mercoledì 21 marzo 2012
donne che corrono coi lupi
Quando leggi uno in fila all'altro due o più libri che cambiano la tua visione del mondo e di te stessa in modo profondo, libri che non dimenticherai mai, libri grazie ai quali c'è qualcosa che ti sembra più chiaro, libri che ti portano giù, a scavare verso quella verità che ti aspetta, libri che influenzano ed influenzeranno sempre la tua vita, beh. Come minimo ti senti stordita.
Fortunata certo, ma anche un po' innervosita perché quei libri non sono arrivati prima. Anche un po' spaventata perché non puoi fare a meno di pensare a quanti altri testi fondamentali devi ancora scovare, e se farai mai in tempo a leggerli tutti. Anche un po' persa, perché ti hanno aperto un abisso così profondo e buio ed irresistibile, che senti di dovertici calare sentro ma non sai bene cosa troverai, se avrai gli strumenti ed il coraggio per vedere la strada da percorrere, le cose che ti nutriranno, gli appigli che potranno tenerti in piedi, le persone che vorranno accoglierti nel viaggio, le piccole luci che sapranno farti strada, le foglie secche che ti daranno riposo e calore.
Quando leggi libri come questo, non sai dire se prevalgano più lo stupore, la commozione, o la netta ed inequivocabile sensazione di aver trovato qualcosa di grosso.
Le cose più preziose forse sono quelle che ti aprono nuove porte, che ti aiutano a trovare dell'altro, ad andare sempre più oltre. Un investimento che ti permette di fare nuovi affari per anni e anni è più prezioso di un piccolo gruzzolo che non da' profitti. Ecco. Questo libro è una scoperta di quelle che ti spingono e ti aiutano a cercare ancora e ancora e ancora. E' come un investimento che se ben sfruttato darà interessi incalcolabili e senza fine nel tempo.
Se con Le nebbie di Avalon ho approfondito una serie di culture che conoscevo poco e che ho scoperto appartenermi in molte loro parti, con questo libro scopro invece le profondità della mia stessa vita. Tramite il racconto e l'analisi di antiche storie popolari più o meno famose (da Barbablù alla Fanciulla senza mani, da La loba alla Piccola fiammiferaia), Clarissa Pinkola Estés mi ha raccontato quali sono stati i percorsi della mia vita psichica, quali gli errori, quali i dolori. Ha dato un nome a quello che sentivo ed al quale io un nome non riuscivo a dare. Ha identificato cos'è quello che inseguo nella continua ricerca che è la mia vita. E pensa un po', mi ha detto che è in me, quello che cerco. Ovviamente non chiedetemi dove, ho ancora tanta strada da fare. Ma comunque ora so che sono io la donna di due milioni di anni, sono io La que Sabe, sono io la Signora, la Fanciulla, il Bambino, il Re, il Mago. Sono io la Donna Selvaggia che ho sempre intuito e cercato, come fanno tutte le donne per tutta la propria vita. E come tutte le donne o quasi (almeno tutte o quasi dalla fine delle religioni matriarcali in poi) ho cercato di coprire, nascondere, far tacere, uccidere questa Donna Selvaggia che invece si rivela essere la guida e forza vitale che devo ritrovare, che ho sempre voluto ritrovare.
Capire che è giusto andare giù, e giù, e giù, ma trovare dei consigli su dove e come scendere, senza perdersi e farsi del male e finire nelle mani sbagliate, è un sollievo così grande che mi risulta inspiegabile. Sapere che anche quando sei quasi morta, puoi farcela. Scoprire che la nostra Madre interiore è sì selvatica spaventosa e parecchio decisa ma anche generosa giusta e sempre pronta ad accoglierci quando sappiamo trovarla e raggiungerla. Accettare che la nostra vita è fatta di continui cicli, che iniziano e terminano ed è giusto e sano che sia così, e che accettare che qualcosa muoia, aiutarlo a morire quando è il suo tempo, significa prepararsi all'arrivo di qualcosa di nuovo ed aiutarlo a nascere. Capire che il viaggio richiede fatica e poco riposo, ma offre (sia durante il cammino che all'arrivo) un potere ed una forza incalcolabili. Rensersi conto che ululare spesso, specialmente se si sta combattendo, va bene. Che anche la rabbia, quando è giusta e soprattutto guidata in modo da arricchirci senza diventare uno sterile livore, va bene. Che ridere forte fra donne può salvare il Mondo. Che il proprio corpo non è solo un contenitore da temprare e modellare seguendo gli esempi impostici dalla tv, ma è il nostro personale tempio da onorare e rispettare. Che a volte la nostra famiglia biologica, per quanto a suo modo ci ami e per quanto noi l'ameremo sempre, non è la vera, profonda famiglia che ci appartiene ed alla quale apparteniamo. E che abbiamo il diritto di cercare i nostri simili.
Sapere che, anche se quando arrivi scendi dalla nave e vai per la tua strada, se non ci fosse stata quella nave non saresti andata da nessuna parte.
Comprendere che rifiutare di seguire e cercare il proprio istinto profondo, significa cadere in pezzi, automutilarsi e sfiorire, mentre farsi possedere e guidare dalla saggia belva che abbiamo dentro ci permette di esprimere la nostra forza creativa e di vivere perciò serenamente ed a pieno il quotidiano, lavoro figli pulizie amanti e compagnia bella.
Essere selvaggia non significa andarsene letteralmente sopra una montagna e fare l'eremita, bensì portare il selvaggio nella vita fuori di noi, nel mondo della nostra quotidianità, senza paura di quello che siamo e sentiamo, senza vergogna della nostra femminilità profonda, senza fingere di essere diverse.
Questo best seller ha guidato la vita di donne di ogni età. Io sono una di loro.
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Inutili dirti che ho cominciato a leggerlo...
RispondiEliminaGrazie.