venerdì 7 ottobre 2011
la bottega del caffé
Goldoni mi piace perché mi fa sentire bene.
Primo, è divertente, di quel sarcasmo settecentesco e veneto che forse, da veneta, apprezzo particolarmente. E' tagliente e mai volgare, è allegro e non banale. E già solo questo non sarebbe poco.
Secondo, anche le storie che sembrano semplici hanno sempre qualche trovata che non ti aspetti, qualche colpo di scena, qualche intervento che ti sorprende. E non è mica così ovvio, dato che Goldoni ha scritto nel 1700, per noi che ci consideriamo tanto smaliziati, "gente che la sa lunga e le ha viste tutte". Ma per carità...
Terzo, mi piace scoprire che da alcuni detti, abbreviazioni, motti di allora derivano parole che usiamo oggi, e credevamo fossero nate più o meno così mentre una volta avevano diverso significato e diversa scrittura.
Quarto, essendo teatro i personaggi sono caratterizzati, pur essendo in parte dei "tipi", e queste loro caratteristiche, questi loro modi di essere ti fanno inevitabilmente immaginare le loro facce, i loro vestiti, il tono della loro voce..e chi un po' mi conosce sa che adoro sentire i personaggi come degli amici.
Quinto, c'è uno straccio di lieto fine. Ma non di quelli che non stanno ne' in cielo ne' in terra, assurdi e svenevoli. Le storie raccontate sono tutto sommato comuni e quindi finisci per crederci, che potrebbe davvero finire bene, non solo nella fantasia. Sì è vero, c'è un po' di buonismo da borghesi del Settecento. Sì è vero, nella vita vera di solito non va così bene. Sì è vero, i "cattivi" vincono sempre, non come qui nel libro. Però.
Goldoni è uno scrittore del Settecento. Non ha visto due guerre mondiali e l'Olocausto. Non era ancora arrivato Berlusconi al governo. Non c'era internet che ti spiattella tutte le risposte e le brutture del mondo. Non ha letto dei libri orrendi che vengono venduti come capolavori. Siamo all'alba della nascita dei diritti umani, c'era ancora la tortura nel Settecento è vero, ma prima che "nascessero" i diritti umani non erano nate nemmeno barbarie come quelle che vediamo oggi. Non aveva ancora vissuto l'incattivirsi della borghesia. Insomma, ci credeva nel lieto fine. Ci credeva che le cose potessero funzionare per il meglio. Ci credeva che i buoni potessero avere una possibilità. Ci credeva che i cattivi vengono puniti, prima o poi.
Perciò mi viene da crederci anch'io. Perché no? Perché almeno qualche fottuta volta non potrebbe funzionare? Se lo dice Goldoni, a me piace.
E se anche non succede, leggerlo scritto così semplicemente, così bene, così sinceramente, in modo così divertente, è una favola.
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Potrei commentare: "Chiaramente l'opera scritta non deve essere necessariamente una fotografia della realtà, così come accade per le arti visive.." però non aggiungerei niente di sostanziale. Invece mi permetto di suggerire che se funziona Goldoni è perché coglie un frammento di verità: quella che appartiene alla realtà interiore, al nostro cuore.
RispondiEliminaIl mondo "fuori" invece segue altre leggi ed è dominato da ben altre verità - spesso orribili...Allora Goldoni non serve più. E con lui qualsiasi favola... Qualsiasi sogno...