giovedì 30 gennaio 2014

morirà dovesse costarmi la vita

Stasera vorrei pensare ai vari metodi usati da Grimilde per abbattere Biancaneve.


Per iniziare, anche se non viene considerato tra i modi per ucciderla, ci tengo a prendere in considerazione il fatto che Grimilde non si cura della bambina, non la assiste e protegge. Questa è una gravissima mancanza che segnala già di per se’ un Ego insano come è insana la Regina Usurpatrice. Biancaneve è piccola e indifesa, sua madre è morta. Grimilde dovrebbe subentrare per prendersene cura, finché la bambina non sarà grande abbastanza per arrangiarsi. Questo dovrebbe fare l’Ego. Insegnare all’ Anima ciò che le serve per diventare grande senza farsi distruggere dal mondo; proteggerla facendole apprendere e comprendere le giuste regole per stare con gli altri, senza smettere di essere se’ stessa; mostrarle affetto e comprensione nei momenti in cui si sente triste e sola e sperduta. Invece Grimilde non fa niente di tutto questo. Pensa solo a se’ stessa e non opera in funzione della buona crescita di Biancaneve. Grimilde crede di essere la sola creatura importante, e ugualmente crede che il suo modo di essere, di vedere le cose, di agire, di rapportarsi sia il solo valido. Perciò se ne frega completamente della bambina. Fino a che lei non le si mette fra i piedi. In un modo o nell’ altro l’Anima è cresciuta e sta diventando bella. La gente ancora non lo sa, ma lo Specchio già l’ha vista. La Verità è già rivelata, e l’Ego è meno miope di ciò che potevamo pensare. Vedere solo se’ stessa ha reso Grimilde insensibile ai bisogni degli altri, ma quando gli altri si mettono sulla sua strada, allora Grimilde li vede da lontano, e non distoglie più lo sguardo.

A questo punto è il momento del Cacciatore. Non mi è ancora ben chiaro il suo ruolo archetipico.. è qualcuno di esterno, inviato dall’ Ego perché questo non vuole farsi scoprire. Questo agente esterno allontana Biancaneve/Anima da Grimilde/Ego. Il Cacciatore non ha la forza di uccidere la Bambina, e credo che anche questo sia un punto importante per indagare dentro di me su chi impersonifica davvero questo personaggio.. Egli, dicevo, non riesce a uccidere Biancaneve.. avrebbe gli strumenti ma non compie il passo. Dire che è la pietà a muoverlo mi sembra buonista. Non dimentichiamo che pensa “le bestie feroci faran presto a divorarti”. Nemmeno lui ha davvero a cuore il destino della Bambina Sacra. Semplicemente non si vuole sporcare le mani. Forse il Cacciatore ha qualcosa a che fare col senso borghese del pudore, con le Regole che si fingono buone ma in realtà continuano imperterrite per la loro strada dicendo “chi vuole mi segua, io non obbligo nessuno, ma se chi non mi segue verrà distrutto la cosa non mi riguarda”..mah..

La selva oscura, per dirla come Dante, si rivela Amica per Biancaneve. La Natura riconosce l’Anima e non le fa del male. Anche quando la stessa Anima, per fretta o paura o perché i suoi pensieri sono altrove, attraversa la Natura senza curarsene e correndo, quest’ultima la lascia passare senza arrabbiarsi per essere stata trascurata come spessissimo si trascura il Viaggio perché si sta pensando alla meta o rimpiangendo la vecchia casa.

Parlerò in un altro post della Casa dei Nani, così come di altri simboli.. ora proseguo con i tentativi sempre più efferati di Grimilde di raggiungere il suo scopo.


