sabato 1 maggio 2010

storia di una capinera


Mi ha lasciato una tristezza che non vi dico, questo romanzo.
Maria, la protagonista, nel suo stato di vittima designata dall'inizio alla fine, fa provare una dolcezza infinita e allo stesso tempo non puoi non arrabbiarti con chi l'ha fatta finire così male. Suo padre, che l'ha abbandonata alla fine dei conti. La società del tempo, che permetteva che una bambina orfana fosse rinchiusa in convento quando il padre decideva di risposarsi. La matrigna, che non ha mai provato tenerezza nei suoi confronti. Le altre monache del convento, che non hanno nome o volto ma sembrano dei mostruosi fantasmi. L'amica destinataria delle sue lettere. Il ragazzo di cui lei si innamora e che nemmeno lui è indifferente.
Nessuno si sforza per starle davvero vicino e salvarla, nessuno ascolta la richiesta disperata di aiuto che si vede negli atteggiamenti e nelle parole di questa povera ragazza. E lei non può fare niente se non accettare questo destino prima, ammalarsi ed impazzire poi.
E leggerlo sapendo che, pur essendo una storia, parla di situazioni reali di quel tempo, comuni e socialmente accettate...ti lascia dentro una tale amarezza...ma va bene anche quella quando serve per aprirti gli occhi e pensare.
E poi ogni libro di Verga merita di essere letto. Quando leggi romanzi scritti da chi è davvero bravo, pian piano non puoi più fare a meno di scegliere solo libri ben scritti, e di evitare come la peste "Amore 14"..per dirne uno. :)

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