo fare a coloro che lavoravano con lei. Qualcosa di tribale e selvaggio è entrato nelle creazioni della coreografa, ed ha scosso con coraggio ed energia uno stile tanto bello quanto "calcolato". Pina ha preso i suoi danzaTTori ed ha detto loro "ballate quello che sentite". Usando tutto, anche la voce, anche gli elementi come l'acqua o gli oggetti, anche i gesti inaspettati, anche la recitazione. Tutto è espressione, ed ogni ballerino butta fuori ciò che sente, ciò che è. Tutti accompagnati, affiancati dall'ampia visione della coreografa, che tira le fila con Amore e senza imporsi o giudicare ma con la forza e la chiarezza dell'esperienza e della genialità.

Perciò bisogna ballare, ballare, altrimenti si è perduti. Perché in questo modo di danzare c'è tutta la persona, chi balla così balla ciò che è ed è ciò che balla. Non si può smettere di ballare se non si vuole smettere di essere completamente se' stessi, se non si vuole perdere qualcosa di se'.

mercoledì 8 maggio 2013

donne dududu9: Pina Bausch

" Certe cose si possono dire con le parole, altre con i movimenti, ma ci sono anche dei momenti in cui si rimane senza parole, completamente perduti e disorientati, non si sa più che cosa fare.
A questo punto coincia la danza."



eccola qua, Philippina. Che vita incredibile gente.
Una bambina poverissima, che lavora fin da quando è piccola. Zero possibilità, zero occasioni. Stimoli pochi, se non quelli che nascono dentro a se' stessa. Ma sono abbastanza, sono tantissimi, valgono una vita intera. A quindici anni ebbe una piccola, singola, umilissima occasione, la colse ed il suo volo durò per tutta la vita.
Pina cambiò tutto perché unì il balletto, storicamente elegante, etereo e muto, al teatro ed alla parola, poi prese questa miscela e la diede in pasto ai suoi ballerini, o meglio ai suoi danzattori, e chiese loro di masticarla e metterci del proprio. Unì la rappresentazione alla realtà, e ne ricavò il DanzaTeatro. I ballerini di Pina facevano lo spettacolo insieme a lei, esprimevano le proprie emozioni con tutto quello che avevano, corpo voce oggetti di scena.
La vita, la danza. Tutto è Uno. Quello che molti di noi nel proprio percorso arrivano a capire, o che cercano in se' stessi come una illuminazione o come l'esito di un lungo cammino, Pina lo capì e lo espresse con il DanzaTeatro. Forza e delicatezza, potenza e fragilità, urla e sussurri, musica e solitudine. Un soffio, un salto, una macchia sfuggente che riempie il vuoto. Una bambina sperduta, una donna coraggiosa, un corpo che si spinge al limite, un corpo che muore di cancro a 68 anni. Tutto insieme, tristezza e felicità, dolore e amore, lutti e gioie sfrenate, tutto mescolato, tutto integrato in una cosa sola. La Vita.

venerdì 3 maggio 2013

Intervista a Demetra

prendo il post da I fiori neri di Artemisia, il blog di Lu che potete linkare qui a fianco. Lo copio paro paro, perché è talmente incredibile che mi ha fatto scendere le lacrime, e vorrei condividerlo con chi magari legge qui ma non legge (ancora) il suo spazio..ma credo che dopo questo darete un occhio al suo blog più spesso :)



La bambina è protetta. La camera di vetro blindato non lascia trapelare alcuna voce dall’esterno. La porta è stata chiusa con la chiave. Carta e penna restano sulla scrivania bianca in attesa: si attende che lei adempia alla sua missione. La piccola prende due piccole scatole con gli spilli per i fogli e li inghiotte tutti. Poco dopo agita le braccia sul vetro e rimette sangue. Comincia a scrivere.

Intervista a Demetra

Tra le onde brune che corrono sulla riva, una testa di donna. Capelli bruni lunghi come fronde di sargasso. Si ferma allo scoglio di fronte e, con la semiluna tra le mani, guarda perplessa le macchine fotografiche, i microfoni e le cravatte che pendono tristi dal collo sudato dei giornalisti. Rigorosamente vietato il flash, in spiaggia le guardie hanno controllato ogni cameraman.

- Gentilissima Demetra, ci perdoni se l’abbiamo convocata per questa intervista…
- Non avrà di che pentirsene…
- Soltanto domande accuratamente selezionate dai nostri esperti di mitologia….
- No, non guardi così, deve ammettere che lei è una creatura mitologica, non esiste veramente.