Dunque, i nastri. Le cinture colorate un tempo cingevano la vita delle donne per segnare i fianchi, sacri custodi del grembo che avrebbe donato la vita.
Il pettine. Esso va in testa alle donne, e serve loro a districare i nodi.
Questi due oggetti dunque, forse non attraggono Biancaneve solo perché lei è una bambina un po’ vanitosa, un po’ sciocca e molto ingenua. Forse la attraggono, in quanto anima che si sta formando, perché sono due simboli adatti a donne più adulte di lei. Forse Biancaneve pensa che diventando grande in fretta non dovrà più avere paura. Forse crede che se il suo grembo sarà simbolo di fecondità ed i suoi nodi verranno sciolti, allora ne’ la Morte, ne’ ulteriori nodi, ne’ tantomeno l’Usurpatrice potranno più farle del male. Forse invece, semplicemente, questi due oggetti riportano la piccola, che si trova in una casupola nel bosco, da sola, con delle creature semiumane, ad una realtà più quotidiana, più “civile”, più umana appunto. E a lei viene voglia di tornare alla normalità.
Fatto sta che Grimilde sapeva che queste cose avrebbero attratto Biancaneve. Fin da subito, ha deciso di usare l’inganno con lei. Non l’irruenza, non la forza ed il viso scoperti, ma la simulazione, l’imbroglio e la falsa gentilezza. Certo, non ha fatto i conti con i sette (guarda caso un numero magico, il numero dei chakra principali come mi fanno giustamente notare sull’Isola Incantata delle Figlie della Luna) Nani. Anche di loro parlerò prossimamente..

L’ultimo tentativo è il più crudele e vigliacco. Grimilde prova il tutto e per tutto, perché ha deciso che “Biancaneve morirà, dovesse costarmi la vita”.
L’Usurpatrice decide allora di usare una mela. Il frutto sacro per eccellenza. La porta tra la vita e la morte. Il frutto di Avalon e della Dea. Chi non si fiderebbe di un simbolo del genere?? Chi non crederebbe che sarà la Mela la chiave dell’Iniziazione?
Ma la mela è guasta. Contiene il veleno dell’Odio e della Vendetta, contiene la Vergogna dell’Ego e la sua Invidia. Contiene emozioni distruttive e menzogne. Così l’Iniziazione non funziona. Invece di morire e rinascere, come accade simbolicamente in ogni iniziazione, l’Anima muore e basta.
I Nani, creature dell’Altromondo, sistemano l’Anima sopra al monte, nella bara di cristallo, perché sanno che forse ci sono ancora possibilità di rinascita, lasciandola fuori dalla nera terra. (Ma, e qui lo accenno soltanto perché ne parlerò nel post sui nani, non la tengono nella loro Casa nella Foresta. L’Anima non vi accederà mai più.)
Alla fine, dopo lunghi anni, quando davvero Biancaneve sarà matura, allora arriva l’ Amore nei panni del Paredro, a farla rinascere.. ma anche questo non è il tema del post.


Dunque, penso che l’Ego usi il disinteresse contro di noi, in prima battuta, finché siamo piccole e deboli. Penso che, se questa indifferenza gelida non ci ha annichilite e siamo riuscite ugualmente a crescere, allora quando mettiamo fuori la testa dalla neve come il bucaneve alla Candelora, l’Ego veda in quei boccioli timidissimi la Primavera futura, e l’Estate che esploderà. Perciò manda qualcuno, per allontanarci e ucciderci. Se ci allontaniamo troppo presto dall’Ego, ancora non abbiamo gli strumenti che l’Ego stesso ci avrebbe dovuto dare, ossia la conoscenza delle leggi del mondo e le chiavi per interpretarle. Perciò o il cacciatore ci ucciderà, o saranno le belve a farlo.
Se riusciamo a convincere il cacciatore a liberarci dalla sua morsa, ed attraversiamo il Bosco, affrontando paura e difficoltà, potrebbe succederci di trovare la Casa nella Foresta. Ma l’Ego sa arrivare anche lì. Di nuovo si camuffa. Prima per il suo disinteresse, poi per il tramite del Cacciatore, e infine per i suoi travestimenti, noi questa Grimilde non l’abbiamo mai vista minacciarci realmente, di persona. Io non credo che questo sia un caso. L’Ego è sempre difficile da riconoscere, spesso assume altri nomi ed altre forme e ci minaccia facendoci credere che sono questi nomi e queste forme a minacciarci. La scelta dell’Ego su come distruggerci cade su cose che ci smuovono. Cose che ci dovrebbero fare diventare ciò che vogliamo, ossia Mature. Ma quelle cose sono solo apparenza, nel caso dei nastri e del pettine. Il grembo di Biancaneve non è maturo, ed i suoi capelli non sono ancora pronti per un pettine. Quelli che sembrano begli oggetti sono in realtà feticci che ci fanno credere di aver oltrepassato un tempo, quello dell’attesa, che invece dobbiamo ancora attraversare. Un tempo che ci presenterà il conto (Biancaneve dovrà aspettare dentro una bara di essere pronta).
L’ultimo simbolo scelto, la mela, non è un feticcio di esteriorità.. è qualcosa di più profondo e perciò un inganno più subdolo. E’ la dimostrazione che anche la cosa più potente e sacra può essere guastata e resa malefica dai sentimenti negativi. A volte crediamo di avere qualcosa di immensamente Buono fra le mani.. ed invece chi ce lo ha offerto lo aveva fatto con cattive intenzioni. Ma attenzione. Non vorrei che sembrasse questa una accusa verso gli altri, fuori di noi. L’Ego è dentro, noi siamo anche il nostro Ego. Forse la mela marcia ce l’ha offerta qualcuno o qualcosa di effettivamente fuori di noi (un amore sbagliato, una proposta di affari negativa, un credo che mente, un amico che si cura solo di se’ stesso), ma siamo noi ad accettarla. E non la accettiamo dall’ agente esterno. La accettiamo attraverso il filtro di Grimilde, che vede il maligno in quell’ agente esterno, vibra alla sua frequenza e ci fa sentire attratte perché noi crediamo che quelle vibrazioni siano il nostro Corpo Profondo, mentre sono solo la nostra parte autodistruttiva..

