venerdì 2 aprile 2010
madame bovary
Iniziare con lei è una sfida per me. Nel senso che io la odio, Emma Bovary. Non il libro in se', che è scritto meravigliosamente bene e che davvero vale la pena leggere, odio proprio lei. Una donna cresciuta fra grandi sogni di amore e di avventura, di ricchezza e vita brillante, sposa un medico di provincia assolutamente insignificante, con un quoziente intellettivo palesemente sotto la media, con possibilità economiche limitate, che la porta a vivere in un borgo minuscolo. E, guarda un po', lei è infelice. Già qui mi viene da dire che probabilmente anche il Q.I. di lei è sotto la media. Comunque. Passa gli anni a deprimersi e piangere per quanto è disperata, lascia passare nella più completa monotonia i propri giorni, fa una figlia e non se ne cura minimamente, si fa l'amante per due volte ed entrambe le volte viene scaricata. Si riempie di debiti (naturalmente lei non ha mai lavorato) e quando capisce che non può più pagarli si uccide. Il genio.
Non fa niente per raggiungere i propri obiettivi, realizzare i propri sogni, per stare meglio. Non se ne va. Non si mantiene. Non chiede a suo marito, che è pure un coglione rimbambito ma la ama perdutamente, di portarla via. Fa debiti per comprare vestiti e mobili, non per pagarsi il treno e andare a Parigi, che ne so. Non ama sua figlia. Insomma, una piattola che si fa mantenere dalla nascita alla morte e continua a ripetere a se stessa quanto è miserabile la propria vita, ma non muove un dito per cambiarla. Povera cucciola. Ti metterei nella stessa stanza con un mamba nero da quanta è la tenerezza che provo per te.
Allora, Flaubert ha letto su un giornaletto scandalistico una storia così, insulsa, di gossip di provincia, e ne ha fatto il primo romanzo inteso nell'accezione moderna. Di questo libro Zola (Emile, non Gianfranco..) ha detto "il codice dell'arte nuova è scritto." Il libro è davvero un capolavoro assoluto, e mica perché lo dico io. Flaubert descrive Emma in modo spietato, franco e chiaro, senza tenerezza. Però generazioni di donne si sono immedesimate in lei, hanno pianto per lei, hanno sentito per lei infinita pena. Flaubert stesso ha detto la famosa frase "Madame Bovary c'est moi." Che tu rimani a dir poco di sasso. Flaubert, un genio di quelli veri, che ha vissuto della sua penna a costo di essere un poveraccio, che con i guadagni ha aiutato la sorella in difficoltà economiche, che ha subito un processo per offesa al pudore e ne è uscito innocente ed osannato da lettori e colleghi, lui dice che è uguale ad una merdina come quella lì?!!! Sì, lo dice. Perché lei è uno spirito mediocre che anela alla felicità assoluta, al sogno. E lui è un uomo dall'anima sognatrice pura e piena di poesia, che non riesce ad uscire dalle sabbie mobili della realtà, vile e falsa e bassa. Così, anche se lui è un genio ed Emma una fighetta smorfiosa senza sugo, Flaubert si mette umilmente sullo stesso piano di lei, ed insieme cercano invano l'assoluto.
Adesso, prendete Moccia..e ditemi voi.
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