lunedì 13 dicembre 2010

le città invisibili


ne ho citato un brano qualche post fa, ma ancora non ne avevo scritto. Sono tornata con grande piacere nel meraviglioso pianeta Calvino, che mi stupisce sempre più ad ogni rigo della sua sterminata produzione. Mi sono avvicinata alle sue opere tardi, e come mi è capitato anche con altri autori ne sono tremendamente dispiaciuta, perché i suoi libri mi piacciono tantissimo e mi sembra disgustoso essermene privata fino a poco tempo fa.
Dunque. Se volete perdervi, leggete questo libro. Perdervi in una enorme selva di città inventate, fantasiose, dai nomi femminili che come ogni femminilità ricordano la diffidenza magica ed affascinante di un essere che è a metà fra preda e predatore. Città costruite nei modi più differenti e strambi, abitate da ninfe, o da morti, o da persone che si sono perse, o da viaggiatori, o da gente con facce che hai già visto, città senza uscita, città per aria, città che vivono sulla propria leggenda ma forse non sono reali. Perdervi nei dialoghi fra l'imperatore Kublai Khan ed il mercante da lui inviato in esplorazione, Marco Polo. Dialoghi fatti, oltre che di parole, di gesti, di oggetti, di lunghi silenzi, di partite a scacchi, di illustrazioni guardate su un atlante molto speciale. Dialoghi misteriosi, dove Kublai e Marco non capiscono più bene se stanno davvero parlando, o solo immaginando, se davvero esistono o no, se almeno alcune delle mitiche città descritte dal mercante sono vere, oppure se è tutta immaginazione, o ancora se ogni città è in realtà la descrizione amplificata di un diverso angolo della stessa città, Venezia, la città di Marco.
Se volete ritrovarvi, leggete questo libro. Ritrovare in ogni città qualcosa delle vostre vite, delle persone che avete conosciuto, dei vostri sogni desideri aspettative paure rabbie opinioni credenze. Ritrovare il piacere di leggere per leggere, senza riuscire a smettere. Ritrovare il piacere che si prova quando mentre stai leggendo una storia ti accorgi che dentro ce n'è un'altra, o molte altre, che non ti aspettavi, e che ti fanno sembrare il libro come una raccolta, anche se sono poche pagine. Ritrovare il piacere di quei dialoghi fumosi, a volte profondi altre meno, a volte più ricchi di silenzio che di parole, che qualche volta nella vita sei riuscito a fare con gli amici più sinceri, o con qualcuno con cui è avvenuto il prodigio di capirsi al volo, ai limiti della telepatia.
Perdetevi nella letteratura per ritrovare la letteratura, nella magnifica pienezza che può dare alla vita, o almeno a quelle ore che riuscite a ritagliarvi per leggere.

3 commenti:

  1. "Se volete perdervi, leggete questo libro." Un caso che io l'abbia letto poco prima di partire? ;)

    RispondiElimina
  2. Stupefacente libro! Per sua struttura però, secondo la mia modestissima opinione di lombrico (di fronte a Calvino cos'altro potrei essere?), ha un po' la "sindrome da salmi": ogni pagina è un pistolotto ben costruito, saggio, e sicuramente l'insieme dimostra la teoria che il tutto è + delle singole parti, tuttavia è secondo me c'è poco "materiale umano" nei dialoghi tra K.Khan e Marco, con il rischio che anche loro risultino in fondo invisibili, oggetti concettuali come le tante meravigliose città...
    Una ricetta:
    Da leggere una pagina alla volta con la persona preferita, per sognare insieme, commentare fino a "litigare" (chi è sincero fino in fondo non è mai d'accordo con l'altro al 100%).
    Città invisibili: un'opportunità per amare: la letteratura e non solo.

    Ciao!

    RispondiElimina