domenica 25 settembre 2011
le braci
questo romanzo mi lascia qualcosa di indefinito, come tutti i romanzi nei quali non succede niente ma si viaggia nel tempo, nella memoria, negli eventi passati dei protagonisti e nei loro pensieri. Come Il vecchio e il mare, presente? Che tu leggi, non accade niente, però quello che accade nella mente dei protagonisti, e nella tua, è già tutto.
Ecco. Sàndor Màrai mi ha dato questo. Passi il tempo della tua lettura, ed anche un po' di tempo a libro chiuso, a rimuginare, ed a pensare a quanti incredibili misteri può nascondere la vita. Perché questa è la storia di un mistero, custodito da due amici che si ritrovano dopo quarantuno anni, e tentano di chiarirsi. Non si può dire che ci riescano, ma d'altra parte quando mai è tutto veramente chiaro nella vita? Quando mai una scelta si rivela inequivocabilmente risolutiva? Quando mai le colpe ed i meriti sono da una parte sola? Quando mai l'amicizia è senza ombre, e l'amore non ne parliamo?
Il linguaggio è preciso ed elegante, forse leggermente prolisso in alcuni punti per i miei gusti, ma non noioso. Quello che esprime spinge a riflettere così profondamente che, in un certo senso, ti aiuta se sei in una fase della tua vita in cui stai ridiscutendo tutto. Ti aiuta perché capisci che non si finisce mai di porsi dubbi e domande, e non si arriva mai o quasi alla verità. Ti aiuta perché ti accorgi che non sei sola al mondo ma che tante e tante persone riflettono fino a perderci la testa eppure non cavano un ragno dal buco, proprio come te. Ti aiuta perché anche i romanzi a volte danno delle risposte. Oppure, ed è ancora meglio, pongono altre domande, e sarà stressante ma ti permette di allargare il punto di vista su questo immenso quadro.
La storia, anche se non "succede" niente, crea molta tensione perché ti cattura come un ragno nella sua tela e non puoi non lambiccarti il cervello a chiederti "ma quindi cos'è successo? e poi com'è andata? e adesso?". L'intensità è indiscutibile ed il mistero si fa sentire con tutta la sua dose di tensione.
E poi ci sono loro, i personaggi. Li ami tutti, c'è poco da fare. Nini, amore di vecchia, ti entra nel cuore ed assume il volto di tutte le nonnine adorabili che hai conosciuto ed alle quali ti sei affezionato. Il protagonista, il generale, così freddo ed incattivito, non puoi avercela con lui dato ciò che gli hanno fatto. E poi, è un grandioso pensatore, e si sa le persone intelligenti e colte hanno sempre il loro fascino, anche quando sono personaggi fittizi. Konrad, come fai a non volergli bene? Disadattato tutta la vita, fragile, spaventato, che a volte non ce la fa a resistere alla passione, per la musica o per la sola donna che ha amato. Anche se ha una colpa enorme, non riesci a non affezionarti. E naturalmente c'è Krisztina, che credeva di farcela a vivere una vita sobria e senza scossoni, credeva di volerla veramente, ed invece col tempo si rende conto che per lei non funziona. Krisztina che, sì, tradisce, ma poi viene abbandonata dai suoi due grandi amori in modi differenti ma entrambi irrevocabili, crudeli, senza appello e senza cuore. Poveraccia.
Ti fa sentire la tristezza e la stanchezza questo libro, ma senti anche con chiarezza che, forse, le sole cose che non muoiono mai sono le passioni umane. Anche quando le credevi spente o domate, rimangono, appunto, le braci.
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