La sirena lascia cadere la coda in acqua. Uno spruzzo d’acqua arriva sulla faccia stupita dell’uomo.

- Se fossi più di una creatura che prende la vita in prestito da un umano, secondo voi sarei venuta fin qui dagli abissi per un’intervista? Nossignori, avrei di meglio da fare.

Il giornalista si aggiusta il collo della camicia e con tono conciliante,

- Ci perdoni, immaginiamo i suoi affari. Chissà quanto velieri da assediare con il canto...

Lei interrompe ridendo. Una risata forte squillante che inizia e finisce confondendosi con il brusio dell’oceano.

- Ho di meglio da fare che dare la caccia a voi uomini.
- Però ammetterà che tanti uomini non fanno più ritorno quando c’è tempesta e arrivate voi sirene.
- Quando la vita è sospesa dal vento freddo, arriviamo noi. Un lavoro come un altro, accompagnare gli uomini tra le braccia della conoscenza.
- Ci perdoni Demetra, diciamo accompagnate ma in fondo voi uccidete e c’è chi dice che fate collane con il bianco degli occhi dei marinai.

La sirena sbuffa, si capisce che se si trovasse da sola con quel giornalista, gli rovescerebbe tutta la conoscenza di sé in faccia. Con tale violenza che il poveretto resterebbe folgorato; annegherebbe nel pianto di gioia. Ma no. La sirena ha promesso di collaborare, si limita a sussurrare ciottoli di verità: - Ci sono due forze nell’universo della mente. La forza rossa e quella blu. Noi ci limitiamo a cantare a ciascun umano la forza che ha allontanato da sé. Restituiamo agli umani ciò che il padre eterno ha diviso in ciascuno di loro per mezzo di quel suo schiavo degenero che chiamate diavolo. Rendiamo la totalità.
- Totalità?
- Ogni umano nasce con le due forze ma tanti pretendono di viverne soltanto una. Perché concepite sempre opposizioni e da soli non avete l’umiltà per accogliere la totalità dell’essere.
- Gentile Demetra, riconosciamo che da Aristotele in poi il pensiero occidentale ha generato dicotomie. Ma con la totalità cosa c’entra?
- Bene e male, etica e desiderio, femmina e maschio, eterosessuale e omosessuale.. Quante parole come una giostra di opposizioni. Un umano, quando sente noi, sono baci di parole che gli aprono l’anima. No, non le non ripeterò stasera perché ho garantito che farete ritorno a casa incolumi….
- Non stupitevi, Omero ve l’aveva detto: noi regaliamo piena conoscenza di sé. Parole viola, parole che rendono le due forze entrambi vive dentro un umano. Uomo o donna che sia. E quale identità può mai resistere al rosso e blu abbracciati nell’amplesso viola?
- Ci perdoni gentile Demetra, il viola è il colore del lutto…

La sirena sospira e sembra diventare triste in viso,

- Colore malfamato e temuto. Certo che avete fatto di tutto per nascondere la verità, dovreste avere pena di voi stesse. Ma dal resto, camminate sempre con una gamba sola. Rossa o blu.

Un tizio col sigaro e il panzone prominente si avvicina fin sulla spuma bianca,

- Almeno una gamba noi altri ce l’abbiamo. Voi sirene siete mezze pesci!

Le guardie intervengono per trascinarlo via. Demetra alza le braccia, apprezza la sincerità, che lasciano sulla riva l’incredulo. Non è peggio di quelli che sorridono ipocritamente.

- Il pesce è l’animale più simile a voi umani. Immerso nell’acqua. Forza rossa in movimento nel blu. La vostra mente e la vostra anima sono tra loro in relazione come il mare e il pesce. Non fatemi dire di più… perché dovete tornare a casa sani e salvi. Tutti. L’ho promesso.

Un tipetto con gli occhialini rotondi e le bretelle alza la mano.

- Mi scusi, ma perché un umano restituito alla totalità, diventato viola grazie alla vostra voce, desidera annegare?
- Perché il viola è impossibile da sostenere per voi che ragionate sempre per opposti: bellezza bruttezza, amore e opportunismo, generosità ed egoismo, etc. Non riuscite a pensare senza ricorrere agli opposti. Quando siete viola, scatta dentro di voi la lotta. L’umano viola, è instabile. Vive un’alternanza continua di fasi: un momento è blu pensiero etica e il momento dopo è rosso vibrazione ed emozione. Il blu nega il rosso e il rosso nega il blu, vi hanno insegnato a giudicare così.

