sabato 5 novembre 2011
marcovaldo
anche nei nuovi cinquanta ci voleva Calvino, chevvelodicoaffare.
Le stagioni che fanno il loro giro cinque volte. La città di cemento, inerte crudele rumorosa e sorda.Le difficoltà economiche. I padroni. La modernità. La grettezza. I grattacieli. I pesci avvelenati dagli scarichi industriali. Le piante che crescono a dismisura e muoiono in un giorno come in un commovente canto del cigno. La velocità. L'asfalto. I tram. Gli stipendi bassi. Il Natale consumista.
In mezzo a tutto questo, lui, il manovale Marcovaldo. Con la sua ingenuità, il suo amore onesto e concreto per le cose semplici, per la natura e le sue manifestazioni. Marcovaldo credulone e sognatore, Marcovaldo che vede la città coperta dalla nebbia e si immagina di essere in luoghi avventurosi dal paesaggio mozzafiato, Marcovaldo che scopre dei funghi alla fermata dell'autobus e si convince che può esserci un futuro migliore per il mondo, se ancora la Natura si esprime, anche nell'asfalto. Marcovaldo che è un poveraccio ma conosce le costellazioni e le mostra ai suoi figli, che non può comprare niente ma è felice di aiutare una pianta a crescere rigogliosa. Marcovaldo che prende una cantonata ogni volta, che fallisce, che viene deriso e sottovalutato, che perde sempre. Ma, come sempre, chi se ne frega dei vincenti? Io no di certo. E neanche Calvino mi pare.
Serve che parli, di nuovo, dello stile e delle scelte linguistiche di questo scrittore che è fra i miei preferiti in assoluto? L'ultima dei pirla sono e resto, cosa mi metto a fare la critica di Calvino?! E' perfetto, chiaro. Anche se il romanzo è di metà degli anni Sessanta e quindi poi il suo autore avrebbe fatto tutto un percorso stilistico. Anche se come "storia" ho preferito, ad esempio, Le città invisibili. E' perfetto perché cerca la perfezione, in un lavoro di cesello e modifica e riscrittura, in una continua sfida che mira a superare se' stesso per ottenere il meglio, perché per dire QUELLA cosa ci vogliono QUELLE parole. Non altre, approssimative e sinonime e imprecise. No. Calvino cerca e corregge finché non trova QUELLE. Per questo è perfetto. Non importa se stai leggendo la prima o l'ultima delle sue opere. Chiaro, alcune ti piaceranno di più, altre di meno, questo è fisiologico. Ma è una cosa tua. Non c'entra niente con la sua assoluta perfezione. E basta. :)
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
scusa l'OT ma come hai scovato 'sta foto? :-) forte questa nuova angolazione per innalzare una casa anche se il periodo non è dei migliori data l'alluvione ma prendiamola per un capriccio di design
RispondiEliminaa dirla tutta sincera, l'ha postata una volta perny nel suo blog, e l'ho rubata ;P
RispondiEliminaok! :-)
RispondiElimina