venerdì 21 maggio 2010
eva luna
Quello che preferisco delle autrici latinoamericane è il loro modo di rendere magica qualsiasi storia. E' narrativa pura, anche quando si parla di argomenti di cronaca. Mai del tutto realista, ma anche mai del tutto in un altro mondo, perché anche quando si parla di magia, spiriti, voci e ricordi sembra sempre di vedere e sentire tutto, col corpo prima ancora che con la mente. E' a dir poco straordinario, e lo provo sempre con Isabel Allende, ma anche con Marcela Serrano per dire la prima che mi viene in mente, e della quale fra l'altro ho letto tutti i libri e presto ne posterò qualcuno.
Ma tornando a questo di libro, mi ha sorpreso, come sempre mi sorprendono i libri scritti bene. Mi sorprendono perché so quanto una cosa bella, una bella storia, una bella sensazione, un bel momento, siano da considerare dei veri regali in questa nostra esistenza, in questo nostro mondo.
E così la Allende mi ha fatto questo regalo incredibile, pieno di vita e di immagini vivide e calde, pieno di magia e sensualità e "surreale realismo", permettetemi il gioco di contrari. Qui ci sono tante storie intrecciate, così com'è la vita, mai uguale e mai in una sola direzione. Qui ci sono esperienze atrocemente dolorose e crude, e le senti come se stessero capitando, che ne so, a tua sorella. Qui ci sono amori appassionati, e rivivi con tenerezza le tue di passioni, le attese, gli innamoramenti, le scopate, e ti sembra di vedere tutto lì, su quelle pagine. Qui ci sono fantasmi, sempre, e senti che tutta la nostra vita è immersa nella magia e che siamo sempre accompagnati dagli spiriti, anche chi non li sente o non ci crede. Qui c'è l'impegno politico e sociale ed insieme la disillusione tipica di chi ha creduto in una rivoluzione e l'ha vista poi terminare malamente e sgretolarsi come argilla. E rivedi le tue disillusioni, ma anche i sogni e le convinzioni che ancora rimangono, e senti che è anche per quelli che vai avanti, e combatti, sempre, come c'è scritto sulla frase sotto il titolo di questo blog, a destra. Quella frase è presa da questo libro, e per come la vedo io è assolutamente vera. Battersi sempre, non solo nel senso "rabbioso" dei termini, ma nel senso di crederci, di non rinunciare, di vivere tutto ed essere curiosi e desiderosi di tutto. Questa per me è la vita, almeno ora. Non lo so se sarà così quando sarò più vecchia, ma spero di non dimenticarmene tanto presto. La vita è qualcosa che non mi basta mai. Nelle gioie e nei momenti di merda.
Come per Eva Luna, che vuole "divorare il mondo con tutti i suoi errori". Come le mulatte di Pedro Juan Gutierrez, insaziabili e voraci. Come le coppie che stanno per settimane senza uscire dal letto, mangiando poche cose che lasciano gli amici fuori dalla porta, in Daniel Pennac. Come la figlia di Cidrolìn in Queneau. Come la signora Dalloway che sempre e comunque. Come Margherita Dolcevita di Benni. Come Tomas ne L'insostenibile leggerezza dell'essere. Come quando Ligabue diceva "non si può sempre perdere per cui giochiamoci". Come Vinicio Capossela. Come il gabbiano Jonathan Livingston. Come Zorro un eremita sul marciapiede della Mazzantini. Come le donne di Marcela Serrano. Come Renato Zero, Loredana Berté e Mia Martini. Come Annie in Una stella di nome Henry. Come Corto Maltese. Come un guerrigliero. Come un partigiano. Ne volete ancora?
Ecco, questo libro è così: pieno di tutto (come lo è, per dire il più famoso ,forse il più bello, della Allende, "La casa degli spiriti"). E' così vitale e ricco che, per una col mio carattere, è irresistibile. Sono golosa di libri in generale, mi piacciono anche quelli in cui non "succede" niente ma si scopre il mondo che c'è nell'interiorità dei personaggi.
Ma i libri come questo, pieni di intrecci, eventi, passioni, casino, dove non succede mai una sola cosa per volta, questo tipo di storie, beh...wow.
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