O magari sto dicendo una serie infinita di cazzate eh.

Credo che non scriverò per qualche giorno.. questo post mi sta lasciando esausta e piena di riflessioni e domande.

lunedì 27 gennaio 2014

Grimilde e l'invidia dell'Ego


Questa volta la strega è proprio cattiva secondo me, e non solo secondo me. Non riveste il ruolo iniziatico che riveste Baba Jaga.
Biancaneve, come tutte le fanciulle buone ed orfane di madre delle fiabe, rappresenta l’Anima, ed è l’erede del potere femminile che aveva sua madre, ormai morta. A soli sette anni però si ritrova a dover affrontare la folle invidia della sua matrigna. Perché una dovrebbe essere invidiosa della bellezza di una bimbetta di sette anni?? Perché la Bellezza di cui si parla qui è, secondo me, una Bellezza come quella in cui crede Haria. Una Bellezza divina, che Grimilde invidia perché non ce l’ha. E non può sopportare che una creaturina indifesa, sola, inconsapevole, abbia un dono del genere. Grimilde vuole essere la migliore, la più apprezzata, quella che detta le regole, e si accorge che la Bellezza di Biancaneve invece la oscurerà.
Si accorge che la Bambina inizia a diventare bella. In altre parole, l’Ego si accorge che la bimba divina chiamata Anima inizia a mostrare il segno della propria Sovranità regale. All’Anima non importa essere la migliore, non passa il tempo a controllare se gli altri la apprezzano e la considerano bella ed accettabile. Non ha bisogno di uno specchio magico per sapere la verità. L’Anima è già sovrana e porta la Verità con se'. L’Ego però non tollera di passare in secondo piano. E viene roso dall’invidia e dal desiderio di usurpare il trono.
Grimilde non dorme la notte per la rabbia contro la Bambina Sacra.
Grimilde vuole un ruolo che non è il suo, e sa che se la società la vedrà come la più bella, allora non avrà importanza la propria legittimità. Se l’Anima sarà morta, allora nessuno vedrà quanto Grimilde stia mentendo, e la sua vittoria sarà definitiva.
Grimilde sa che non basta tenere l’Anima nascosta o sopita. Che non serve abbruttirla. O la uccidi o non ne esci, lei è sempre e comunque la più bella.
Grimilde impersonifica tutto ciò che c’è di egooistico: invidia, brama di potere, gelosia, desiderio di primeggiare a scapito degli altri, falsità e doppiezza. Ma chi di noi non ha desiderato mettere l’Anima da parte, e lasciare che l’Ego la facesse da padrone? Chi di noi non si è vergognato, in questo mondo indurito e crudele, di quella bambina che porta dei segni decisivi, segni spesso oggetto di scherno, rabbia, giudizio, invidia?
Il bianco virginale della nostra purezza, del nostro sguardo pulito di bambini. Ci abbiamo messo anni e lavoro per perderlo, o almeno mascherarlo, dandoci un tono da gente vissuta. Ci hanno messo anni ed aggressività, tutti o quasi attorno a noi, credendo chi più chi meno di “svegliarci”, di farci diventare furbi, credendo che quello della purezza fosse un velo che ci impediva di vedere la realtà. Ed offrendoci invece, più o meno consapevolmente, una realtà molto più distorta e fasulla.
Il rosso del sangue con cui ogni mese paghiamo la nostra capacità di dare la vita. Ci abbiamo, anche qui, messo anni a trovare i modi migliori perché nessuno si accorgesse del nostro ciclo. Anni per imparare a nascondere e calmare ogni dolore, per essere sempre produttive, sempre apposto, sempre sexy. Anni ad imparare a sedare il più possibile gli sbalzi d’umore, invece che accompagnarli. Ci hanno fatto tutti intendere, uomini e donne, mariti e madri, che il sangue non è una cosa che gli altri devono notare. La tenda rossa ha lasciato il posto ad una molto più igienica crocetta sull’agenda.
Il nero della vecchiaia e della morte. Da sempre impariamo a temerlo, ad evitare persino di parlarne. Ogni giorno la crema in faccia e tutti i rimedi che possiamo permetterci, per fare in modo che i segni del tempo non si vedano sul nostro corpo e sul nostro viso. Tutta la vita passata ad aver paura della morte nostra e altrui, a trattarla come se non ci fosse vicina, come se non fosse la morte a renderci vivi.
L’Anima possiede caratteristiche che ci hanno insegnato essere spiacevoli, pericolose, da evitare e nascondere.
Invece Grimilde, oh lei è vincente. Adulta, Regina, bellissima, sveglia, non guarda in faccia nessuno e sa il fatto suo. Lei sì che è socialmente accettabile.
Ma l’Ego è, appunto, egoista, per sua natura usurpatore.
Dobbiamo ricordarlo. Biancaneve è la Sovrana. E non perché sposa il principe. Lui serve, in questa storia più che in altre, il suo ruolo è indiscusso, ed è secondo me quello di Paredro, fratello e marito e forza creativa. Ma la Divinità, la Regina, è lei.
Per ora mi fermo. Spero di saper dire abbastanza con i prossimi post.. la carne al fuoco è davvero tanta..

