Eccomi a parlare di una strega che non ha nome. Perché non sappiamo il suo nome? Forse non serve.. forse non serve una identità precisa. Per “definirla” ho cercato le parole che Clarissa Pinkola Estes usa in “Donne che corrono coi lupi” per parlare della Loba.
“C’è una vecchia che vive in un luogo nascosto nell’anima che tutti conoscono ma pochi hanno visto. Come nelle favole dell’Europa Orientale, pare in attesa di chi si è perduto, di vagabondi e cercatori.
E’ circospetta, spesso pelosa, sempre grassa, e desidera evitare la compagnia. E’ insieme una cornacchia e una gallina che chioccia, e solitamente emette suoni più animaleschi che umani.”
In questa fiaba la vecchia sembra essere soltanto negativa ed ingiusta. Diversamente da Jaga, che vive una sorta di “riscatto” dimostrando la propria lealtà nel dare a Vassilissa il fuoco promesso, qui la nostra strega sembra essere crudele fino alla fine. Non sono ancora arrivata a comprendere se il suo ruolo sia uguale a quello di Baba Jaga, di certo ci sono vari aspetti simili ed altri molto diversi. Andiamo per gradi.
La casa della Vecchia non solo non fa paura, ma anzi è allettante. Secondo me questo accade perché deve attirare chi passa di lì per sbaglio.. o meglio, chi arriva da quelle parti senza aver cercato, tutt'altro: Hansel e Gretel sono totalmente inconsapevoli. Vassilissa cerca la casa di Jaga, il che “tradotto” potrebbe significare che l’Anima cerca Jaga perché cerca di capire, di conoscere, di emanciparsi da una situazione sbagliata, pur non sapendo ancora come.
Inoltre, Vassilissa è un’Anima ancora giovane, inesperta, spaventata, insicura, ma abbastanza Integrata, come lo è Biancaneve. Qui invece ci sono Hansel e Gretel. L’Anima sembra divisa in due: un maschile assertivo e tutto sommato dominante, seppure l’atteggiamento sia amorevole e protettivo, ed un femminino emotivo e succube, spaventato e senza iniziativa.
Fra l’altro, nel corso della storia i fratelli provano e riprovano a tornare indietro, alla vita a cui sono abituati, presso dei genitori che li hanno rifiutati. Ne’ Vassilissa ne’ Biancaneve invece hanno l’intenzione di ritornare alla vita di prima. Per due diversi motivi, ma entrambe vogliono raggiungere un obiettivo prima di rivedere la loro casa.
Hansel e Gretel mi sembrano sopraffatti dalla paura dell’Ignoto che è insito nel futuro. La loro matrigna vuole abbandonarli, il padre è talmente inetto che non riesce a tirar fuori l’istinto di protezione che dovrebbe essere parte integrante dell’Amore, eppure Hansel e Gretel credono ancora che in fondo a casa si stia bene, o comunque meglio che nel bosco.
Credo che moltissimi di noi siano come Hansel e Gretel. Facciamo prevalere una parte su un'altra, la ragionevolezza sull’istinto, la produttività sulla creatività, la serietà sulla danza spensierata, la programmazione sull’imprevedibilità. Non permettiamo ad alcuni aspetti di noi di esprimersi.. perché? Perché ci hanno insegnato che non è il caso, e soprattutto che la parte “femminile” è debole, evanescente, non ci porterà a nessun risultato bensì ci condurrà ad essere sopraffatte. E quanto più accettiamo questo, tanto più rendiamo effettivamente debole il nostro lato istintivo ed emotivo. Non lo “alleniamo” ad esprimere l’enorme potere che esso ha. Il potere di trovare soluzioni creative ai problemi, il potere di farsi rispettare con le parole giuste, il potere dell’indipendenza, il potere di gestire il Fuoco.. Noi tutti, almeno una volta, siamo stati come Hansel e Gretel. “Lei” piange e non riesce a darsi una mossa, “lui” programma tutto e salva capra e cavoli, o almeno sembra farlo. Ma chiunque abbia avuto un momento di crisi dovrebbe aver compreso che finché la nostra Anima non è Una e Integrata, finché noi non siamo Integrati, qualcosa andrà storto e sarà sempre più difficile da raddrizzare. Hansel diverrà sempre più dispotico, e quando non saprà risolvere un problema con interventi pragmatici e razionali, allora crollerà. Gretel diverrà sempre più impotente, e quando sarà sola (perché Hansel è venuto meno o non sa che fare) verrà sopraffatta.
E quante volte abbiamo sinceramente creduto che fosse meglio restare o tornare in una situazione di merda, ma conosciuta, che rischiare di andare nella Foresta? Quante volte compromettersi con scelte difficili ci è sembrato troppo spaventoso, anche se di fatto ciò che costituiva la sicurezza era, in effetti, una sicurezza fatta di dispiacere, noia, errori ormai cronicizzati? Quante volte ciò che non conosciamo ci ispira sospetto invece che curiosità, e quello che conosciamo ci ispira stabilità e non magari ribrezzo e rifiuto?
Ci vuole qualcosa che obblighi questi bambini a crescere, ognuno dentro se’ stesso, per potersi poi unire in modo sano e positivo, per vivere una vita di consapevolezza e gioia.
Perché ogni parte dell’Anima trovi la propria consapevolezza, sappia vivere di questa, e si riunisca all’altra parte in maniera questa volta sinergica e non più malata, bisogna che entrambe le parti entrino nella Casa della Foresta. Ma stavolta l’Anima non ci vuole andare. Non ha capito che l’abbandono dell’abitudine è la salvezza e non la condanna. Se la casina della Vecchia non fosse golosamente allettante, Hansel e Gretel non ci entrerebbero affatto.
La strega deve essere subdola per poter eseguire il proprio compito, per poter far entrare l’Anima sdoppiata in casa. Su questo punto vorrei provare a chiarire, forse più a me stessa che a chi legge, un concetto. Nessuna persona altra da noi stessi può prendersi il diritto di essere una strega per la nostra anima. La vecchina di questa fiaba, Baba Jaga, i sette Nani.. sono tutte Creature che stanno più o meno a fondo dentro ognuno di noi. A volte io personalmente rischio di lasciarmi trasportare dall’interpretazione di queste fiabe, e credo di vedere nel comportamento di alcune persone quello di alcuni di questi personaggi.. Ma non funziona così. Nessuno al mondo deve credere di potermi illudere con le caramelle e poi provare a divorarmi. Nessuno al mondo deve credere di poter esigere qualsivoglia prova di resistenza o di lealtà da me. Nessuno al mondo deve sentirsi autorizzato a ferirmi nel fantomatico intento di insegnarmi qualcosa.
Sono io la Strega, sono io la Fanciulla, sono io l’Usurpatrice, sono io la Foresta sacra, sono io l’Amica fedele, sono io la Matrigna, sono io la Vecchina, sono io la Loba. Alcune persone sono arrivate o arriveranno nella mia vita, ed alcuni libri, ed alcune canzoni, ed alcune esperienze.. e tutte queste hanno contribuito o contribuiranno a far uscire la Donna Selvaggia ed anche i suoi acerrimi Nemici, quali la Paura, l’Ego, la Rabbia.. ma bisogna tenere sempre a mente che la sola persona autorizzata a ferirmi (se questa ferita porta a consapevolezza) sono io.
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