sabato 29 marzo 2014
si è ciò che si mangia, si mangia ciò che si è
Settimane per costruire questo post, e adesso mi ritrovo a temere che non sia buono abbastanza. Vabbé, come sempre portate pazienza.
Settimane per comprendere, o almeno provare a farlo, il ruolo del cibo in questa storia. Un ruolo evidentemente cruciale, visto che di cibo si parla dall’inizio alla fine. Settimane per provare a capire come il rito del Pasto intrapreso dalla Sciamana avesse il compito di far diventare grandi i due fratelli, di integrarli..
Mi sono aiutata leggendo i contributi di alcune persone.. Una frase di Massimo Montanari da’ il titolo a questo post, per esempio. E poi ci sono Fischler, Lupton, Mugnani, Spila..
Parto col dire che il bisogno di alimentarsi è il primo, impellente bisogno del bambino quando nasce. La prima emergenza che lo mette di fronte al fatto che se soddisferà tale necessità egli proverà piacere (e desiderio di ripetere l’esperienza), altrimenti proverà dolore. Per la prima volta il bambino viene a contatto con il rischio e la paura della Morte, per la prima volta una figura esterna a lui (anche se non completamente concepita come esterna bensì come un proprio “prolungamento”) ossia la madre gli dona la soddisfazione ed il piacere, ed entra dentro di lui attraverso la bocca. Il cibo ed il nutrirsi sono dunque la prima grande avventura della vita, ed il primo gesto d’Amore che l’individuo conosce.
Hansel e Gretel sono scissi e non conoscono il significato di se’ medesimi: lui si occupa di procurare il cibo (ma non sa prepararlo, sa solo cercarlo), lui decide quale cibo è appropriato, lui crede di fare da guida ad entrambi, ma non sa dove andare ne’ cosa cercare veramente. Lei accetta passivamente le decisioni del fratello e non riesce ad affrontare nessun cambiamento dello status quo. Nessuno dei due sa accogliere l’altro rimanendo se’ stesso, ne’ sa accogliere il Nuovo senza averne paura. Nessuno dei due sa cosa sia il Magico ne’ sa trasformare la Natura in Cultura, sa gestire la potenziale pericolosità di un qualcosa di estraneo che si introduce nel corpo. Nessuno dei due sa creare, lavorando ciò che la natura offre per farne qualcosa di nuovo, che esprima un modo di sentire, un desiderio, una conoscenza, una ricerca. Nessuno dei due, in altre parole, sa cucinare.
Il peggio è, come avevo accennato nei post precedenti, che entrambi i fratelli vogliono tornare a casa, a ciò che erano prima. Non comprendono che questo non è possibile e non è sano. Non sanno chi sono, e di conseguenza non sanno Amare, perché non hanno idea di cosa si prende e di cosa si da’ quando si Ama.
La Sciamana decide quindi che queste due metà vanno istruite alla Magia ed all’Amore, all’Indipendenza ed all’Accoglienza, alla Sperimentazione ed al senso del Tempo. Solo il rituale del Pasto unisce in se’ tutti questi aspetti. Fonte primigenia di Amore, luogo della Magia creatrice e trasformatrice, della fantasia ma anche della gestione impeccabile ed attenta dei tempi e delle caratteristiche di ogni ingrediente. Insieme di conoscenze che garantiscono l’Indipendenza, ma anche rito di Accoglienza in qualsiasi civiltà.
Simbolicamente la cucina è antro, spelonca, luogo caldo e umido di trasformazione di elementi distinti che ne formeranno uno solo.. evidentemente la cucina è un fortissimo simbolo uterino. Perciò sarà Gretel a doverci stare. Gretel deve capire cosa sia DAVVERO il femminino che le appartiene e che la caratterizza. Non una emotività senza polso, senza senso e senza potere, bensì un calore creativo che possiede tanta magia da stordire chiunque, tanta potenza da generare la Vita, da farsi Vita, da far morire elementi diversi facendone nascere di nuovi.
Gretel non deve mangiare, non le serve per ora. Lei ha già con se’ il proprio nutrimento, deve ora imparare ad usarlo, per rendersi indipendente e per fare dono di se’ donando la Vita. Per questo deve cucinare per Hansel. Non certo per qualche stupido dovere della donna verso l’uomo, ma perché il maschile non è capace di operare questo tipo di Magia. Il maschile si deve nutrire, ma non sa creare il nutrimento. Hansel deve mangiare per essere pronto quando sarà il suo momento, quando dovrà fare quell’unica, esplosiva cosa che da' il via al Cambiamento. Hansel imbroglierà la Vecchia (come l'Uomo con la sua scintilla generatrice opera il primo passo per "imbrogliare" la Morte) e questo innescherà il processo rivoluzionario che porterà Gretel a trovare la piena consapevolezza ed a farle gettare la Vecchia nel Fuoco.
