giovedì 4 ottobre 2012

donne dududu2: Bonny e Read


Questo mese mi piacerebbe parlare di due donne. Perché da quando si sono conosciute sono state “colleghe, compagne e amiche per la vita”, per parafrasare Diego Rivera e Frida Khalo.
Di Anne si sa un po’ di più, cominciamo da lei, che nata da una relazione adulterina venne portata con la mamma e tutta la baracca ed i burattini nel Nuovo Mondo, dal padre che era stato beccato e costretto dalla moglie ad espatriare, a fuggire dalla verde Irlanda.
Avrebbe potuto avere molto, la rossa Annie. Papà era ricco, il paese giovane e pieno di gente giovane. Poteva fare la bella vita, farsi mantenere e sposarsi un altro ragazzino ricco per passare una vita serena, a tenere “la maschera ben salda”, come mi è stato insegnato che si usa spesso fare.
Invece la tredicenne più scapestrata e spaventosa del circondario, ecco cos’era. Frequentava il porto e le bettole, e quando uno dei suoi pretendenti si era dimostrato troppo opprimente, lo aveva respinto a colpi di sedia.
Finisce per legarsi ad un pirata, James Bonny appunto, il quale però poi si rivela un infame verso gli altri pirati, e lei sdegnata se ne va, e trova lui, Calico Jack, ed insieme assaltano e saccheggiano e picchiano duro, finché all’ennesimo assalto un tizio della ciurma prigioniera, per evitare la morte (ed anche perché in fondo lo desiderava da sempre) si arruola fra i pirati. Lui è Mark Read, ed Anne perde la testa. Mark pure.
Vi ricordo che siamo intorno al 1715. Da restare completamente senza parole per quanto libera e matta fosse questa Anne. Non vi basta?
Urca, ho dimenticato di scrivere che in realtà Mark Read era un nome di copertura, come di copertura lo era l’abbigliamento.. perché il marinaio si chiamava Mary Read, e le due ragazze divennero le più intrepide, coraggiose ed innamorate piratesse dei sette mari.
Questa sera mi fermo qui, e mi metto a riflettere.. queste due donne furono crudeli ed aggressive. Il fatto che fossero pirati di certo le rende più affascinanti, è vero. Ma a volte, oltre al piacere di immaginare storie di avventura, ci si affeziona ad alcuni personaggi perché hanno QUALCOSA.
Anne e Mary (della quale vi racconterò sommariamente un'altra volta) hanno voluto la libertà. Alla fine purtroppo sono finite in un carcere inglese..ma credo davvero che il loro posto non fosse lì, anche se avevano commesso furti e delitti. Credo che il loro posto sia da sempre e forse per sempre quello di chi cerca..e lo fa insieme, senza paura. Nessuna paura di una famiglia che non capisce. Di una vita precostruita. Delle incertezze economiche. Del fatto che forse QUELLAPERSONALA’ non tornerà. Di come ci sia tanta, tanta gente che dice vai tranquillo, ok fallo e poi ti boicotta. Niente paura di chi deve tenere la propria maschera ben salda, per far funzionare le balle sulle quali si è costruito la vita.
Vincitrici come perdenti, ma mai meno coraggiose e forti. Incazzate e violente, ma sempre innamorate. Combattenti. Libere. Vere. Finoallafinefininfondo.

Grazie per gli spunti e le notizie alla giornalista Maria G. Rienzo, che ha scritto un bell’articolo inizialmente su Babilonia, poi trasferito su www.culturagay.it , dove l’ho letto io.
Mi sto documentando su Anne e Mary, devo cercare i libri ma non è facile perché son vecchi..però abbiamo fiducia, scriverò ancora questo mese!

2 commenti:

  1. Wow! c'è tutto per scrivere un'opera di successo!
    Però ho un dubbio. Troppo facile. Libertà = scelte in opposizione al buon senso comune, etc. mi sembra un'equazione già vista.
    Indubbiamente la realtà di Anne e Mary deve essere stata molto più complessa di come possiamo immaginare, inquinati come siamo da stereotipi USA. Sì, documentarsi è un atto dovuto. Poi occorrerà il coraggio della verità (che non esiste) ossia trasmettere la storia e le emozioni senza la cosmetica della propria visione del mondo. Si capisce qualcosa? Giuro che era vino doc ;)

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  2. eh troppo facile adesso..ma allora..altro che Lettera Scarlatta..

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