"Andate e lasciate che le storie, ovvero la vita, vi accadano, e lavorate queste storie della vostra vita- la vostra, non quella di qualcun altro, riversateci sopra il vostro sangue e le vostre lacrime e il vostro riso finché non fioriranno, finché non fiorirete."
Le storie, ovvero la vita. La vostra, non quella di qualcun altro. Finché non fiorirete.
Serve dire altro? Serve dire che dopo la formazione come analista junghiana, il dottorato di epistemiologia clinica, il post dottorato in Svizzera, è diventata specialista di eventi traumatici? Serve solo per spiegare perché ha lavorato in molte carceri, istituti per madri e bimbi feriti e traumetizzati. Perché ha prestato servizio durante il terremoto in Armenia sviluppando un protocollo di recupero post-trauma. Perché ha assistito le vittime sopravvissute alla tragedia della Columbine School, e poi quelle dell'attentato dell'11 settembre. Sempre unendo le proprie conoscenze, le tradizioni, l'analisi ed il racconto delle storie, la propria esperienza di vita e quella degli assistiti.
Serve per spiegare da dove vengono i numerosi libri sulla vita dell'anima, fra cui il famosissimo "Donne che corrono coi lupi", rimasto best seller per quasi tre anni. Nasce qui l'archetipo della Donna Selvaggia, nato da un lavoro profondissimo di ricerca e proseguito su tale linea per anni. Un archetipo che ha cambiato la vita di svariate generazioni, di svariate donne. Anche la mia.
Conoscere la sua formazione serve ancora di più se affianchiamo queste informazioni a quelle sulla sua vita privata, sul suo passato di donna povera, senza supporto, senza cultura. Sul suo essere stata costretta dall'indigenza a dare in adozione il primo figlio. Sulla sua infanzia di bambina a sua volta data in adozione.
Servono tutte queste informazioni. Ci aiutano, forse, a capire meglio Clarissa ed il suo percorso professionale e di vita, il suo costante impegno umano oltre che lavorativo nel sociale, il suo insegnare in tutto il mondo non solo quello che è il suo metodo, ma anche ciò che lei studia e impara da ormai decine di anni.
Ma tutto, almeno in gran parte, si trova nella sua frase, quella che ho riportato all'inizio di questo post.
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