mercoledì 14 novembre 2012

donne dududu 3: Michelina De Cesare


ci ho pensato un po' prima di decidere di scrivere proprio di lei e non di un'altra di quelle che il governo piemontese, e poi tutti noi, chiamavamo e chiamiamo brigantesse.
Ci ho messo un po' perché, in fondo, la storia di Michelina non è neanche la più tragica e limpidamente ingiusta. Ci sono state donne molto, molto più sfortunate di lei, che sono diventate "brigantesse" per forza e sono state arrestate o uccise barbaramente senza mai aver commesso nulla.
Poi ho deciso per Michelina.
Perché questa rubrica non è "donne che fanno pena".
Michelina nacque poverissima, visse l'infanzia rubacchiando da mangiare nei campi assieme ai fratelli, poi sposò un brav'uomo, un agricoltore, il quale l'anno dopo morì.
Conobbe Francesco, un ex sergente dell'esercito borbonico che, una volta cacciati i Borboni, decise di non andare a combattere con i conquistatori Savoia, ma di fare guerriglia. Garibaldi, nella sua meravigliosa ingenuità di combattente libero e sognatore, aveva promesso al popolo meridionale la possibilità di avere le terre dei latifondisti equamente divise, la speranza di stipendi che permettessero la sopravvivenza, la presenza di un governo leale. I Savoia, e Camillo Benso, che non erano liberi bensì schiavi degli dei Denaro e Potere, e che di certo non erano sognatori, non mantennero nessuna delle promesse. Così i meridionali si ribellarono, e decisero che a quel punto erano meglio i Borboni. Questi furoni i briganti, anche se chiaramente la mia è una semplificazione e anche se altrettanto chiaramente molti furono briganti davvero, assassini per sfregio e ladri per professione. Esattamente come moltissimi soldati dell'esercito piemontese comunque, e basta guardare quante donne hanno violentato, senza parlare di tutto il resto. Comunque.
Francesco aveva iniziato per ideale, a fare il brigante. E, una volta conosciutolo, Michelina decise che voleva stare con lui. Quando fu accusata di fiancheggiamento, reato che prevedeva la pena di morte o il carcere a vita, decise di darsi alla macchia anche lei. Si dice che era un capo al pari del compagno. Aveva le stesse armi. Guidava le spedizioni e gli assalti. E prese bellamente per il culo l'esercito piemontese per sei anni. SEI ANNI. Fuggì, e razziò e saccheggiò e sparò, e amò selvaggiamente, e conobbe i boschi come nessuna, e diede da mangiare a tutti gli uomini della sua banda, e probabilmente curò le loro ferite. Non sto nemmeno a dirvi quante persone e risorse ci vollero pre prenderli, i ventuno uomini guidati da Francesco e Michelina.
Una notte di temporale vennero scovati, insieme anche alla fine, dentro una grande quercia cava. Lui venne preso e ammazzato, lei corse via e le spararono alla nuca. Corse ancora, la finirono con un altro colpo. Quando la girarono, si accorsero che era una donna, che era QUELLA donna. Quella che li aveva tenuti in scacco per anni. La spogliarono. La fotografarono a seno nudo. E nuda, insieme a Francesco, la trascinarono legata per i piedi ad un carro per tutto il paese.
Non è certo questa la sede per dire se avessero ragione i piemontesi o i briganti, ne' per negare che questa donna fu una delinquente.
Ma è questa la rubrica che uso per dire che fu una donna profondamente libera. Che iniziò un percorso tremendamente difficile e tragico per amore di un uomo, sì, ma che poi se lo scelse metro per metro, portando avanti le proprie scelte, non più solo quelle di lui. Non sarebbe diventata così brava se l'avesse fatto solo per star dietro al suo uomo. Non sarebbe stata così furba. Non avrebbe quello sguardo, nella foto. Diversamente dalle foto di molte altre brigantesse, che vennero fatte posare quando erano in carcere, magari un paio d'ore prima di venire fucilate, questa foto di Michelina venne scattata quando era nei boschi, ricercata, guerrigliera, braccatissima, indomabile.
Magari dovrei parlare di una donna buona, il mese prossimo. Ma è bello, e per me è giusto, parlare anche di personaggi controversi, ovviamente secondo le mie deboli capacità. E poi, diciamocelo, mi piace. Nonostante tutto.


Grazie al bellissimo libro di Giordano Bruno Guerri (l'autore di una straordinaria biografia di Van Gogh che ho postato tempo fa nella prima edizione di "50in50"), ho conosciuto e sto conoscendo la storia, le storie, di queste persone nascoste e dimenticate dalla Storia. Nel 2010 scrisse "Il sangue del Sud", il primo libro sul brigantaggio in epoca post-unitaria. Questo libro invece si focalizza sul brigantaggio delle donne.
"Il bosco nel cuore". Vale la pena di leggerlo gente.

2 commenti:

  1. WOW, complimenti per il post! Che voglia di saperne di più e di immaginare come vivevano, come amavano e combattevano. La storia regala storie meravigliose da conoscere e far conoscere, grazie!

    RispondiElimina