lunedì 29 ottobre 2012

io sono il sesso debole


Quando ero bambina, mia madre mi ha insegnato tutto quello che sapeva. Nelle lunghe camminate che facevamo mi parlava di come riconoscere dalla corsa delle nuvole se pioverà, di quali radici sono buone da mangiare, di quali invece servono per curare i tagli e le botte. Mi spiegava, sedute sotto il sole caldissimo, come cucire abiti che tenessero contro l'azione usurante del tempo, come intrecciare i cesti. Ho imparato da lei come cucinare un pasto con niente. I miei fratelli sono morti tutti. Eravamo in cinque. Sono quasi morta anch'io, perché senza nemmeno un fratello maschio una femmina, neanche così bella, serve a poco..e invece la mamma mi ha difeso, ero forte diceva, e sapevo imparare presto, potevo diventare una Donna Medicina se fossi stata bene addestrata e guidata. Così ne' mio padre ne' altri pensarono più di ammazzarmi. Neanche quando la mamma morì. Ero grande, avevo già nove anni, ma ancora non ero esperta a guarire come lo sono adesso, che sono fra le donne mature del villaggio con i miei ventun anni. Forse oggi la saprei guarire la mamma. Chissà.
Alla fine lo sono diventata, una Donna Medicina. Ogni mattina con la mamma, poi da sola,camminavamo (due ore forse?non ho mai avuto una concezione chiara del tempo..si dice così?concezione del tempo?) fino ad un villaggio dove viveva una vecchia maga. Lei era vecchia davvero, un giorno mi disse di avere quarant'anni, ma che sommando tutte le sue vite chissà a quante centinaia arrivava, e si mise a ridere. Questa nonnina era saggia e conosceva tantissimi riti, erbe medicinali e metodi per Curare. La mamma diceva che si fidava solo di lei perché mi insegnasse a diventare ciò che ora sono, perché lei era la sola che non cuciva le bambine. La mamma mi disse di non rivelarlo a nessuno, altrimenti avrebbero fatto del male alla nonnina. Io ero stata cucita come tutte le altre del mio villaggio, ed ero riuscita a cavarmela dopo tanti giorni di febbre e deliri. Anche per questo la mamma diceva che ero forte. Io credo che fosse molto forte anche la mia mamma.
La nonnina -Sharifa, si chiamava- mi disse che per prima cosa, se volevo Curare, dovevo prendermi cura di me stessa, e rispettarmi. Io non lo capii, cosa volesse dire. C'era troppo male, troppa fame, troppi uomini che colpivano, perché io potessi davvero vedere il Rispetto. Ma una volta, dopo credo un anno che andavo ad imparare da nonnina Sharifa, mi ferii ad un piede con una grossa scheggia. Era una ferita profonda, e credo che si sarebbe presto infettata a camminarci sopra senza scarpe. Nonnina mi prese in braccio e mi portò nella sua capanna. Mi lavò i piedi e ci mise sopra un impiastro marroncino. Scaldò la poca acqua che aveva sul fuoco e vi bollì uno straccio, che poi usò per togiermi l'impiastro. Mi fasciò il piede. Per tutto il tempo cantò una canzone sacra e mi accarezzò molto, e mi chiese come stavo. Poi mi disse che tutto, di me, era prezioso, e che era felice di aver avuto il privilegio di salvare il mio piede. Andò a lavarsi le mani nell'acqua che aveva bollito, ormai raffreddatasi, si lavò anche il viso e chiuse gli occhi ringraziando gli Dei di averle dato il dono di Guarire. "Perché ti lavi prima di pregare?" le chiesi. "Perché gli Dei vedano come è bella questa loro creatura."
Oggi sono matura, e rispettata nel mio villaggio. Ho curato molte donne, ed anche qualche uomo, anche se loro preferiscono uno stregone maschio. Io non me la prendo. Ma anche col più duro degli uomini tengo la testa alta quando devo rifiutarmi di cucire le loro figlie. Alcune donne della mia età e più giovani hanno deciso che forse ho ragione, e che rispettare se' stesse è possibile anche qui. Che siamo importanti perché nutriamo, curiamo, accogliamo, celebriamo i Sacri Riti, collaboriamo attivamente per la sopravvivenza di tutti. Abbiamo una piccola scuola. Io non ci sono andata da piccola, ed ora con le altre sto imparando a leggere. C'è una maestra molto brava. Oggi solo metà delle bimbe del nostro villaggio sono cucite, e spero che saranno sempre meno. Abbiamo un laboratorio dove tessiamo tutte insieme, e vendiamo i nostri prodotti al mercato che ogni settimana si tiene in un grosso paese a solo tre ore di cammino da qui. Noi speriamo, con i soldi guadagnati e risparmiati, di scavare un pozzo. E molte bambine, e bambini, stanno imparando a leggere con me. Una di loro potrebbe diventare una brava Donna Medicina, ma non so se sarò capace di insegnarle. Questa notte chiamerò Sharifa e mia madre, in sogno, e chiederò loro cosa fare.


La storia è di mia invenzione, ogni riferimento è puramente casuale come si suol dire.
Arriveranno altre esponenti del sesso debole..grazie a chi leggerà, e magari divulgherà..non la mia storia, non ha la minima importanza. Mi piacerebbe vedere in giro appesi cartelloni pubblicitari con questa ed altre donne..chi lavora duramente, chi partorisce, chi alleva i figli, chi è in condizioni disagiate..e sotto, la scritta che titola il post..magari si può fare? Fate foto, chiedete all'interessata se potete renderle pubbliche, e mettetele online, o mandatele qui da Magoo che ci scriviamo una storia..

Noi cambieremo il mondo.


3 commenti:

  1. Uff, se ti scrivo che sei stata brava cominci a sbadigliare. Però puoi immaginare cosa penso: questo post ha forza espressiva perché è sentito e non risulta eccessivamente filtrato dalla ragione.
    Ti propongo anche di scrivere post dal titolo "Io sono il sesso forte", inerenti uomini che si distinguono per la loro... "sottile (!) concezione del femmminile". Si dice così?
    L'ironia uccide più della spada e secondo me potresti dare vita a "geni" del sesso forte (!) appellandoti alle tue esperienze di vita dirette e indirette.

    CiaOO
    Lu

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  2. E' un piacere leggere ciò che scrivi. E da forza riflettere sulle tue ultime parole.
    Grazie, ed un sorriso

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