lunedì 6 settembre 2010
kim
Avevo letto qualcosa di Kipling, come quasi tutti, almeno tutti quelli dalla mia età in su. Ho amato visceralmente I libri della Giungla, mi sono piaciuti i racconti brevi come Il palanchino fantasma, ed ho il dolce ricordo, inesorabilmente legato a "L'attimo fuggente", di Puck il folletto.
Questo romanzo rispetta tutte le grandi aspettative che avevo iniziando a leggerlo. Anzi, direi che va oltre molte delle mie aspettative. Essendo stato considerato per anni un libro per ragazzi, mi aspettavo un bel romanzo di avventure, scritto con una marcia in più data la straordinarietà del suo autore. Ed invece, esattamente come è stato per I libri della Giungla, ho trovato molto, davvero molto di più.
Ho trovato l'India che è diventata quella dei sogni dei nostri genitori e nonni, e anche un po' dei nostri di sogni, quell'India misteriosa magica pericolosa grande incredibile, dove tutti gli hippies si sono rifugiati, sono andati in viaggio, o avrebbero voluto farlo. E mi ha stordito. Mi ha fatto desiderare, ad ogni pagina, di essere lì, proprio lì con Kim, con il lama Teshoo e con tutti gli altri meravigliosi personaggi di questo fumoso sogno messo per iscritto.
Ho trovato il pensiero orientale descritto con rispetto, accettazione, poca sorpresa e...come dire?ecco, sembrava, pur essendo Kipilng un pessimista assoluto, che stesse sorridendo attraverso le pagine del suo libro. Un sorriso sotto i baffi, a tratti amaro, a tratti ironico, ma sempre e comunque un sorriso per quell'Oriente percepito come ostile, Oriente che, allora, si mangiava chiunque non vi si sapesse o volesse adattare. Ma un sorriso, nonostante tutto, di -malcelato- amore.
Ho trovato l'amore filiale per qualcuno che non è biologicamente un genitore ma finisce per essere tutta una famiglia, per un ragazzino che è chiamato "amico di tutto il mondo" ma che è inesorabilmente solo.
Ho trovato l'amore paterno per qualcuno che non è biologicamente un figlio ma finisce per essere tutta una famiglia, per un vecchio che è stimato rispettato e amato come un santo ma che non ricordava la spontaneità e la freschezza che possono avere l'affetto, la tenerezza, la condivisione.
Ho trovato situazioni divertenti davvero, riflessioni profonde come abissi, filosofie complesse, misteri insondabili, battute taglienti (soprattutto verso gli occidentali invadenti ed invasori, ignoranti e prepotenti), episodi di infinita dolcezza e devozione.
Ho trovato l'avventura, ovviamente. I servizi segreti inglesi in India, ve lo potete immaginare farne parte?! E farne parte allora, in un'epoca ancora romantica e tutto sommato dignitosa, non come quella attuale piena solo di violenza gratuita e fottuti computer. Un'epoca di lettere segrete, coltelli, biglietti nascosti nelle noci, infiniti tragitti a piedi, a dorso di cavallo o al massimo in treno, donne velate sì ma vere capifamiglia, un'epoca a piedi scalzi per strade di terra, un'epoca in cui il Tibet era ancora inviolabile, in cui dare uno schiaffo ad un religioso poteva costarti il linciaggio, un'epoca di collegi per studiare e bimbi che pur essendo senza fissa dimora erano di casa da tutti, liberi di correre per strada, ricevere sì qualche calcio ma più spesso una scodella di zuppa. Lì c'era la vera avventura. Qui, in questo libro, è descritta quell'avventura che ancora adesso ci fa sognare, la stessa che ci ha fatto appassionare ai Pirati dei Caraibi (insieme ovviamente a quel pezzo d'uomo di Johnny Depp..), a tutti i film su Artù ed il suo tempo, a libri e film come Il codice da Vinci, o come quelli sulle guerriglie partigiane, combattute in montagna, fra i boschi, senza comunicazioni o armi di distruzione di massa. Tutte storie che parlano di un passato ormai mitico, perché non c'è più ma anche e soprattutto perché la realtà e gli ideali di quel passato li sentiamo così lontani da sembrarci quasi impossibili, sognati da registi e scrittori più che veramente vissuti dalle generazioni precedenti.
Ho trovato tutto in questo libro. L'India che Kipling ha conosciuto, le strade su cui ha camminato, gli usi i costumi e gli stili di vita che ha trovato, le idee che ha respirato, i cibi che ha assaggiato, la lingua che ha imparato, i paesaggi che ha ammirato, le paure che ha avuto, lo straniamento che lo ha preso. E, naturalmente, perfettamente mischiata a tutta questa realtà, ho trovato la magnifica fantasia di questo scrittore, fervida colorata e prolifica, incontenibile ma mirabilmente guidata e perfezionata da uno stile impeccabile, da una genialità indiscutibile, dal rigore che lo contraddistinse, nei confronti di se' stesso e del proprio lavoro, del quale non era mai contento.
Quanta vita, in pochi fogli di carta.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Non vedo cosa ci sia di romantico in un'epoca in cui dare uno schiaffo a un religioso poteva costare il linciaggio. (Che epoca era? Italia, 2010?)
RispondiElimina