giovedì 19 aprile 2012
uomini e no
eccoci qua con Vittorini, si avvicina il 25 aprile e non potevo non rileggere questa meraviglia di romanzo, dodici anni dopo averlo letto la prima volta.
Vittorini ha il grande merito, nonché privilegio visto il periodo storico in cui è vissuto, di conoscere molte tecniche narrative e di scrittura, grazie alla sua amicizia con Quasimodo ed alla sua passione per la letteratura inglese, che lo portò a studiare quella lingua ed a tradurne i maggiori autori. Quello era il periodo del realismo letterario, quindi Vittorini così come gli altri scrive storie vere o verosimili, in modo chiaro e con linguaggio contemporaneo ed adatto ai protagonisti.
Ma non è tutta tecnica e fantasia quella che leggo, perché Vittorini è stato comunista intellettuale ribelle allora, è stato in carcere allora, e quando è uscito ed è entrato attivamente nella Resistenza, c'era da parte di Mussolini l'ordine di sparargli a vista. Come tutti i racconti sui partigiani narrati da partigiani, anche qui c'è quel Qualcosa che rende il libro speciale, emozionante, commovente. Certo, è scritto da dio e questo aiuta. Ma in fondo parla di robe che sapevi già. Racconta episodi simili a decine d'altri. Molti dei personaggi possono essere sullo stesso piano di molti altri raccontati da altri autori così come dai vecchi di paese. Ma la senti la differenza tra chi racconta ciò che ha vissuto e chi no. Anche se magari chi non l'ha vissuta ne parla o scrive con estrema ammirazione e rispetto, non suona uguale. Così come non suona uguale la lotta partigiana raccontata da un italiano rispetto ad un inglese, per dire. Per nostra fortuna esistono ancora molte testimonianze, più o meno d'autore, di quel periodo storico. Sono importanti, ed è importante che noi e le nuove generazioni le conosciamo. Non solo perché sono libri meravigliosi, non solo perché gli autori sono esponenti di spicco della storia della letteratura italiana, non solo perché sarebbe importante conoscere il nostro passato, se si vuole provare a capire qualcosa del presente. Non è "solo" questo, anche se tutti questi sarebbero motivi più che sufficienti a fare qualsiasi cosa. Ma c'è, pure, qualcos'altro.
Fenoglio, Pratolini, Rigoni Stern, Bedeschi, Vittorini..per dire i primi che mi vengono, i più famosi..sono come i nostri nonni quando ci raccontano o raccontavano le loro storie di guerra e di Resistenza. Sono loro. Le storie sono vere, così come le senti e le leggi. Leggi ste cose, scritte in modo semplice e chiaro e potentissimo da persone che sono come il tuo nonno, la tua nonna, il vecchio del bar che se "sente il nome di Joe Mitraglia il partigiano, si fanno strani gli occhi proprio come gli avessi tolto il vino dalla mano"..sono gente che conosci, sono come te, sono te forse.
Sono Uomini, anche se hanno combattuto con violenza, perché l'hanno fatto senza efferatezza ne' gusto per il macabro ed il sadico. Sono Uomini perché anche se le idee politiche possono essere criticabili (ma certo a criticarle NON SONO IO), lo scopo della lotta sempre è stato vivere felici, senza venire oppressi. Sono Uomini perché se hanno la possibilità di uccidere una SS anche alle spalle non si fanno scrupoli, ma non tessono orrende e crudeli vendette facendo sbranare gli uomini dai cani. Gettavano bombe, ma non si sono mai fatti lampade di pelle umana. Bruciavano camionette, ma non hanno preso i bambini dai loro letti per fucilarli in mezzo alla piazza. E anche quelli che non hanno combattuto direttamente, ma in un modo o nell'altro se ne sono andati per non partecipare allo sterminio ed all'oppressione, e per quanto era in loro hanno rifiutato quello che si sentivano moralmente in dovere di rifiutare, anche loro sono Uomini.
Ma, si chiede Vittorini, non è nell'uomo anche l'efferatezza del nazifascista? se non avessero potuto farlo come uomini, lo avrebbero fatto?
Vale la pena pensarci, perché non succeda di nuovo, è una cosa che si dice sempre. Vale la pena anche osservare, e tenere gli occhi aperti. Per esempio, su come certi festini di certi capi di governo assomiglino a quelli dei tedeschi con le puttane italiane. Per esempio, su come una certa aberrante saturazione delle carceri italiane somigli alla saturazione di quelle stesse carceri in quegli anni. Per esempio, su come un certo diffuso e veloce "dimenticarsi" di certe morti assomigli alla censura di allora. Per esempio, su come la definizione ("sediziosi, violenti, terroristi") data dei manifestanti in generale si distanzi sempre più dal "liberi fischi in libero stato" di Pertiniana memoria, per avvicinarsi alla definizione ("terroristi") che i nazisti davano dei nostri partigiani. Ecco. Per dire.
Resistere è anche questo, oggi, secondo me. E leggere Uomini e no aiuta.
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