venerdì 23 dicembre 2011
vivere per raccontarla
non lo so perché nell'ultimo periodo ho letto pochissimo, a parte un paio di libri per i miei esami universitari.
Ma tornare con Marquez, e con questo libro in particolare, è un bel regalo di Natale. La prosa scorrevole ma mai scontata, per esempio. Lo so, l'ho già detto tante volte, ma mi stupisce sempre piacevolmente quando chi scrive o parla riesce ad esprimere i concetti difficili in modo semplice e chiaro, e mai ovvio o banale. Perché sceglie le parole con accortezza per farle aderire al proprio pensiero, alla propria emozione, e non al desiderio di far vedere com'è ampio il proprio vocabolario.
La modestia con cui uno che ha vinto il Nobel ti racconta degli episodi della sua vita, delle volte in cui è inciampato, di come ha imparato a diventare scrittore, dei colpi di fortuna che gli sono capitati. Lo stupore sincero che esprime quando dice che qualcuno, più maturo o bravo di lui, ha apprezzato un suo scritto giovanile. Che tu sai che l'opera migliore della maggior parte degli scrittori nel mondo potrebbe probabilmente essere paragonata a qualcosa scritto da Marquez a tredici anni, e perciò ridi di allegria ed ammirazione leggendo che lui è modesto davvero, e non per farsi bello di fronte ai critici. Tanto più che se ne è sempre fregato dei critici ma ha sempre scritto quel che sentiva di scrivere, e nel modo che riteneva migliore, cercando sempre di migliorare, per "diventare uno scrittore diverso".
La storia, da sola, è un romanzo, come lo sono le vite di molti grandi. Ma non è facile scrivere di se' stessi senza tracotanza e senza soffermarsi su argomenti che potrebbero annoiare il lettore, dando comunque risalto ad episodi che potrebbero sembrare infimi ma che effettivamente contano, e tu che scrivi li vuoi raccontare. E tu che leggi, ti accorgi che anche se in effetti quello che stai leggendo è un dettaglio apparentemente insignificante, lo stai leggendo con piacere ed entusiasmo, e questa cosa da sola lo rende significativo anche per te e non solo per l'autore. Questo è un miracolo della buona letteratura secondo me. In una storia strapiena di avvenimenti e colpi di scena, nella quale la storia personale si intreccia con quella familiare, e della comunità, e dello Stato in cui vivi, e della situazione mondiale, in una storia così infilare episodi "piccoli" rendendoli di valore è un grande merito.
Amo "Gabo" Marquez come sudamericano tipicamente tale, ma con "qualcosa" che lo rende straordinario.
Gabito, con quello stile di scrittura, col valore aggiunto di cinquant'anni e più di esperienza propria e di svariati collaboratori e maestri straordinari che lui ha avuto la fortuna di incontrare.
Gabito che si innamora sempre e vive guidato dal pathos.
Gabito che accetta (tutto sommato di buon grado) anche i periodi più difficili e poveri, basta avere qualche amico con cui ubriacarsi, un'amaca, dei libri, e magari una donna ogni tanto.
Gabito che è piuttosto autoindulgente, ma sa bene che vuole di meglio, e anche se ride e scherza e ogni tanto si crogiola nella pigrizia, ha bene in testa che indietro non ci torna.
Gabito che rifiuta l'ambizione estrema come unico motore della propria vita e carriera, ma preferisce l'Amore, per gli altri come per la letteratura.
Gabito che non si sente "specialista" in niente, ma ama tutto quello che lo fa sentire vivo, e prova tutto, quindi canta, scrive articoli giornalistici, fa l'amore di nascosto, scrive racconti, balla, sta a parlare con gli amici fino all'alba, scrive romanzi, legge dovunque a tutte le ore, recensisce film, fa l'inviato speciale di politica europea senza sapere altre lingue che lo spagnolo e senza avere nessun documento perché è nato in una famiglia povera di una provincia povera di uno stato povero in un'epoca povera.
Gabito, comunista che mette decisamente davanti a "Il Capitale" l'orrore per l'ingiustizia e l'amore per l'uguaglianza sociale politica umana economica.
Gabo, scrittore che, senza il bisogno che lo dica più nessuno ormai, è veramente fra i migliori al mondo, di sempre.
Ecco.
Buon Natale.
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Come si fa a non apprezzare il tuo stile... la tua personalità, che emerge fortissima in ciò che scrivi?! ... Leggerti è sempre un piacere... mi ha colpito quel "Gabito, comunista che mette decisamente davanti a "Il Capitale" l'orrore per l'ingiustizia e l'amore per l'uguaglianza sociale politica umana economica."
RispondiEliminagrazie infinite... :) chi sei? :P
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