tremate tremate 2: Grimilde


Ci ho messo un po’ per iniziare a scrivere di lei. Per prima cosa, bisogna leggere e rileggere la versione originale della fiaba di Biancaneve, o almeno quella che noi consideriamo originale, ossia quella dei Grimm. La traduzione è importante. O meglio, è importante leggere i Grimm tradotti da Clara Bovero. Poi serve molto la lettura di un'altra fiaba, questa della tradizione popolare italiana: si intitola Giricoccola, ed è stata raccolta da Italo Calvino nel magnifico ed enorme lavoro di ricerca che poi lo portò a pubblicare il suo “L’uccel Belverde e altre fiabe italiane”. Il processo digestivo si è rivelato lungo e complesso.. dura da qualche anno dentro di me.. ho infine letto la discussione sull’argomento portata avanti all’interno del forum “L’isola incantata delle figlie della Luna”, e ci ho trovato riassunti in alcune pagine quasi tutti i miei strambi giri mentali, e molto altro ancora.. Non so se ne sono venuta a capo, comunque provo a scrivere qualcosa.
Iniziamo col riportare la storia, purtroppo qui tagliata per motivi di spazio, e presa come dicevo prima dalla traduzione di Clara Bovero delle fiabe dei fratelli Grimm.



Una volta, nel cuor dell'inverno, una regina cuciva, seduta accanto a una finestra dalla cornice di ebano. E così, cucendo e alzando gli occhi per guardar la neve, si punse un dito, e caddero nella neve tre gocce di sangue. Il rosso era così bello su quel candore, ch'ella pensò: "Avessi una bambina bianca come la neve, rossa come il sangue e dai capelli neri come il legno della finestra!".
Poco dopo diede alla luce una figlioletta bianca come la neve, rossa come il sangue e dai capelli neri come l'ebano; e la chiamarono Biancaneve. E quando nacque, la regina morì.
Dopo un anno il re prese un'altra moglie: era bella, ma superba e prepotente, e non poteva sopportare che qualcuno la superasse in bellezza. Aveva uno specchio magico, e nello specchiarsi diceva:
- Dal muro, specchietto, favella: nel regno chi è la più bella?
E lo specchio rispondeva: - Nel regno, Maestà, tu sei quella.-
Ed ella era contenta perché sapeva che lo specchio diceva la verità; ma Biancaneve cresceva, diventava sempre più bella e a sette anni era bella come la luce del giorno e ancor più bella della regina. Una volta che la regina chiese allo specchio chi fosse la più bella, lo specchio rispose:
- Regina, la più bella qui sei tu, ma Biancaneve lo è molto di più.-
La regina allibì e diventò verde e gialla d'invidia. E invidia e superbia crebbero come le male erbe, cosi che ella non ebbe più pace né giorno né notte. Allora chiamò un cacciatore e disse: - Porta la bambina nel bosco, non la voglio più vedere. Uccidila, e mostrami i polmoni e il fegato come prova della sua morte -. Il cacciatore obbedì e condusse la bimba lontano; ma quando mosse il coltello per trafiggere il suo cuore innocente, ella si mise a piangere ed era tanto bella che il cacciatore disse, impietosito: - “Va' pure, povera bambina -. Le bestie feroci faran presto a divorarti", pensava; ma sentiva che gli si era levato un gran peso dal cuore, a non doverla uccidere. E siccome proprio allora arrivò di corsa un cinghialetto, lo sgozzò, gli tolse i polmoni e il fegato e li portò alla regina come prova. Il cuoco dovette salarli e cucinarli, e la perfida li mangiò credendo di mangiare i polmoni e il fegato di Biancaneve.

