Otto scrittrici italiane. E' il sottotitolo.
Otto racconti brevi, molto contemporanei, con un linguaggio fuori dagli schemi, intendendo per schemi i romanzi alla Bridget Jones. Occhio, io la adoro Bridget Jones, lo stile di quei libri mi piace e mi diverte molto. Semplicemente, in questa raccolta quello stile non c'è.
Di un paio di racconti non ci ho capito niente, non ho apprezzato la brutalità. Altri invece mi sono piaciuti , e c'ho anche capito di più.
Scrivono crudo, quasi tutte, altre usano una scrittura da sceneggiatori, da teatro.
Chi parla di maternità, chi di emarginazione, chi di contorti triangoli.
Tutti i racconti finiscono più o meno male. Ecco, questo mi ha colpito, la scelta di descrivere il negativo, il triste, la decadenza.
Nessuno ha il classico lieto fine, all'americana per capirci. Neanche all'europea. Quanto sono europee queste italiane. Europee nel senso che come la vecchia e vissuta e un po' marcia Europa non hanno quella visione speranzosa (un po' illusa?decisamente "giovane") da sogno americano, europee perché si vede che non scrivono più le solite storie, le solite trame, i soliti finali, i soliti punti di vista, e cercano..cercano. Basta.
Non posso onestamente dire che questo sarà nella lista dei miei libri preferiti, ne' che ho apprezzato particolarmente alcune storie e alcuni modi di scrivere, troppo strani per me. Ma altrettanto onestamente dico che davvero va molto apprezzato il tentativo, a volte più riuscito a volte meno (ovviamente per il mio gusto) di queste scrittrici, che sono moderne nel senso più proprio del termine, pur vivendo una situazione che spingerebbe, per avere successo, a scrivere in modo più convenzionale. Mentre loro no. Provocatorie, nuove, originali, mai banali, bislacche. Come spesso dico, l'arte è lo specchio dei tempi. Ed è bello vedere che anche in questi tempi in cui molto sembra svenduto, qualcuno sceglie la via meno battuta. La propria.
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