martedì 22 ottobre 2013

qui ed ora

Prendi Frida, per esempio. Non stiamo lì a parlare della sua incredibile forza a proseguire metro per metro in una vita davvero dolorosa e triste. Evitiamo anche i discorsi sul fatto che il dolore forse ha tirato fuori la sua arte più di quanto non sarebbe successo senza dolore. Ho voglia di parlare di Frida al di là del suo dispiacere e delle sue sofferenze. Frida mi da l’impressione di una donna che ha sempre più o meno saputo dov’era, come c’era, chi era. Una donna che sapeva che la sua presenza e la sua persona avevano un valore, e che nessuno poteva essere lei. Questo non la faceva sentire migliore, ma risaltava la sua unica originalità. Scegliere di vestirsi come una contadina messicana non la rendeva originale nel senso snobistico tipico di molti europei ed americani. Dipingere come dipingeva non la rese una surrealista simile a tutti gli altri surrealisti. Stare con Diego non la rese debole e fallita e ridicola come si sentono molte donne a star dietro a chi non è poi così certo che valga la pena. La polio prima e l’incidente poi non la resero una storpia inabile e deprimente. I suoi e le sue numerosi/e amanti non la resero una facile.
E mi viene da pensare che tutto questo capitò perché lei, dentro di se’, sapeva che nessun altro poteva essere come lei. Come nessuno può essere come qualcun altro. Perché ognuno è se’ stesso, e può essere solo quello. Anche se ti vesti come altre persone si vestono. O canti le stesse canzoni. O ami le stesse persone. O soffri per il mal d’amore come quasi tutti. O leggi gli stessi libri. O vedi gli stessi luoghi. Puoi dire cose già dette, ma nessuno ancora le ha dette come le dirai tu, se ci metti ciò che sei, se ci metti la tua unicità.


La guardo in questo quadro, uno dei più famosi. E’ lì davanti. Aspetto normale, vestito normale, e anche il quadro tutto sommato non ha contenuti così “sconvolgenti” come hanno altri suoi quadri. Ma è indomita, sicura, integrata. Nessun altra donna potrebbe stare in quel quadro. Neanche una donna più bella, più intelligente, più dolce, creativa, brava a letto. E’ lei quella perfetta. Perfetta per i suoi quadri. Perfetta per gli abiti che indossa, per come parla, per le sue idee politiche, per tutte le persone che ha amato. Frida non ha avuto bisogno delle cose o delle persone, ma sono state queste ultime ad aver bisogno di lei, perché solo lei poteva funzionare per loro. Lei ne ha avuto bisogno per diventare Bellezza, perché certe cose non le si diventa da soli, neanche se si è Frida Khalo.
Ma la sua solidità, o meglio la sua consapevolezza, mi danno un po’ di coraggio stasera.. mi fanno provare a sussurrare, per ora a bassa voce e solo a me stessa: "Io sono perfetta per questo incarico. Io sono perfetta per fare da madre a mia figlia. Io sono perfetta per questo taglio di capelli. Io sono perfetta per i miei genitori. Io sono perfetta per questo corpo. Io sono perfetta per questo Paese… Io sono perfetta per questa donna”. Senza nulla togliere a nessun altro, in nessun campo. Non sono migliore, come non fu migliore Frida (beh oddio, lei sì probabilmente lo fu). Sono la persona giusta per quello che sto vivendo. Sono irripetibile.

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