mercoledì 17 agosto 2011

l'ultimo inverno


Allora. Sono talmente stupita che non so da dove iniziare.
Vado in libreria un giorno, al che la mia libraia di fiducia si è ricordata di avere ancora un paio di rate dell'università dei figli da pagare e si è sfregata le mani. Comunque. Sono lì che giro fra gli scaffali, e vengo misteriosamente colpita da una copertina in realtà non così appariscente, ne' con un dipinto particolarmente significativo per me. Semplicemente, attrae la mia attenzione, leggo di sfuggita che l'autore ha vinto il Pulitzer lo scorso anno, e anche se io di solito non guardo molto ai premi vinti, penso al fatto che gli autori Pulitzer che ho letto mi sono sempre piaciuti un botto. Il libro gode pure degli sconti estivi, e dato che da settembre gli sconti sui libri ce li scordiamo, ne approfitto e lo prendo.
Ho scritto tutto questo palloso preambolo perché ci si possa rendere conto di quanto tutto nella lettura di questo libro sia stato mosso dal caso.
E, pensa un po' che botta di culo, è un libro STRAORDINARIO.
Delicato nel linguaggio, sognante e poetico. In alcuni passaggi davvero, davvero la sola parola che mi viene in mente è: perfetto. Perfetto perché sono perfetti l'uso e la scelta delle parole, il modo di costruire il discorso, i concetti fumosi eterei immaginifici che leggi. Perfetto perché la storia è meravigliosa.
Perfetto perché le descrizioni ti fanno sentire di volta in volta il freddo nelle ossa, il profumo dei fiori, il morso della fatica, la luce dei lampi e quella dell'alba, il fuoco del tramonto, il cigolio di un carro..
Perfetto perché non riesci a non affezionarti ai personaggi, come se fossero amici tuoi, persone a cui vuoi bene, e vieni coinvolta con la mente e con tutti i sentimenti nelle loro vite.
Perfetto perché non te lo aspetti. Mai. Ti sorprende sia nella storia stupenda che nei salti temporali inaspettati che nelle scelte stilistiche. E di questi tempi, restare stupiti (positivamente) da qualcosa è già di per se' un grande regalo.
Poi leggo la biografia dell'autore (brevissima come piacciono a me), ed arriva l'ennesima sorpresa.
Non bastava averlo trovato per sbaglio. Non bastava che fosse uno tra i migliori libri che abbia letto. Non bastava che avesse vinto il Pulitzer. Scopro che questa perla è un'opera prima. Il primo romanzo. Sono sconvolta. Penso al talento di quest'uomo. Penso alla vita che gli ha dato l'occasione di scrivere, di portare il libro ad un editore che lo ha riconosciuto come un capolavoro, e poi ad un concorso che ha vinto. Penso al fatto che quando l'ho preso in libreria era l'ultima copia. Penso al destino che me lo ha fatto notare. Penso che avrei potuto non prenderlo in mano anche per anni, com'è per vari libri che giacciono sui miei scaffali. Penso che avrei potuto avere una notte brutta al lavoro e non essere riuscita a finirlo tutto d'un fiato. Penso che avrei potuto beccare un periodo meno adatto della mia vita per leggere questo romanzo. E poi torno a pensare che è un'opera prima. La sola parola che mi viene in mente ora è : grazie.

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