I giornalisti si guardano tra loro confusi. Speravamo dicesse altro, cosa scrivere nella colonna?
Lei li guarda sconsolata,

- Un umano viola cerca di negare sempre una parte di sé. E finisce che ringrazia e annega volentieri un colore. Quando annega il rosso, l’umano diventa serio, composto, noioso anche a se stesso. Quando annega il blu, conduce una vista disastrata, spesso dedito a dissipare qualsiasi bellezza. A volte infine, l’umano viola annega entrambi i colori. Questo avviene quando nella tempesta incontra noi tra le onde e il viola ritrovato è insopportabile, lo folgora.

Una bambina pallida si avvicina a Demetra. Mostra le mani rosse di cocci di anima.

- Signora, posso venire con te?
- Io ti conosco. Tu sei l’autrice. Mi spiace, devi restare sulla spiaggia perché il mondo esista.

La bambina chiude la testa dentro le braccia e piange. Di fronte alla totalità di amore, alla luce immensa del viola – le due forze unite – lei dovrà restare a sostenere il mondo, dovrà sopportare facce indifferenti, cieche di luce, che si dichiarano pronte ad amarla, ma l’amore umano è facile concepirlo come proprietà privata. Finalmente la bimba intuisce qualcosa. Si alza e si avvicina senza paura alla sirena,

- Nessuna divisione. Totalità. Dunque può esserci vibrazione tra due persone anche nel cucinare insieme. Anche nel vedere un vecchio film in bianco e nero muto. Non è l’attività in sé, è l’energia che si libera con l’anima che sta accanto.
- La prima vibrazione è spesso gratuita, un dono, bambina mia. E’ energia sepolta che scopri dentro il ventre. Ma dopo relazionarsi tra voi…

Gli uomini si sono fatti più interessati. Si grida allo scoop: autrice e personaggio insieme.. Che foto! Che pezzo! Il tipo con il sigaro in bocca insiste:

- Sì, glielo dica lei, Demetra, che dopo il primo momento è tutta fatica per tenere in piedi uno straccio di relazione tra due persone!

Demetra sorride e stringe le mani alla bimba.

- Cara, purtroppo non è così facile. E’ difficile per voi liberarvi della tentazione alla divisione. Creature nate viola, dovete rassegnarvi a vivere continui cambi di fase. Corrente alternata. E per vivere una relazione amorosa, dovete trovare qualcuno che riesca a entrare in fase creando insieme più spesso bellezza che distruzione. Anche la creatura più dolce e rossa, può rivelarsi compagna sbagliata per un viola. Anche la creatura più lucida e brillante di blu, può rivelarsi sbagliata accanto a un viola.
- Demetra, devo dunque trovare qualcuno che, insieme con me, produca bellezza e senza che per questo nessuno di noi due abbia un merito speciale?

La sirena guarda la bambina e scuote la testa. Anche lei non comprende bene.

- Non soltanto bellezza, mia piccola amica. Anche opposizione e inferno. Ordine e disordine. Colore e cenere. Forma e sostanza…. Usa sempre anche l’opposto di quello che credi per vivere un rapporto ed evadere dalla gabbia.
- Gabbia?
- Sì, quella di vetro dove ti ha chiuso lui, questo acquario che chiama oceano. Questi pupazzi che chiama giornalisti. Lui è il blu come tu sei il rosso nel corpo d’autore che condividete.
- Anche tu sei irreale?
- No. Io vivo dalla notte dei tempi. Sono evocata da anime come la tua.

La sirena si allontana nell’acqua scura. Il messaggio è stato consegnato. L’intervista conclusa.

giovedì 2 maggio 2013

in ritardo..felice Beltane a tutti

ieri non era giornata..la mia festa preferita rovinata da uno spauracchio brutto brutto, che per foruna oggi si è rivelato solo uno spauracchio ma niente di brutto. Perciò ho aspettato a scrivere qui, anche se il tempo potevo trovarlo. Perché per festeggiare Beltane ci vogliono tanto fuoco e tanto Amore, ma niente paura..e oggi, nonostante i problemi siano tanti, non c'è più lo spauracchio. E mi sembra di non aver più paura di niente. Happy Beltane. La vita di nuovo esplode. Evviva!