martedì 5 ottobre 2010
trilogia sporca dell'avana -senza un cazzo da fare
ve lo dicevo che l'avrei postato, prima o poi.
La scrittura è schietta, sporca, cattiva e un tantino pornografica.
I temi sono schietti, sporchi, cattivi e un tantino pornografici.
Come la vita. Come la vita a Cuba. Come la vita all'Avana.
Le idee espresse sono a dir poco potenti, incisive, straordinariamente lucide nella loro apparente confusione. Molto, ma proprio molto di quello che c'è scritto in questo breve romanzo rappresenta il mio modo di pensare ed approcciarmi alla vita. Impulsivo, impudente, improvviso, implacabile. Generoso, utopista nonostante tutto, sarcastico, sognatore.
Le donne del libro sono le donne dell'avana, mulatte nere bianche, stupende, schiette, furbe, troie, innamorate del sesso del rum della marijuana e della vita.
Donne che ti mandano in acqua il cervello, che ti fanno capire perché la gente ama ancora Cuba pur nella crisi, senza acqua, senza cibo, senza soldi. Senza un cazzo da fare. Donne -e uomini- che scompigliano il paesaggio. Che scompigliano i pensieri. Che scompigliano le budella e gli ormoni.
Qui ci sono strani fantastici tipi seduti sulla terrazza, strani fantastici tipi seduti sul malecon, strani fantastici tipi seduti sul marciapiede. Infermiere porche, che sono le migliori. Ex poeti/giornalisti/scrittori che vivono vendendo quello che raccattano e sfruttando la propria fidanzata che si prostituisce coi turisti. Donne che dopo tre figli, senza cibo, palestra ne' creme hanno ancora corpi incredibili. Gente che canta per strada, gente che aspetta in fila per la razione mensile di riso, o di rum, o di sigarette, decidete voi.
Un libro che, sì, descrive un protagonista e vari personaggi "senza un cazzo da fare", ma nel quale non puoi non vedere la frenesia, la golosità, l'irrequietezza, la passione con cui si vive.
Un protagonista che si sente vecchio ma gira con un ritmo che qui neanche se hai vent'anni e ti sei appena fatto di cocaina.
Leggetelo, leggetelo, leggetelo.
Godete, godete, godete.
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