Ora la povera bambina era tutta sola nel gran bosco e aveva tanta paura. Si mise a correre sulle pietre aguzze e fra le spine; le bestie feroci le passavano accanto, ma senza farle alcun male. Corse finché le ressero le gambe; era quasi sera, quando vide una casettina ed entrò per riposarsi. Nella casetta tutto era piccino, ma lindo e leggiadro. C'era una tavola apparecchiata con sette piattini: ogni piattino col suo cucchiaino, e sette coltellini, sette forchettine e sette bicchierini. Lungo la parete, l'uno accanto all'altro, c'erano sette lettini, coperti di candide lenzuola. Biancaneve aveva tanta fame e tanta sete, che mangiò un po' di verdura con pane da ogni piattino, e bevve una goccia di vino da ogni bicchierino, perché non voleva portar via tutto a uno solo. Poi era cosi stanca che si sdraiò in un lettino, ma non ce n'era uno che andasse bene: o troppo lungo o troppo corto, finché il settimo fu quello giusto: si coricò e si addormentò.
A buio, arrivarono i padroni di casa: erano i sette nani che scavavano i minerali dai monti. Accesero le loro sette candeline e videro che era entrato qualcuno; perché non tutto era in ordine, come l'avevano lasciato. Il settimo scorse nel suo letto Biancaneve addormentata. Chiamò gli altri, che accorsero e gridando di meraviglia presero le loro sette candeline e illuminarono Biancaneve. Esclamarono: - Che bella bambina! - Ed erano così felici che non la svegliarono e la lasciarono dormire nel lettino.
Al mattino, Biancaneve si svegliò e s'impaurì vedendo i sette nani. Ma essi le chiesero gentilmente: - Come ti chiami? - Mi chiamo Biancaneve, - rispose. - Come sei venuta in casa nostra? - dissero ancora i nani. Ella raccontò che la sua matrigna voleva farla uccidere, ma il cacciatore le aveva lasciato la vita ed ella aveva corso tutto il giorno, finché aveva trovato la casina. I nani dissero:
- Se vuoi curare la nostra casa, cucinare, fare i letti, lavare, cucire e far la calza, e tener tutto in ordine e ben pulito, puoi rimaner con noi, e non ti mancherà nulla. - Si, - disse Biancaneve, - di gran cuore -. E rimase con loro. Teneva in ordine la casa; al mattino essi andavano nei monti, in cerca di minerali e d'oro, la sera tornavano, e la cena doveva esser pronta. Di giorno la fanciulla era sola. I nani l'ammonivano affettuosamente, dicendo: - Guardati dalla tua matrigna; farà presto a sapere che sei qui: non lasciar entrar nessuno.
Ma la regina, persuasa di aver mangiato i polmoni e il fegato di Biancaneve, non pensava ad altro, se non ch'ella era di nuovo la prima e la più bella; andò davanti allo specchio e disse:
- Dal muro, specchietto, favella: nel regno chi è la più bella?-
E lo specchio rispose: - Regina la più bella qui sei tu; ma al di là di monti e piani, presso i sette nani, Biancaneve lo è molto di più.
La regina inorridì, perché sapeva che lo specchio non mentiva mai e si accorse che il cacciatore l'aveva ingannata e Biancaneve era ancor viva. E allora pensò di nuovo come fare ad ucciderla.
Pensa e ripensa, finalmente si tinse la faccia e si travestì da vecchia merciaia, passò i sette monti, fino alla casa dei sette nani, bussò alla porta e gridò: - Roba bella, chi compra! chi compra! Stringhe di tutti i colori -. E ne tirò fuori una, di seta variopinta. "Questa brava donna posso lasciarla entrare", pensò Biancaneve; aprì la porta e si comprò la bella stringa.
- Bambina, - disse la vecchia, - come sei conciata! Vieni, per una volta voglio allacciarti io come si deve -. La fanciulla le si mise davanti fiduciosa e si lasciò allacciare con la stringa nuova: ma la vecchia strinse tanto e cosi rapidamente che a Biancaneve mancò il respiro e cadde come morta. - Ormai lo sei stata la più bella, - disse la regina, e corse via.
