domenica 25 dicembre 2011
aiace
che mi piacciono le tragedie greche non è una novità, ma Sofocle non l'avevo ancora postato, anche se l'Edipo re è stata la prima tragedia che io abbia mai letto, e da allora non ho più smesso.
Questa canta di un eroe, Aiace appunto, che pur essendo stato fra i più coraggiosi e forti nel corso della guerra di Troia, ad un certo punto si arrabbia così tanto per un motivo d'onore, che Atena se la prende con lui (anche perché lui ce l'aveva con Odisseo, e guai a chi glielo tocca Odisseo ad Atena) e lo fa diventare matto. Quando riacquista un po' di lucidità, Aiace non ce la fa ad affrontare tutto e sceglie il suicidio.
Lo stile di Sofocle è considerato il più perfetto fra i tre grandi tragediografi greci, e quindi non può non piacerti, perché è perfettamente calibrato nella gestione di coro e dialoghi, e non si perde mai il ritmo. Davvero ti sembra di vederla rappresentata davanti ai tuoi occhi, una roba fantastica.
I personaggi, beh sono loro, i soliti direbbe Vasco Rossi, quelli che conosciamo dall'Iliade e dall'Odissea. Agamennone, sempre prepotente, Menelao, sempre piuttosto meschino, Odisseo, sempre furbo e a tratti odioso (ma stavolta riesce a far concludere più o meno positivamente il dramma quindi è perdonato). C'è Aiace naturalmente, eroe ma perdente e disperato, sfortunato e confuso,triste e perso.
E poi c'è Teucro, il fratello di Aiace, forse il mio preferito della storia, perché mentre leggevo le sue battute e le sue azioni mi veniva continuamente in mente il pensiero "questo qui non ha paura di niente". Un grande, che non teme di dire in faccia ciò che pensa e di agire come ritiene giusto.
I personaggi delle tragedie hanno la caratteristica dei personaggi di Via del Corno di Pratolini, cioè sono senza mezzi termini, senza tentennamenti, cattivi fino al midollo o buoni fino al midollo, ma sempre col coraggio di pagare fino in fondo ogni scelta senza timore, senza vergogna, senza fermarsi. Sono tutti pathos questi personaggi,anche quelli più riflessivi perché anche la pacata pensosità di quelli riflessivi è qualcosa che caratterizza la loro natura, non qualcosa di costruito obbedendo alla paura, alle convenzioni, al desiderio di piacere agli altri. Tutti sono COSI'. Fino in fondo. Pieni di mistero, passione, rabbia, potenza, calore, slancio vitale.
Anche se sono tragedie, anche se sono sempre piene di morti ammazzati e bimbi orfani e gente messa in schiavitù e vendette, anche se risalgono a duemilacinquecento anni fa, penso sinceramente che nelle opere di Omero e dei tragediografi greci ci sia un quantità di VITA esorbitante.
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