domenica 13 aprile 2014

Ilma nella casa di marzapane

Riporto, come spesso ho fatto parlando delle streghe di questa rubrica, un passo scritto da Haria. Il libro si intitola "Estensità".

Quella sera cucinavo sulla stufa una zuppa di ortiche. Dopo averle lavate delicatamente le avevo aggiunte al cavolo, alle cipolle, al sedano e alle carote che cuocevano da una decina di minuti in una pentola di coccio. Rannicchiata in un angolo Ilma seguiva i miei movimenti e fumava la sua piccola pipa di radica.
Con un mestolo di legno rimestai ancora la zuppa e guardai Ilma, che sorrise.
"Non chiedermi se la zuppa è pronta, figliola, devi saperlo tu. Però è un po' che ti dai da fare con quel mestolo e forse le ortiche si saranno scocciate di cuocere".
"Le carote non mi sembrano cotte del tutto", valutai.
"La tua intenzione era cucinare una zuppa di ortiche o di carote?".
"Di ortiche".
"Allora diciamo che la zuppa è pronta".
"E' uno strano modo di cucinare".
"Ma è il più corretto: dalla parte delle ortiche".
Scoppiai a ridere, ma Ilma rimase seria. "Una volta deciso di stare dalla parte della bellezza dobbiamo condurre la nostra vita con inflessibile abbandono, sobrietà, determinatezza e impeccabilità, qualunque cosa facciamo. L'evento di bellezza cui stasera hai partecipato è un buon esempio di come una donna di conoscenza debba agire".
"Di quale evento di bellezza parli, Ilma?".
"Della danza delle ortiche. Un evento di bellezza è uno straordinario episodio per la consapevolezza dell'intento e della percezione. Mostrandoti la loro vivacità le ortiche hanno attirato in profondità la tua attenzione. Ti sei lasciata andare ad ammirarle, e questo è abbandono. Ne hai raccolto con estrema cautela - per non pungerti - le foglie più tenere, e questa è sobrietà. Le hai lavate con meticolosa fermezza, e questa è determinatezza. Hai fatto del tuo meglio per trarne una buona zuppa, e questa è impeccabilità. Abbandono, sobrietà, determinatezza e impeccabilità sono i quattro attributi di energia della consapevolezza con cui una donna di conoscenza partecipa a ogni evento di bellezza nell'estensità".



Cercando di "usare" queste parole per la mia sottospecie di analisi, senza farmi attrarre (almeno non mentre scrivo questo post) dalla meraviglia di passi come questo e dalle tantissime riflessioni che smuovono, cerco di raccogliere quello che sono capace. Credo che la Vecchia di Hansel e Gretel sia qui per insegnarci l'Integrità di cui parla Ilma, usando le parole Abbandono, Sobrietà, Determinatezza, Impeccabilità. Forse la Vecchia viene anche prima..a far capire a Gretel che se non sa chi è, non comprenderà mai la Bellezza, la Magia, il Ritmo, il Significato del Mondo e della Vita. Non potrà abbandonarsi consapevolmente, non potrà fare un uso sobriamente determinato di ciò che percepisce nella Bellezza, non potrà agire impeccabilmente per far sì che la Bellezza sia palese attraverso di lei. Gretel deve compiere un atto creativo fondamentale, ossia cucinare. Un atto che ho provato ad analizzare in precedenza e sul quale non mi soffermerei, ma che nuovamente ritorna nel mio discorso con forza. Creare per Nutrire rientra nelle prerogative del Femminino Sacro che esprime se' stesso dando la Vita..ad un figlio, ad una relazione ricca di calore, ad una danza che ridona vita alla terra, ad un abito bello e caldo. Creare per "partecipare a eventi di bellezza". Anche questo, così femminile.
Non per possedere. Non per analizzare. Non per dominare. Non per penetrare.
Per partecipare. Per comprendere. Per abbandonarsi. Per accogliere.
Forzatamente Hansel deve stare tranquillo a nutrirsi finché verrà il suo momento, e siccome non lo fa di sua spontanea volontà perché è maschile e crede di dover aggiustare tutto, occuparsi di tutto, risolvere tutto, decidere tutto, allora viene costretto a fermarsi.
Forzatamente Gretel deve darsi molto da fare e cucinare perché è sempre il suo momento, perché è sempre attiva e non è in attesa del gesto "fecondatore"/"risolutore" maschile. Gretel non lo fa di sua spontanea volontà perché essendo sempre stata sovrastata dall'atteggiamento normativo e paternalista di suo fratello ha interpretato la parola "attesa" nel senso passivo, la parola "emotività" nel senso debole, e percepisce le proprie doti meno analitiche e più ctonie e "pratiche" come doti di poco valore. Così la Vecchia costringe anche lei. La costringe non solo a lavorare e a smetterla di lamentarsi, ma anche e soprattutto a Muoversi. A Vedere. A Gestire. La costringe ad essere, volente o nolente, protagonista della quotidianità. La costringe a Creare. La Vecchia tira fuori la Femminilità più archetipa, profonda, autentica, selvaggia di Gretel. E come ben sappiamo tutto questo fa male, fa spavento, è difficile e non capiamo bene dove ci porti.

Mi piace pensare che forse il cammino indicato con violenta tenacia dalla Vecchia ci porti "dalla parte delle ortiche".

1 commento:

  1. La bellezza del Femminino sacro, secondo me, è proprio nel superamento delle dicotomie dell'analisi.
    Se ci pensiamo, le tue definizioni:
    a) "Creare per Nutrire rientra nelle prerogative del Femminino Sacro che esprime se' stesso dando la Vita."
    b) "Per partecipare. Per comprendere. Per abbandonarsi. Per accogliere."
    Esprimono caratteristiche che sembrano oscure a usare l'analisi e sono immediate e chiare usando l'anima.

    Grande post! Grazie :-)

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