Presto si fece sera e tornarono i sette nani: come si spaventarono, vedendo la loro cara Biancaneve stesa a terra, rigida, come se fosse morta! La sollevarono e, vedendo che era troppo stretta alla vita, tagliarono la stringa. Allora ella cominciò a respirare lievemente e a poco a poco si rianimò. Quando i nani udirono l'accaduto, le dissero: - La vecchia merciaia altri non era che la scellerata regina; sta' in guardia, e non lasciar entrare nessuno, se non ci siamo anche noi.
Ma la cattiva regina, appena arrivata a casa, andò davanti allo specchio e chiese chi fosse la più bella.
Come al solito, lo specchio rispose:
-Regina, qui la più bella sei tu; ma al di là di monti e piani , presso i sette nani, Biancaneve lo è molto di più. -
A queste parole, siccome s'intendeva di stregoneria, preparò un pettine avvelenato. Poi si travestì ,passò i sette monti fino alla casa dei sette nani, bussò alla porta e gridò: - Roba bella! Roba bella! - Biancaneve guardò fuori e disse: - Andate pure, non posso lasciar entrare nessuno. - Ma guardare ti sarà permesso, - disse la vecchia; tirò fuori il pettine avvelenato e lo sollevò. Alla bimba piacque tanto che si lasciò sedurre e aprì la porta. Conclusa la compera, la vecchia disse: - Adesso voglio pettinarti perbene -. La povera Biancaneve, di nulla sospettando, lasciò fare; ma non appena quella le mise il pettine nei capelli, il veleno agì e la fanciulla cadde priva di sensi.
Ma per fortuna era quasi sera e i sette nani stavano per tornare. Quando videro Biancaneve giacer come morta, sospettarono subito della matrigna, cercarono e trovarono il pettine avvelenato; appena l'ebbero tolto, Biancaneve tornò in sé e narrò quel che era accaduto. Di nuovo l'ammonirono che stesse in guardia e non aprisse la porta a nessuno.
A casa, la regina si mise allo specchio e disse:
- Dal muto, specchietto, favella: nel regno chi è la più bella? -
Come al solito, lo specchio rispose:
- Regina, la più bella qui sei tu; ma al di là di monti e piani, presso i sette nani, Biancaneve lo è molto di più.
A tali parole, ella rabbrividì e tremò di collera. - Biancaneve morirà, - gridò, - dovesse costarmi la vita -. Andò in una stanza segreta, dove non entrava nessuno e preparò una mela velenosissima. Di fuori era bella, bianca e rossa, che invogliava solo a vederla; ma chi ne mangiava un pezzetto, doveva morire. Quando la mela fu pronta, ella si tinse il viso e si travestì da contadina, e cosi passò i sette monti fino alla casa dei sette nani. Bussò, Biancaneve si affacciò alla finestra e disse: - Non posso lasciar entrare nessuno, i sette nani me l'hanno proibito. - Non importa, - rispose la contadina, - le mie mele le vendo lo stesso. Prendi, voglio regalartene una. - No, - rispose Biancaneve, - non posso accettare nulla. - Hai paura del veleno? - disse la vecchia. - Guarda, la divido per metà: tu mangerai quella rossa, io quella bianca -. Ma la mela era fatta con tanta arte che soltanto la metà rossa era avvelenata. Biancaneve mangiava con gli occhi la bella mela, e quando vide la contadina morderci dentro, non poté più resistere, stese la mano e prese la metà avvelenata. Ma al primo boccone cadde a terra morta. La regina l'osservò ferocemente e scoppiò a ridere, dicendo: - Bianca come la neve, rossa come il sangue, nera come l'ebano! Stavolta i nani non ti sveglieranno più -. A casa, fece la solita domanda allo specchio, e quello finalmente rispose:
- Nel regno, Maestà, tu sei quella.-
Allora il suo cuore invidioso ebbe pace, se ci può esser pace per un cuore invidioso.

