lunedì 22 novembre 2010

lolita


E' davvero difficile, questo romanzo. Non tanto per i concetti che ti esprime, che in fondo sono chiari, ne' per il linguaggio, che è elaborato ma comprensibilissimo e scorrevole.
L'ho trovato difficile perché mi ha messo davanti una storia cruda e crudele, da affrontare così com'è, sordida malata e cattiva, dolorosa sporca e senza speranza. Davvero complesso, da affrontare e da capire.
E' difficile affrontare che la pedofilia sia qualcosa di insito ed istintuale in molti esseri umani; che in certe culture passate e presenti fosse e sia normale perciò non capisci bene dove sia il limite, se ne esiste uno.
E' duro affrontare che il bambino o la bambina possa in effetti istigare alla sessualità, per sfida o per divertimento, rendendosi più o meno conto di quello che fa, ma forse mai del rischio che corre; che forse davvero alcuni pedofili, in alcuni casi, non si rendono conto, mentre lo stanno facendo, di distruggere per sempre la vita di un bambino.
E' arduo affrontare una realtà così vecchia ed a cui si reagisce in così tanti e differenti modi nelle diverse persone e società (i pedofili sono visti come delinquenti, malati mentali, normali cittadini che sposano ragazzine, fonti di reddito vedi i turisti del sesso, mostri..).
La mia opinione sulla pedofilia è ininfluente qui, ed in effetti lo fu anche quella di Nabokov, che si era sempre disinteressato di scrivere per insegnare, propagandare o altro, ma che semplicemente aveva idee e le sviluppava e, se gli pareva funzionassero, proseguiva nel lavoro, ma fondamentalmente scriveva per scrivere. Nabokov diceva che la parola "realtà" è una delle poche parole che senza virgolette non hanno alcun senso: a mio avviso questo significa che, in ambito letterario, per ciò che riguardava la propria arte, Nabokov se ne fregava abbastanza della realtà. Così come se ne fregava, per esempio, della sua personale tragedia di esiliato politico e continuava a scrivere, anche in lingue che non erano la sua lingua madre (Lolita è nato in inglese, e solo dopo è stato tradotto, fra le altre, anche in russo, e dallo stesso Nabokov), lingue che gli permettevano di dire quel che voleva. Pur di scrivere sorpassò la sua propria realtà dunque, e allora perché non sorpassare anche la realtà in senso più ampio? Intendiamoci, il romanzo è pieno di rimandi realistici, a luoghi tempi eventi, e racconta una storia verosimile esprimendo sensazioni verosimili. Ma non ha niente a che vedere con il pensiero dell'autore a riguardo.
Perciò ritengo corretto non prendermi la libertà di inserire il mio pensiero sul tema del romanzo. Ecco, il difficile dove sta, nell'esimersi dal giudicare la pedofilia mentre si sta leggendo un romanzo sulla pedofilia. Tanto più che il romanzo è indubbiamente arte, è bellissimo e potente, e non te lo puoi dimenticare come invece puoi fare con, che ne so, certi articoletti scandalistici. Quasi tutta l'arte è provocatoria, e quando la provocazione è così forte, brutale direi, non può non cambiarti. Anche se ti fa paura, anche se è complicata, anche se vorresti chiudere il libro e scappare, anche se vorresti dimenticartene. L'arte è anche questo, e a mio modo di vedere questa "scomodità" ha valore, ed ha valore la sua esperienza.

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