La vecchia costituisce il senso della frase che titola il post, secondo me.. “Si è ciò che si mangia, si mangia ciò che si è”. Siamo ciò che mangiamo: non solo nel senso fisiologico e salutistico, bensì nel senso esoterico.. se mangiamo ciò che troviamo ma non ci mettiamo mai a cucinare, saremo dei parassiti, o degli eterni bambini dipendenti da qualcosa o qualcuno.. mentre se impariamo a cucinare saremo noi gli artefici del nostro nutrimento, della nostra indipendenza, della nostra crescita.. saremo Adulti.
Mangiamo ciò che siamo: ogni cambiamento, e nella vita dovremmo attraversarne tanti, è frutto di una morte rituale e di una rinascita. Ogni volta che cambiamo, partiamo da coloro che eravamo prima, “digeriamo” quella condizione, e ne creiamo una nuova. Ciò che diventiamo è sempre frutto della cottura, della trasformazione, della digestione di ciò che siamo stati. Sempre diversi ma sempre noi stessi, Tempo dopo Tempo, esperienza dopo esperienza, Vita dopo Vita..
La Sciamana, attraverso la metafora eterna del Fuoco che crea, distrugge, purifica, pulisce, spaventa, riscalda, ci insegna che dobbiamo imparare la Magia, imparare ad usarla per nutrire ciò che di noi ha bisogno di essere nutrito (non solo Hansel, bensì anche la parte istintiva, ossia la Sciamana stessa), e conoscerne anche gli aspetti oscuri, legati alla morte ed all’aggressività. Gettare la vecchia nel Fuoco, a questo punto, diventa un atto dai modi efferati ma dal significato positivo.. l’istinto che ci ha insegnato a vivere non ci divorerà, se noi impareremo la sua lezione.. ma sarà sempre nel Fuoco da cui è venuto, nel Fuoco del quale è custode, come ne è custode Baba Jaga. I suoi insegnamenti hanno attraversato, usando la “metafora” del Cibo e del Pasto, tutte le fasi della vita.. la nascita (con la prima necessità ad essa collegata), la maturità (con la più importante prova di autonomia e capacità generativa), la distruzione di ciò che non serve più attraverso un mezzo (il fuoco) che permette sempre la Rinascita come ci dimostra la sacra Fenice.
E mi piace pensare che, come la sacra Fenice, la Vecchia si butta nel Fuoco per rinascere, Bambina, di nuovo nella Casa nella Foresta..
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Ciao sono Lu.
RispondiEliminaMolto belli e interessanti queste letture analitiche delle fiabe :-) Recuperare la consapevolezza del nostro istinto profondo e abbracciare la magia della vita costituisce la differenza tra essere divorati, essere parassiti, o al contrario creare rapporti armoniosi dove si è costantemente cibo per qualcuno (e per una parte di noi stessi) e ci si nutre di qualcuno (e di una parte di noi stessi).
Resta però una domanda: cosa facciamo concretamente per attuare questo ciclo di rinascita, di rinnovamento? Abbiamo davvero il coraggio di bruciare noi stessi per rinascere? Oppure siamo capaci soltanto di sognare di farlo e continuiamo a muovere la ruota con movimenti interiori e azioni ingenue, come un criceto in gabbia? Credo che un modo per capire se siamo ancora criceti sognanti o streghe in cammino, esista: da una parte possiamo usare l’intuizione profonda che restituisce la percezione (di noi stessi e del mondo); dall’altra ci aiutano le relazioni che creiamo e che, se guardate senza buonismo o con la paura della memoria, ci forniscono indicazioni sul nostro modo di essere. Detto in altri termini: sappiamo liberarci dei parassiti? Sappiamo riconoscere le altre streghe in viaggio o siamo legati a un mondo solipsistico che ci divora? Sappiamo svuotare la mente e il cuore cercare per riconoscere l’anima affine tra le nebbie del bosco?
Caspita che bel lavorone che stai facendo Mauscina! Grazie per condividerlo con noi...hai delle intuizioni rilevanti e molto vicine al mio sentire...
RispondiEliminaE poi che bello leggere le interpretazioni di qualcun'altro di miti e favole!
Splendida sei :*
grazie mie dolci.. sono contenta che vi piaccia questo lento lavoro..ho sempre paura di dire un sacco di scemenze :DDD
RispondiElimina