I nani, tornando a casa, trovarono Biancaneve che giaceva a terra, morta. La sollevarono, cercarono se mai ci fosse qualcosa di velenoso, le slacciarono le vesti, le pettinarono i capelli, la lavarono con acqua e vino, ma inutilmente: la cara bambina era morta e non si ridestò. La misero su un cataletto, la circondarono tutti e sette e la piansero per tre giorni. Poi volevano sotterrarla; ma in viso, con le sue belle guance rosse, ella era ancor fresca, come se fosse viva. Dissero:
- Non possiamo seppellirla dentro la nera terra, - e fecero fare una bara di cristallo, perché la si potesse vedere da ogni lato, ve la deposero e vi misero sopra il suo nome, a lettere d'oro, e scrissero che era figlia di re. Poi esposero la bara sul monte, e uno di loro vi restò sempre a guardia. E anche gli animali vennero a pianger Biancaneve: prima una civetta, poi un corvo e infine una colombella.
Biancaneve rimase molto, molto tempo nella bara, ma non imputridì: sembrava che dormisse, perché era bianca come la neve, rossa come il sangue e nera come l'ebano. Ma un bel giorno capitò nel bosco un principe e andò a pernottare nella casa dei nani. Vide la bara sul monte e la bella Biancaneve e lesse quel che era scritto a lettere d'oro. Allora disse ai nani: - Lasciatemi la bara; in compenso vi darò quel che volete -. Ma i nani risposero: - Non la cediamo per tutto l'oro del mondo. - Regalatemela, allora, - egli disse, - non posso vivere senza veder Biancaneve: voglio onorarla ed esaltarla come la cosa che mi è più cara al mondo -. A sentirlo, i buoni nani s'impietosirono e gli donarono la bara. Il principe ordinò ai suoi servi di portarla sulle spalle. Ora avvenne che essi inciamparono in uno sterpo e per la scossa quel pezzo di mela avvelenata, che Biancaneve aveva trangugiato, le usci dalla gola. E poco dopo ella apri gli occhi, sollevò il coperchio e si rizzò nella bara: era tornata in vita. - Ah Dio, dove sono? - gridò. Il principe disse, pieno a gioia: - Sei con me, - e le raccontò quel che era avvenuto, aggiungendo: - Ti amo sopra ogni cosa al mondo; vieni con me nel castello di mio padre, sarai la mia sposa -. Biancaneve acconsenti andò con lui, e furono ordinate le nozze con gran pompa e splendore.
Ma alla festa invitarono anche la perfida matrigna di Biancaneve. Indossate le sue belle vesti, ella andò allo specchio e disse:
- Dal muro, specchietto, favella: nel regno chi è la più bella? -
Lo specchio rispose: - Regina, la più bella qui sei tu; ma la sposa lo è molto di più. -
La cattiva donna imprecò e il suo affanno era così grande che non poteva più dominarsi. Dapprima non voleva assistere alle nozze; ma non trovò pace e dovette andare a veder la giovane regina. Entrando, riconobbe Biancaneve e impietrì dallo spavento e dall'orrore. Ma sulla brace erano già pronte due pantofole di ferro: le portarono con le molle, e le deposero davanti a lei. Ed ella dovette calzare le scarpe roventi e ballare, finché cadde a terra, morta.

domenica 5 gennaio 2014

la mia baba jaga..

se volete, la "mia" Baga Jaga è DentroLeNebbie..