martedì 14 settembre 2010

poesie 2


Riscopro, di nuovo con gioia e stupore, Saffo, la mitica. Che dolcezza infinita, che delicatezza e che eleganza assolute, ma anche che fuoco denro di lei! Molto è stato perduto, quindi magari ha scritto poemi lunghissimi e a noi sono rimasti solo frammenti, ma mi piace pensare invece che Saffo scrivesse proprio cose così, leggere come un soffio di vento, quel vento che ti scompiglia i capelli un poco e ti regala un sorriso che ti rallegra la giornata. Brevi come breve è spesso il tempo dell'amore. Misteriose, perchè in pochissime parole dicono tutto, e perché il sentimento, il desiderio, la passione, e l'inquietudine e la sofferenza che ne derivano, sono sempr eun grande segreto. Sì, inquietudine è una buona parola per Saffo.Mi chiedo se davvero i grandi autori di quel tempo non avessero poteri magici. Tipo vedere il futuro, leggere il pensiero anche a distanza di generazioni e chilometri, esprimere sentimenti e concetti universali. Mentre scrivo universali però penso al fatto che forse davvero l'anima dell'essere umano non cambia, nello spazio e nel tempo. Perciò sentimenti come l'amore, il desiderio, la delicatezza, e anche (non pensando a Saffo ora) la furbizia, la violenza, la corruzione, rimangono immutati pur mutando la realtà storica, effettuale delle cose. Per questo forse sentiamo ancora vicini molti autori pur antichi, non so dire se perché erano i migliori o perché avevano alcuni atteggiamenti più vicini alla modernità o perché chi li ha tradotti e interpretati ha fatto un buon lavoro. Penso anche però che forse siamo stati educati così da centinaia di generazioni, e perciò il nostro stile è quello, perciò li sentiamo nelle nostre corde questi artisti. Anche chi crede solo nel progresso e nella modernità non può non ammettere che non possiamo prescindere dall'età classica, greca e poi latina, che anche nel periodo medioevale è stata quasi sempre messa da parte, ma mai dimenticata.Non possiamo prescindere dal Rinascimento, dal pensiero Illuminista, dall'amore per l'armonia di proporzioni, dal rispetto spesso quasi religioso per il passato. E visto che passato, come fai a non rispettarlo ed amarlo, pur con tutte le sue contraddizioni ed i suoi errori? Forse è perché siamo europei che amiamo Ovidio, Dante, Spinoza, Boccaccio (per citarne solo pochi e per stare sole in campo letterario), così intensamente. E, anche se non li amiamo, comunque ce li portiamo appresso attraverso infiniti eventi e generazioni.
Saffo dunque, e tutti gli altri, ci hanno formato anche se non li abbiamo mai letti? Erano talmente geniali che hanno davvero trovato qualcosa di universale, ed un modo universale per parlarne? Cadevano in trance e comunicavano con l'assoluto?. Non l so, forse tutte queste risposte sono giuste, sicuramente lo sono anche altre. Fatto sta che, dopo dieci anni che non la rileggevo, mi ha (di nuovo) dato tanto. Inaspettatamente(?).

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