domenica 7 novembre 2010


quando perdi qualcosa ti ricordi del valore che aveva. Lo si dice spesso. Allora mi piacerebbe che oggi l'intera umanità piangesse, come abbiamo fatto in tanti ieri sera, una lacrima per Pompei.
Una lacrima per un patrimonio immenso che è abbandonato da anni.
Una lacrima per dei siti davvero, davvero unici in tutto il mondo.
Una lacrima per una serie di classi politiche inette ignoranti irrispettose ignobili idiote incapaci che anche in questa occasione hanno dimostrato di aver tradito il proprio paese.
Una lacrima perché quando perdi qualcosa di così straordinario non puoi dire la solita frase fatta "beh con tutti i problemi che ci sono questo non è poi così grave", come è stato detto delle opere perse col terremoto dell'Aquila, o ancor prima di Assisi. Certo che è grave cazzo. Perché la cultura, la storia, l'arte, ci rendono quelli che siamo, perché se ancora c'è qualcosa di buono questo viene per la maggior parte da lì, dalla cultura, perché un mondo senza arte è freddo bieco vuoto e per molti versi inutile.
Una lacrima perché un pezzo di noi è andato perso solo perché a chi di dovere non è fregata una minchia.
Una lacrima perché non si torna indietro.
Una lacrima perché se come diceva qualcuno la Bellezza ci salverà, stiamo degenerando sempre più inevitabilmente verso l'opposto della salvezza.
Una lacrima perché per politici che odiano il proprio paese non c'è scusa.
Una lacrima perché se loro ci odiano, forse piangendo per noi stessi potremmo iniziare a provare ad amarci da soli.
Si fottano. Si fottano. Si fottano.

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